Scuole in Calabria, allarme di Cittadinanzattiva. Solo una su tre ha l’agibilità statica
Scricchiolano le ossa fragili della Calabria. Tremori quotidiani che affiorano improvvisamente in superficie. Qualche volta sembrano sciabolate minacciose e fanno paura, qualche altra volta lasciano impronte d’inchiostro solo sulla carta dei sismografi. Sussulti che rappresentano l’impronta genetica di una regione con l’etichetta del rischio elevato dove le fratture nel grembo della terra sono vertigini che seguono schemi reticolati. In mezzo a queste valli che si alternano a colli e dorsali la terra ha sempre brontolato seminando l’angoscia. Questa è la terra più esposta al rischio terremoti dove, però, il 59,21% (1.953) degli edifici scolastici si trova in zona 1 e il 40,53% (1.337) in zona 2. Numeri che definiscono uno scenario paradossale: la zolla più esposta al rischio è anche quella con meno strumenti per difendersi. Non a caso, del resto, nelle attività periodiche obbligatorie rientrano le prove di emergenza (le evacuazioni) negli istituti in caso di calamità naturali.
In Calabria, insomma, la scuola è un pilastro che si sta piegando, un’emergenza civile che va affrontata. Qui, dove quasi ogni famiglia conosce almeno un edificio ai limiti dell’agibilità, una scuola con infiltrazioni, un’aula surriscaldata o gelida, la mappa dell’istruzione coincide con quella della fragilità del territorio.
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