Scuole deserte in Grecia: chiude il 5% degli istituti per crollo delle nascite, età media al primo figlio oltre i 32 anni. Stesso destino per l’Italia: -134mila studenti quest’anno”
Con l’avvio del nuovo anno scolastico, la Grecia si trova a fare i conti con una realtà drammatica: 766 scuole delle 14.857 totali hanno sospeso le attività per mancanza di studenti.
Le chiusure scolastiche, che rappresentano oltre il 5% degli istituti del Paese, non riguardano soltanto i piccoli villaggi e le isole remote, ma si estendono anche alla regione dell’Attica, che include la capitale Atene. Le autorità locali hanno registrato un vero e proprio “crollo demografico” che sta ridisegnando il panorama educativo nazionale.
“Le aule riflettono lo stato dei nostri reparti maternità e il numero delle nascite, che purtroppo nel nostro Paese è in calo da decenni“, ha dichiarato Sofia Zacharaki, ministra greca dell’Istruzione e degli affari religiosi. I numeri confermano questa tendenza allarmante: nelle scuole primarie si è registrata una diminuzione di oltre 111.000 studenti in sette anni, corrispondente a un -19% dal 2018 a oggi. Nonostante il quadro critico, il governo ha deciso di mantenere aperte scuole con un numero di alunni inferiore al minimo legale di 15 studenti, una scelta definita dalla stessa ministra “costosa, ma necessaria”.
La spirale demografica: meno donne in età fertile, più emigrazione giovanile
Alexandra Tragaki, professoressa di demografia economica presso l’Università Harokopio di Atene, ha spiegato al Financial Times come “il calo sta avvenendo molto rapidamente e in Grecia è molto marcato”. La radice del problema affonda nelle trasformazioni sociali degli ultimi decenni: il numero di donne tra i 20 e i 40 anni è diminuito del 31% dal 2011 al 2021. A questo dato si aggiunge l’emigrazione giovanile verso altri Paesi europei, con laureati e diplomati che cercano migliori opportunità lavorative all’estero.
L’età media al primo figlio si è innalzata oltre i 32 anni, mentre il tasso di fertilità è precipitato a 1,35, posizionando la Grecia tra i Paesi con i valori più bassi d’Europa. Emblematico il caso di Pserimos, piccola isola del Dodecaneso, dove una scuola riapre dopo la chiusura del 2009 per accogliere appena due bambini nella primaria e tre nella materna. Anche nazioni con sistemi di welfare avanzati come Danimarca e Svezia faticano a riportare i tassi di fertilità sopra il livello di sostituzione.
Il parallelo italiano: stesso fenomeno, identiche conseguenze
L’Italia presenta dinamiche molto simili a quelle greche. La popolazione femminile in età riproduttiva (15-49 anni) è passata da 14,3 milioni nel 1995 a 11,4 milioni nel gennaio 2025, mentre gli uomini nella stessa fascia d’età sono scesi da 14,5 milioni a 11,9 milioni. Secondo l’Istat, nel 1995 nascevano 526.000 bambini, ben 156.000 in più rispetto ai 370.000 del 2024, nonostante una fecondità allora di poco superiore all’attuale 1,18 figli per donna.
L’età media al parto in Italia ha raggiunto i 32,6 anni nel 2024, con un incremento di 0,1 anni rispetto al 2023. Le ripercussioni sul sistema scolastico sono evidenti: secondo i dati governativi, gli studenti italiani passeranno da 6,9 milioni a 6,8 milioni, registrando un calo netto di 134.000 unità. Un fenomeno che, come in Grecia, costringe a ripensare l’organizzazione territoriale dell’offerta educativa e le strategie di contrasto al declino demografico.
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