“Se chiami la polizia, ti ammazzo”
Una serata da incubo per un giovane turista messicano di 19 anni, finita fortunatamente con un arresto e la restituzione del suo prezioso telefono. Ma per poco non si trasformava in un episodio di cronaca ben più drammatico.
Tutto è iniziato intorno alle 23:30 del 29 luglio, quando il ragazzo, in visita nella Capitale, ha denunciato agli agenti del commissariato Borgo, impegnati in un pattugliamento nei pressi di piazza Risorgimento, di essere stato derubato del proprio iPhone 16 Pro Max. Non solo: grazie alla funzione di geolocalizzazione, aveva già individuato il telefono in zona metro Ottaviano.
Nel tentativo di recuperarlo, il 19enne ha deciso di chiamare il proprio numero utilizzando il cellulare di un’amica. A rispondere, però, non è stata una voce amichevole: “Se chiami la polizia, ti ammazzo”, ha tuonato l’uomo dall’altro lato della linea. In cambio del telefono, ha preteso 300 euro in contanti, da consegnare personalmente in via Caio Mario, in un incontro “riservato”.
Il ‘cavallo di ritorno’ smascherato grazie al coraggio della vittima
Quella messa in scena era una classica estorsione con la tecnica del ‘cavallo di ritorno’: rubare un bene di valore e poi contattare la vittima per chiedere un riscatto. Ma il ragazzo messicano non si è lasciato intimidire: ha denunciato tutto alla polizia, ignorando la minaccia di “finire male”.
Così, al posto della vittima, all’appuntamento si sono presentati gli agenti, che hanno bloccato e arrestato un uomo di 37 anni, di nazionalità romena. In tasca, aveva ancora il telefono rubato e parte del denaro. Dopo la convalida dell’arresto, il giudice ha disposto per lui una condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione.
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