Satelliti cinesi, navi spia iraniane e osservatori russi: chi aiuta gli Houthi
Il Dipartimento di Stato americano ha confermato che alcuni satelliti cinesi vengono utilizzati per colpire le “navi commerciali” dagli Houthi. I ribelli dello Yemen che portano avanti una campagna di ritorsione armata nei confronti di Israele e di tutte le navi mercantili accusate di commerciare con lo Stato ebraico e con i suoi principali partner. Questo senza risparmiare attacchi ai danni delle navi da guerra inviate come dispositivo di protezione nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden nel contesto delle operazioni militari internazionali a conduzione statunitense, operazione Prosperity Guardian, e a conduzione europea, operazione Aspides.
Così il rapporto tra i ribelli yemeniti e gli agenti esterni che vengono sospettati di indicare i bersagli per droni kamikaze e missili, rischia di aumentare il livello di tensione tra le grandi potenze globali che si trovano invischiate in una crisi regionale.
Dopo l’Iran e la Russia, ora la Cina
Secondo Stephen Bryne, analista militare autorevole con una certa esperienza nel campo della difesa, “non è chiaro da quanto tempo il Dipartimento di Stato sia a conoscenza dell’uso dei satelliti cinesi da parte degli Houthi“, ma le proteste di Washington nei confronti del governo cinese sono state già cosa nota, e sebbene Pechino dichiari di non essere coinvolta o di essere a conoscenza dell’uso di satelliti statali in supporto dei ribelli yemeniti, l’intelligence statunitense continua a sostenere la tesi che gli Houthi vengono “aiutati” da consiglieri e asset stranieri.
Non solo dai pasdaran iraniani, che avrebbero inviato già da tempo uno dei loro comandanti di alto livello in Yemen, e farebbero stazionare una nave spia nel settore, proprio a largo delle coste del Gibuti dove è stata stabilito un avamposto militare dalla Cina.
Non è la prima volta che l’intelligence statunitense individua e segnala delle “influenze esterne” negli attacchi condotti dai ribelli yemeniti, e il fatto che all’Iran e alla Russia, che si sospetta aver inviato agenti del Gru, il servizio informazioni militare russo, come “consiglieri” in quella che si è ipotizzato essere una sorta di risposta al supporto fornito dagli occidentali che hanno consentito agli ucraini di colpire bersagli nel Mar Nero con armi di precisione. Armi che necessitano delle coordinate fornite dai satelliti.
Un supporto con gravi implicazioni
A detta degli Stati Uniti, che stanno muovendo molteplici accuse nei confronti del governo di Pechino mentre si combatte una nuova fase della guerra economica a “colpi di dazi“, le informazioni satellitari trasmesse agli Houthi dai satelliti cinesi non si limiterebbero alle navi commerciali in transito verso o dal canale di Suez, ma avrebbero segnalato anche la “posizione delle navi da guerra statunitensi e alleate“. Comprese quelle delle portaerei che incrociano nel Mar Rosso e nel Mar Arabico. Vettori indispensabili per proteggere le rotte commerciali, che ora vengono impiegati nei raid condotti contro i ribelli nelle ultime settimane in cui si è registrato un aumento di intensità nel conflitto parallelo alla Crisi di Gaza.
Come è ben noto, gli Houthi hanno regolarmente preso di mira le navi da guerra statunitensi, britanniche, francesi, italiane, e di altri alleati che hanno finito per interdire alle loro marine le rotte attraverso il Mar Rosso per evitare il pericolo. Come è ormai ben noto, la rotta commerciale che attraverso il Mar Rosso e il canale di Suez collega il Mar Mediterraneo, e attraverso di esso l’Oriente e l’Occidente, è una delle principali del mondo.
Da qui tutte le forniture cinesi raggiungono l’Europa, e tutte le navi mercantili che non hanno voluto affrontare il rischio dei momenti di massima tensione, hanno dovuto affrontare la lunga e dispendiosa circumnavigazione del continente africano per potare a destinazione il loro carico. Ciò ha avuto un forte impatto sull’economia.
Il “gioco” di Pechino
Il governo di Pechino ha sempre dichiarato pubblicamente di “sostenere la pace e la stabilità regionale”. Una dichiarazione che fa eco a quelle che ha sempre rilasciato in merito al conflitto russo-ucraino, e che, come rivelato da diverse inchieste, nasconde un ruolo discreto ma non impalpabile nel collaborare nella progettazione e fornitura di componenti di droni che l’esercito russo può impiegare come loitering munition al pari dei droni di fabbricazione iraniana Shahed-136.
Non è possibile certificare se la Cina stia davvero “aiutando gli Houthi ad attaccare navi mercantili e militari nel Mar Rosso” dal momento che è in corso una conflitto aperto, quasi da Guerra fredda, tra gli Stati Uniti, che stanno diffondendo diverse informazioni poco lusinghiere sul conto della Repubblica Popolare Cinese. Tuttavia, un dato rilevante è che Pechino non ha mai “impedito” alle sue navi di entrare nel Mar Rosso e seguire una rotta che per molte navi, comprese le navi militari, si è rivelata estremamente pericolosa.
L’appoggio agli Houthi, considerati uno dei più ostile armed non-state actor della regione, sarebbe considerato da
molti analisti un “gioco” pericoloso, pianificato per arrecare danni all’economia occidentale nel quadro di una strategia più ampia che altri invece respingono come un’ipotesi implausibile.
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