“Scorte di uranio sopravvissute agli attacchi Usa”. L’ultima rivelazione sull’atomica dell’Iran
I recenti attacchi che gli Stati Uniti hanno sferrato contro i siti iraniani di Natanz e Fordow, con 14 bombe anti-bunker GBU-57A/B nel corso dell’operazione denominata Midnight Hammer, potrebbero non essere stati sufficienti a neutralizzare la minaccia nucleare incarnata da Teheran. Pare, infatti, che una parte delle scorte sotterranee di uranio arricchito, potenzialmente impiegabile dagli ayatollah per riesumare il proprio programma nucleare, sia sopravvissuta ai raid Usa e israeliani delle ultime settimane. Queste scorte, ha rivelato il New York Times citando un funzionario di Tel Aviv, potrebbero essere accessibili agli ingegneri iraniani e di qualità quasi pari a quella che servirebbe per realizzare una bomba.
L’allarme sull’uranio dell’Iran
L’allarme sulle presunte scorte di uranio è arrivato da Israele. Un alto funzionario dello Stato ebraico ha spiegato che il suo Paese ha iniziato a pianificare un’azione militare contro l’Iran alla fine dell’anno scoso, dopo che erano emerse non meglio specificate prove relative ad un fantomatico progetto segreto di Teheran relativo alla costruzione di una bomba. L’intelligence di Tel Aviv avrebbe quindi individuato l’attività di armi nucleari subito dopo l’uccisione di Hassan Nasrallah, storico leader di Hezbollah, la milizia libanese sostenuta dal governo iraniano. Questa osservazione avrebbe spinto il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a prepararsi a un attacco, con o senza l’aiuto degli Stati Uniti.
Al contrario, a metà giugno, i funzionari dell’intelligence statunitense riferivano di non aver riscontrato alcuna prova di un’azione da parte dell’Iran per militarizzare le sue scorte di uranio di grado quasi nucleare. Gli Stati Uniti avrebbero in ogni caso colpito due dei siti di arricchimento più critici di Teheran con bombe da 30.000 libbre e hanno puntato una raffica di missili Tomahawk lanciati da sottomarini contro un terzo sito, dove il combustibile poteva essere convertito per l’uso bellico.
Tornando al presente, in un briefing con i giornalisti, l’alto funzionario israeliano non ha espresso preoccupazione per la valutazione secondo cui parte delle scorte di uranio arricchito al 60%, conservate in contenitori fosse sopravvissuta all’attacco. La stessa fonte e altri israeliani con accesso alle informazioni di intelligence del Paese hanno aggiunto che qualsiasi tentativo da parte dell’Iran di recuperare il suddetto materiale sarebbe stato quasi certamente individuato, e ci sarebbe stato tempo per attaccare nuovamente gli impianti.
Cosa succede adesso
Israele, gli Stati Uniti e un numero crescente di esperti concordano sul fatto che tutte le centrifughe iraniane operative a Natanz e Fordow – circa 18.000 macchine che ruotano a velocità supersoniche – siano state danneggiate o distrutte, e risultino probabilmente irreparabili. La domanda che si stanno ponendo gli analisti è una: quanto tempo servirà agli iraniani per ricostruire parte o tutta quella capacità, soprattutto dopo che i principali scienziati del loro programma nucleare sono stati presi di mira e uccisi?
Donald Trump contonuia a insistere sul fatto che il programma iraniano fosse stato “annientato” e che i leader iraniani non fossero più interessati alle armi nucleari dopo essere stati colpiti dagli aerei da guerra americani.
C’è però chi sostiene che Teheran abbia spostato gran parte delle sue scorte di uranio arricchito poco prima dell’attacco americano, mentre il citato funzionario israeliano ipotizza che alcune scorte aggiuntive sarebbero ancora presenti a Fordow e Natanz.
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