Sara – La donna nell’ombra: la nuova eroina di Maurizio de Giovanni conquista Netflix
Tra i primi posti delle serie più viste del mese di giugno su Netflix appare Sara – La donna nell’ombra, adattamento della saga scritta da Maurizio de Giovanni, i cui racconti su carta continuano a prendere vita dopo le già note trasposizioni del Commissario Ricciardi, di Mina Settembre e de I Bastardi di Pizzofalcone. Dei lavori del romanziere napoletano si può tracciare una linea comune: ambientati in terra partenopea, le storie mettono al centro personaggi che cercano di aiutare le altre persone e, soprattutto, di arrivare alla verità, con qualunque mezzo possibile.
La compare Sara – La donna nell’ombra non è da meno, ma c’è una grossa differenza che allontana i titoli citati dal nuovo prodotto con protagonista Teresa Saponangelo, ovvero la collocazione su una piattaforma che non ha riservato alla serie, come spesso accade, la prima serata per il pubblico generalista. Uno spostamento dal contenitore verso cui il racconto tende, trovando comunque un proprio target che sta dando credito e fiducia all’operazione in sei puntate, che per il resto poco si distanzia dagli altri show di fiction che solitamente troviamo sui canali della Rai.
Sara – La donna nell’ombra, di cosa tratta la serie Netflix
Questo perché, probabilmente, sono gli stessi spettatori del servizio pubblico a spostarsi con facilità sulle piattaforme, trovando nella serie qualcosa di confortevole di cui possono fruire a piacimento, con tutti gli episodi pronti e disponibili in ogni momento. In più è innegabile che il pubblico di Netflix abbia una sorta di predilezione per determinati generi, che variano dal thriller, al noir fino al poliziesco, i quali riescono ad avere sempre una certa influenza sulla loro attenzione. Così Sara – La donna nell’ombra risulta qualcosa di estremamente familiare a chi decide di premere play e dare un’occasione alla protagonista con l’abilità di saper leggere il labiale delle persone come fosse un superpotere, la quale si ritroverà invischiata in un’indagine che la catapulterà direttamente nel passato. Giorni ormai svaniti che lo show ricostruisce e in cui a dare volto alla protagonista è Angela Fontana, che si ricollegano ad un presente in cui troviamo Sara/Saponangelo ripercorrere e rivisitare luoghi e persone della sua giovinezza, mentre un caso di politica e corruzione richiederà le sue insostituibili abilità.
Su tutte una determinata freddezza, una distanza misurata e abissale che riesce a imporre tra sé e la gente e che lo show mette ben in chiaro fin da principio. È infatti una donna che se ne è andata da suo figlio quella che mette in scena il primo episodio di Sara – La donna nell’ombra, priva di rimorsi, ma piena di un senso del dovere che è ciò che la muove sia nel lavoro che nelle relazione. Tranne che per l’amore della sua vita, il Massimiliano interpretato da Carmine Recano, un uomo e un collega a cui Sara si è affidata anima e corpo, mettendo la stessa dedizione con cui segue e seguiva i casi anche nel loro rapporto. Ovviamente, come per ogni protagonista che torna ad uno status quo totalmente cambiato, anche Sara si scoprirà una donna nuova nella vita privata, restando invece sempre un cecchino nella sua professione. Un bilanciamento temperato negli equilibri della serie che trova il giusto spazio per il lato personale della donna, ma non perde mai il focus sull’indagine principale, vero e proprio motore trainante.
Tra temi caldi e intrattenimento familiare
Costruito con precisione e con una serietà che a volte manca in operazioni simili, in Sara l’intreccio è commisurato alla dose di intrigo che vuole portare, srotolandolo senza perdere mai il filo, addentrandosi anche in territori seri che vanno dal tema della xenofobia al nucleare, passando ovviamente per il macro-argomento della corruzione morale delle persone e del sistema in cui e per cui operano. Sebbene tutti questi aspetti avvalorino un certo merito a Sara – La donna nell’ombra, resta la questione che la serie sia ben più abbinabile ad un canale generalista che ad una piattaforma che dovrebbe saper più osare.
Come fu per il recente Storia della mia famiglia, altro titolo valido ma il cui contenitore risulta sbagliato. Il che non è un demerito, ma solamente il distinguere un gusto e un tipo di produzioni che vorremmo sperimentassero invece di affidarsi a formule già collaudate, cosa di cui invece da sempre la tv si avvale. Un ottimo cast, dunque, trainato inoltre da grandi nomi (oltre a Teresa Saponangelo anche Claudia Gerini, Massimo Popolizio, Antonio Gerardi, Francesco Acquaroli, Giacomo Giorgio e un bravo Flavio Furno), dove a volte anche la recitazione scivola lì nell’enfatico di televisiva memoria, per una cornice decorosa seppur non innovativa, che ha trovato comunque il modo di arrivare al (suo) pubblico.
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