Santos Rosa (Shell Italia): “Con regole chiare investiremo di più”
“Per Shell, l’Italia resta un mercato strategico. Non solo per la nostra lunga storia – oltre 110 anni di attività – ma per il ruolo che può svolgere nel sistema energetico europeo”. Così João Santos Rosa, ceo di Shell Italia E&P e country chair di Shell in Italia, rilancia le ambizioni del colosso dell’energia nel Paese. Ingegnere aerospaziale, 50 anni, con oltre vent’anni di carriera nel gruppo, il manager portoghese ricopre dal febbraio 2024 un doppio incarico, alla guida sia delle attività di esplorazione e produzione di idrocarburi (upstream), sia delle altre linee di business (downstream, rinnovabili, trading e storage). “Lavoriamo per costruire un portafoglio energetico integrato, capace di creare valore nel lungo termine”, aggiunge Santos Rosa.
Oggi Shell è il principale operatore estero nell’upstream oil & gas in Italia, co-partecipa dal 2002 a due dei maggiori progetti continentali di idrocarburi onshore, realizzati in Basilicata. Si tratta del giacimento di Val d’Agri, dove l’azienda detiene una quota del 39% accanto a Eni (61%), e di Tempa Rossa, dove la quota è del 25%, insieme a TotalEnergies (50%) e Mitsui (25%). “In totale, investiamo in Italia circa 500 milioni di euro l’anno, anche se il dato può variare in base alle condizioni di mercato. Vorremmo fare di più, ma spesso gli investimenti dipendono dalla presenza di regole chiare e stabili – spiega il ceo – Ogni mese dobbiamo spiegare a Londra perché scegliere l’Italia invece di altri Paesi europei. Ecco perché è essenziale parlare delle opportunità, non solo delle criticità”. Tra i fattori abilitanti, Santos Rosa cita “tempi autorizzativi certi, chiarezza normativa, sostegno a filiere industriali nazionali”.
Secondo il manager, il Paese ha molte carte da giocare: “Una buona dotazione di risorse naturali, una posizione geografica favorevole, un tessuto industriale solido. Non è completamente dipendente dalle importazioni: può assumere un ruolo proattivo nella produzione e nello sviluppo tecnologico”. “L’Italia ha anche una rete di Pmi dinamiche e specializzate, che possono contribuire allo sviluppo di soluzioni sostenibili lungo tutta la catena del valore”. Shell opera su più fronti. Nell’ambito dei prodotti petroliferi, serve oltre 400 clienti diretti, con 200 stazioni di servizio, 35 marchi e detiene una quota di mercato del 12%. Nei settori gas, elettricità e green commodities può contare su oltre 1.000 clienti B2B, quota di mercato gas del 18% e oltre 33 TWh venduti all’anno. “Lavoriamo con imprese energivore e partner industriali – sottolinea – offrendo soluzioni su misura e strumenti per la gestione della flessibilità e delle emissioni”.
Dal maggio 2024 Shell è anche produttore di energia rinnovabile, con l’avvio del suo primo impianto fotovoltaico a Taranto, a cui si affiancano un secondo impianto già operativo e sei impianti in costruzione, per un totale di 200 MW green. L’azienda ha già completato le autorizzazioni per ulteriori progetti da 500 MW, raggiungendo in tutto 700 MW autorizzati. Per gestire l’intermittenza delle rinnovabili, Shell investe da tempo nello storage domestico attraverso Sonnen, società interamente controllata dal gruppo: più di 17.600 sistemi di accumulo installati in abitazioni e piccole imprese in sei anni. “A livello globale, destiniamo il 10% degli investimenti a tecnologie a basse emissioni – sottolinea il ceo – Siamo impegnati in progetti di decarbonizzazione industriale anche in vista dello sviluppo di tecnologie per la cattura e stoccaggio della CO2 che potrebbero diventare rilevanti nel prossimo decennio, come fatto nel progetto Northern Lights insieme a partner come Equinor e TotalEnergies”. Però, il manager ammette: “Nessuna azienda può farcela da sola, serve una coalizione pubblico-privata per creare le condizioni giuste”.
Per Shell, l’oil&gas resta tuttora il cuore del business: “Oggi l’80% del nostro portafoglio italiano è legato alle molecole, cioè a fonti energetiche come gas e petrolio. È un’industria capital intensive, che richiede orizzonti lunghi e condizioni stabili per generare ritorni. Quindi, ci sarà bisogno di petrolio e gas ancora per decenni, anche in uno scenario di transizione. Pensare che tutto possa essere elettrificato nel breve è un’illusione: serve pragmatismo”. In questa partita, per Santos Rosa, l’Italia ha tutto per competere: “Abbondanti risorse nel sottosuolo anche in aree già oggetto di concessioni, capitale umano, industria, creatività. Non è solo un’economia dei servizi: è una nazione che produce valore. Se queste risorse verranno accompagnate da una strategia nazionale coerente e da investimenti mirati, non ci sarà motivo per cui non possa svolgere un ruolo da protagonista nella transizione energetica”. E conclude: “Le condizioni per fare di più ci sono. Tocca a tutti noi – imprese, istituzioni, comunità – decidere se coglierle”.
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