Liguria

Sanità, le “fughe” dei pazienti dalla Liguria aumentano ancora e costano 73,5 milioni


Genova. Ammonta a 73,5 milioni di euro il saldo negativo della mobilità sanitaria in Liguria nel 2023, in aumento del 6,2% rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dal rapporto di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che a livello nazionale mostra una complessiva riduzione delle fughe tra una regione e l’altra rispetto al periodo pre-Covid, e allo stesso tempo un aumento della spesa che passa da 2,84 miliardi di euro nel 2019 a 2,88 miliardi nel 2023. In Liguria, rispetto al 2019, i costi sono aumentati del 7% e i ricavi sono diminuiti del 5,9%. 

Nel 2023 la Liguria ha totalizzato mobilità passiva a proprio carico per oltre 149,1 milioni di euro (in aumento del 7,7% dall’anno precedente) di cui 85,1 milioni di fughe vere e proprie, cioè determinate dalla scelta dei pazienti di curarsi fuori regione, corrispondenti a 16.343 ricoveri. Nel 2019, anno prima del Covid, erano 17.362 (ma con costi inferiori, pari a 70,8 milioni), ancora di più nel 2018 (19.256 con costi per 71,6 milioni). Gran parte dei costi, pari a 76,1 milioni, ha riguardato ricoveri ad alta complessità. Altri 18,7 milioni sono stati sborsati per la cosiddetta mobilità casuale, cioè i ricoveri urgenti. Una grossa fetta dei soldi spesi dalla Regione (oltre 98,6 milioni, cioè il 66% del totale) finisce nelle casse di strutture private convenzionate.

La mobilità attiva, invece, ha generato ricavi per 75,6 milioni (aumentati anche questi del 9,2%) per un volume di 25.026 ricoveri, che si riducono a 21,3 milioni considerando la sola mobilità effettiva, ossia chi ha scelto liberamente di curarsi in Liguria. I ricoveri casuali pesano invece 22,9 milioni, cifra che supera il corrispondente dato alla voce mobilità passiva. A incassare la maggior parte delle entrate sono le strutture della sanità pubblica (56,8 milioni, pari al 75%).

Guardando ancora ai costi delle fughe, emerge che il 51% è legato a prestazioni ad alta complessità (quota in continuo aumento dal 2018 ad oggi, come del resto accade a livello nazionale), il 27,8% bassa e media complessità (stabile) mentre sono in lieve aumento i ricoveri a rischio inappropriatezza (oggi al 5,7%). Ma in relazione al numero di ricoveri fuori regione, solo il 22,7% riguarda l’alta complessità (comunque in aumento), mentre il 47,1% delle prestazioni è nella fascia della bassa e media complessità (in lieve calo) con un ulteriore 13,7% a rischio inappropriatezza (pressoché stabile).

Solo una piccola quota dei ricoveri fuori regione, pari al 14,9%, rientra in una fascia di prossimità fino a 60 minuti dal luogo di residenza. Per il 43,26% si tratta di pazienti che viaggiano fino a due ore, il 28,82% fino a tre ore e il 13,02% oltre questa fascia. I liguri fuggono in gran parte verso Piemonte e Lombardia e quote minori verso Emilia Romagna e Toscana.

Le reazioni

“Il report Agenas sulle fughe sanitarie è per la Liguria un pugno nello stomaco, con la nostra regione la peggiore del Centro-Nord, battuta solo da Puglia, Sicilia, Calabria e Campania, con un saldo passivo di oltre 73 milioni di euro nel 2023. Un dato che nelle previsioni, purtroppo, rimarrà tale anche nel 2024″, commenta Davide Natale, segretario regionale del Partito Democratico -. La nostra regione non riesce ad assicurare ai cittadini liguri né le prestazioni di base né quelle che richiedono un’elevata specializzazione. Anche la giustificazione usata in questi anni dalla giunta di centrodestra che accusava la configurazione geomorfologica della regione tra le cause che favoriscono le fughe in regioni vicine è una grande falsità: c’è una scelta deliberata di andare verso le altre regioni perché le strutture ospedaliera liguri non sono in grado di dare risposte ai cittadini.

Quindi basta chiacchiere, servono investimenti, serve un piano straordinario di assunzioni, serve il rafforzamento della sanità territoriale, serve ripensare l’organizzazione della rete ospedaliera che non preveda accentramenti, ma spinga verso la specializzazione anche degli altri ospedali presenti nelle province. Serve cambiare radicalmente passo. Lo dicono tutti gli studi indipendenti che hanno il focus sul sistema sanitario. Se il sistema riesce ancora a dare un servizio è solo merito dei professionisti che con abnegazione prestano la loro attività. Questa giunta non può continuare ad approfittarsene”, conclude Natale.

 

 




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