Sconfiggere la paura del giudizio e il panico, i consigli per l’orale della Maturità
Ansia, frustrazione, paura del giudizio e in alcuni casi anche episodi di panico: sono queste le emozioni che accompagnano migliaia di maturandi modenesi verso il colloquio orale, l’ultima prova di un percorso iniziato con gli scritti ormai alle spalle. Quasi 5.800 studenti della provincia di Modena si trovano infatti ad affrontare la fase più delicata dell’esame di maturità, quella che spesso genera il maggior carico emotivo sia nei ragazzi che nelle loro famiglie.
Il quadro emerso dalle osservazioni cliniche evidenzia come il colloquio finale rappresenti un momento di particolare vulnerabilità psicologica. Tra le emozioni più frequentemente riportate dagli studenti figurano non solo ansia e frustrazione, ma anche delusione, senso di inadeguatezza e poca autostima, spesso amplificati dalla paura di deludere le aspettative familiari e personali. Nei casi più intensi si possono manifestare anche episodi di panico, una reazione che, seppur comprensibile in questa fase, richiede attenzione e strategie di gestione mirate.
«È normale che in situazioni di grande stress come l’esame di maturità il nostro livello di attivazione fisiologica si innalzi molto. Non dobbiamo però pensare a questo solo in termini negativi: spesso questa attivazione produce quella che definiamo ansia ottimale, che serve per essere più concentrati e attenti», spiega la dott.ssa Alessia Ferri, psicologa specialista in psicoterapia presso l’Ospedale Privato Accreditato Casa di Cura Fogliani.
Trasformare lo stress in una risorsa positiva è possibile attraverso strategie semplici ma efficaci. Gli esperti consigliano innanzitutto di evitare lo studio intensivo nelle ore precedenti l’esame, che può generare confusione mentale. Fondamentali sono invece le tecniche di respirazione profonda e la pratica di bere acqua a piccoli sorsi, un gesto che aiuta a prendere consapevolezza del proprio corpo e a spostare l’attenzione dall’ansia alla fisicità.
Un altro strumento prezioso consiste nello scrivere i pensieri negativi più invasivi su un foglio, per poi rielaborarli in un secondo momento quando si dispone di maggiore lucidità. Questo approccio permette di evitare il rimuginio patologico e di trasformare le preoccupazioni in riflessioni più costruttive.
«L’esame di maturità è una prova, non definisce quello che siamo come persone. È importante ricordare che dopo questo momento ce ne saranno tanti altri nella vita: non rappresenta una fine, bensì un inizio», sottolinea la dott.ssa Ferri.
Particolare attenzione merita l’aspetto della “fine di un ciclo”, che spesso genera profonda malinconia nei ragazzi. Dopo cinque anni trascorsi tra le mura del liceo o dell’istituto superiore, lasciare un ambiente diventato familiare per affrontare l’incertezza del futuro rappresenta una sfida emotiva significativa. I rapporti consolidati con compagni e professori, la quotidianità condivisa, tutto questo patrimonio di esperienze viene inevitabilmente messo in discussione dal passaggio alla vita adulta.
«La nostra società ha proprio bisogno di questi giovani diplomati e del loro apporto alla comunità. È un contributo importantissimo che rappresenta la continuazione e il futuro della nostra collettività», aggiunge la psicologa.
La prospettiva suggerita dagli esperti è quella di considerare la maturità non come un punto di arrivo definitivo, ma come una porta di accesso a nuove opportunità. Questo cambio di prospettiva può aiutare studenti e famiglie a vivere il momento con maggiore serenità, trasformando l’ansia da ostacolo in alleato per affrontare al meglio l’ultimo step di un percorso formativo che si apre verso il futuro.
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