Liguria

Scolmatore del Bisagno, fine opera nel 2027. “Servono 100 lavoratori in più per scavare a pieno regime”

Genova. Il cantiere dello scolmatore è in ritardo. Lo scavo della galleria verso il mare di fatto non è ancora iniziato. Le operazioni dovrebbero iniziare il prossimo 15 settembre, secondo quanto riferito in Consiglio regionale dall’assessore Lombardi, ma, date a parte, la grande opera continua a dividere la politica e l’opinione pubblica, soprattutto per le sue ricadute attuali e future sulla Val Bisagno e su tutta la città.

Secondo quanto riporta il sito dedicato al grande cantiere, lo scorso 27 luglio sono iniziate le operazioni di montaggio del carro guida della Tunnel Boring Machine, la gigantesca fresa meccanica – per il volgo “talpa” – che scaverà la galleria idraulica di circa 5500 metri fino al mare. Un passaggio definito “decisivo” perché questa parte del macchinario – lunga decine di metri e articolata in più segmenti – garantisce lo scavo continuo, gestendo le terre di scavo e l’applicazione metro dopo metro dei conci che di fatto costituiranno la galleria.

L’assemblaggio del carro guida, quindi, darà il via definitivo agli scavi del tunnel fino a corso Italia. Nel frattempo il resto della talpa aspetta sotto la collina di Sant’Eusebio (non San Fruttuoso come erroneamente riportato dai comunicati stampi diffusi nei giorni scorsi) in attesa di partire, ma intanto in superficie continua lo scontro politico.

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Un ritardo che pesa sulla vallata

Sul tema è tornato Armando Sanna, consigliere regionale del Partito Democratico da cui ieri è partita l’interrogazione per capire lo stato dell’arte del cantiere. “Dopo la mia interrogazione in cui mi è stato detto che la talpa meccanica (TBM) ripartirà a settembre ho chiesto subito una Commissione consiliare regionale itinerante sul cantiere per ottenere chiarezza e tempi certi sulla ripartenza. La sicurezza di Genova non può essere trattata con leggerezza o con date rimandate – ha commentato – Serve trasparenza, ora. Come consiglieri regionali dobbiamo monitorare sul campo l’avanzamento di un’opera fondamentale per la sicurezza di tutti i genovesi”.

Sulla stessa lunghezza d’onda l’assessore ai lavori pubblici del Comune di Genova Massimo Ferrante: “Siamo di fronte ad un’opera non solo necessaria per la città ma considerata “salvavita” per decine di migliaia di persone – ha commentato – Lo stanziamento è stato fatto nel 2015, con il governo Renzi, sono passati dieci anni e oggi, con lo scavo che inizierà a settembre, si prevede che il tutto finirà nel 2027. Chi doveva tenere la regia di questo cantiere, quella che si è auto definita la “destra del fare” non ha saputo farlo. E’ una sconfitta, e speriamo che anche i prossimi autunni siano clementi con la città“.

A preoccupare anche la gestione dei lavori in superficie: “E’ un conto che stanno pagando i cittadini della Val Bisagno – continua Ferrante – a cui è stato chiesto un sacrificio importante, che prossimamente vedrà anche il peso delle centinaia di camion che movimenteranno le terra di scavo. Ecco, nel 2025 doveva essere finito, e invece ci aspettano altri anni di attesa e disagi. Ora serve davvero chiarezza e trasparenza. A settembre, come Comune di Genova, su cui ricade la responsabilità della salute dei cittadini, chiederemo un incontro con la struttura commissariale per avere contezza delle tempistiche e delle criticità”.

“Dovrà essere convocato l’osservatorio – aggiunge il presidente del municipio IV Media Valbisagno Lorenzo Passadore – e dovrà essere fatta chiarezza anche sui cantieri esterni che stanno pesando sui cittadini di San Gottardo, Sciorba e Molassana. Erano previste delle opere che sarebbero poi rimaste al territorio, ma per ora sembra tutto fermo. Serve chiarezza”.

Servono lavoratori

Sul tema dell’operatività del cantiere tornano a farsi sentire anche i sindacati. “I lavoratori continuano a lavorare, le criticità sindacali dei mesi scorsi sono rientrate – sottolinea Andrea Tafaria, segretario generale di Filca Cisl Liguria – i campi base sono stati terminati con tutti i servizi richiesti, dalle mense alla logistica. Ora però servirà un salto di qualità”.

Sì perchè per entrare nel clou dei lavori sono necessarie nuove maestranze: “Per entrare a pieno regime servono un centinaio di nuovi operai – conferma Tafaria – soprattutto se si vuole imbastire una operatività su tre turni nelle 24 ore. E’ una possibilità che da un lato porterebbe maggiore sicurezza per i lavoratori ma anche consentirebbe di portare avanti i cantieri in maniera continua, magari recuperando un po’ dei ritardi accumulati”.

Una soluzione che però dovrà passare dalla contrattazione sindacale con le ditte titolari dei lavori. “Chiaramente un impegno del genere richiede una impostazione contrattuale adeguata – conclude Tafaria – per prima dell’inizio degli scavi chiederemo un incontro con le aziende per avviare una contrattazione di terzo livello che possa garantire ai lavori il giusto inquadramento. E con loro garantire all’opera il definitivo colpo di reni”.




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