Scossa Pattarello, l’Arezzo ritrova il suo numero 10 e chiude l’andata in crescendo
NEBBIA FITTA – Il nebbione di ieri pomeriggio ha oscurato la partita più scoppiettante del girone di andata. Dopo tre anni e mezzo l’Arezzo è tornato a segnare 4 gol in una partita sola (ultima volta l’11 aprile 2021 nel 4-2 alla Vis Pesaro), con Pattarello che si è ritagliato un imperituro scampolo di gloria. Per onestà intellettuale, considerando che dalla tribuna non si è visto praticamente nulla per oltre un’ora, sarebbe pretenzioso mettersi ad analizzare la prestazione della squadra nei dettagli. Perfino Formisano, allenatore della Pianese, ha detto in conferenza stampa che la gara è stata di difficile gestione dalla panchina, dato che si poteva solo intuire ciò che accadeva dalla parte opposta del campo. E Gigli, in sala interviste, ha rafforzato il concetto, spiegando che sulle fasce si intravedevano delle ombre e poco più. Le immagini televisive non hanno aiutato, anzi, ed è questo un caso limite nell’era ipertecnologica degli smartphone e delle riprese in full hd.
10 E LODE – Di Pattarello si è già detto e scritto tutto. Troppo netto il divario tra il rendimento dell’anno scorso e quello di quest’anno: qualcosa di irrisolto doveva esserci per forza, che fosse una questione tecnica, tattica o psicologica come ha ammesso il diretto interessato. Le aspettative sono un fardello che pesa e non tutti, non sempre, riescono a portarlo sulle spalle senza scompensi. Come sempre accade a quelli bravi, in questi mesi sottotono gli è stato rimproverato un po’ di ogni: l’atteggiamento indolente, l’interpretazione troppo naif del modulo tattico, le rabone sciorinate per un effimero vezzo estetico, le notti brave. L’ultima sua segnatura su azione manovrata, prima di ieri, risaliva addirittura al 14 gennaio, a quella spettacolare notte di Carrara in cui sembrava un alieno rispetto ai colleghi della Lega Pro. Un po’ dottor Jekyll e mister Hyde, un po’ Godot, questo poker alla Pianese non cambierà il passato ma il futuro del numero 10 forse sì. Dipende soprattutto da lui.
INCERTEZZE E GOL AL PASSIVO – Per un brutale scherzo del destino, poche cose si sono scorte in mezzo alla patina bianca del Comunale: il quarto gol di Pattarello (appena appena), un tiro di destro di Guccione respinto da Boer, il fallo di Remy con il braccio largo sul viso di Montini, il filtrante di Nicoli che ha messo in porta Mignani per il provvisorio 1-1, la prodezza personale dello stesso Mignani per il 2-4. Negli ultimi due casi, oltre alle qualità del figlio d’arte della Pianese, sono riemerse anche le incertezze di Del Fabro (che in verità aveva colpito la traversa di testa nell’azione dell’1-0, solo che si è saputo alla fine). Troise ha provato a ridargli fiducia e occasioni ma senza grandi risultati.
EQUILIBRIO – L’Arezzo è arrivato al giro di boa a quota 32, al sesto posto della classifica, ed è nei quarti di Coppa Italia. I numeri dicono che il bilancio è positivo, in linea con i programmi. E’ pur vero che la squadra fino a oggi ha messo insieme più punti in classifica che certezze, più risultati che miglioramenti nel gioco e nel rendimento dei singoli. C’è ancora molto potenziale inespresso dentro l’organico, un po’ a causa degli infortuni (via via sono stati fuori Montini, Chierico, Chiosa, Damiani, Gigli, Righetti), un po’ per una quadratura generale ancora da trovare e un po’ perché il calcio è strano e a volte non è semplice spiegare ciò che accade con il solo raziocinio. A Troise un merito va dato: nelle vittorie e nelle sconfitte ha sempre mantenuto un equilibrio invidiabile. E non è un pregio da poco.
SETTIMANA DI FUOCO – Il primo ostacolo del trittico è stato superato in scioltezza. Il Trapani mercoledì sera in Coppa Italia e il Campobasso domenica in campionato daranno un sapore preciso al panettone, indirizzando la stagione in un senso piuttosto che in un altro, con delle inevitabili ripercussioni sul mercato. Senza scordare, comunque, che siamo a metà del cammino e tutto può ancora succedere.
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