Lazio

“Sanità, fondi Ue, ricostruzione e turismo. Le Marche sempre più competitive” – Il Tempo


Pietro De Leo

«Un viaggio intenso, con tante variabili». Francesco Acquaroli, Presidente delle Marche alla guida del centrodestra, si sofferma al telefono con il Tempo a tracciare un bilancio sui cinque anni di mandato. Ora, l’esponente di Fratelli d’Italia è in corsa per la riconferma. «Tra le variabili collocherei sicuramente la pandemia prosegue – ma anche l’alluvione del 2022. Poi però, dall’altra parte c’è stato anche un grande lavoro di condivisione, sinergia, approfondimento con gli enti locali, i corpi intermedi, e tutte le energie che hanno dato la propria disponibilità per ricollocare le Marche dove devono essere, cioè fra le regioni competitive».

Qual è il risultato di cui va più fiero?
«Il fatto che le Marche siano diventate la prima regione in Italia per il pagamento dei fondi sociali europei. Questo mi rende orgoglioso perché quando in passato guardavamo quella classifica e leggevamo le Marche sempre in fascia medio bassa, ciò rappresentava un’umiliazione per i cittadini, le imprese, i giovani, per tutti coloro che avrebbero potuto usufruire di opportunità ma non riuscivano a farlo. Poi vado orgoglioso anche della riforma sanitaria, sia sul piano delle aziende che su quello sociosanitario. Stiamo affrontando gli aspetti nevralgici del futuro della sanità, cioè l’organizzazione del territorio come chiave per decongestionare liste d’attesa e accessi al pronto soccorso, per fare prevenzione».

La sinistra però in campagna elettorale sostiene che il sistema sanitario marchigiano sia disastroso. Secondo lei qual è il loro appiglio?
«Sta nel fatto che che nonostante la Regione riesca a a incrementare del 10% le prestazioni del sistema sanitario rispetto al 2019, pre pandemia, la domanda di prestazioni è cresciuta del 38%».

 

 

Perché questa dinamica?
«Da un lato noi abbiamo incrementato ed efficientato il sistema, dall’altro la domanda è esplosa per tutta una serie di variabili non riconducibili a quel che hanno fatto Acquaroli, Meloni o Schillaci. È un fenomeno nazionale, esploso dopo la pandemia, dovuto principalmente alla mancanza di programmazione dei decenni precedenti, in maniera particolare alla destrutturazione della sanità territoriale che ha portato a una desertificazione con ricadute sulle liste d’attesa e pronto soccorso. Noi abbiamo iniziato a rimediare a una situazione disastrosa».

Andando alla politica, il suo avversario del centrosinistra Ricci si presenta con 19 sigle. Non la impensierisce neanche un po’ questo squadrone allargato?
«A me interessa la nostra coalizione, non guardo quel che fanno gli altri. E le dico che noi abbiamo costruito una coalizione di centrodestra molto affiatata, abbiamo irrobustito la proposta al centro, siamo in grado di rivendicare e raccontare la nostra visione».

La sua coalizione come arriva dopo cinque anni costellati anche da quelle variabili difficili come Covid ed emergenze?
«Arriviamo forti e coesi. Poi, certò, a volte le frizioni ci sono, come in tutte le famiglie, ma prevale sempre l’interesse per le Marche».

 

 

Tornando ai temi. Due punti critici. Spopolamento delle aree interne e ricostruzione post terremoto. Qual è lo stato dell’arte?
«Sul primo punto, noi abbiamo ridato centralità alle aree interne. Una discontinuità totale rispetto ai nostri predecessori. Abbiamo finanziato il potenzialmento della Salaria, la riapertura della galleria della Guinza sulla Fano Grosseto, la progettazione della seconda canna con dei lotti aggiuntivi. Abbiamo finanziato quasi totalmente la Pedemontana delle Marche, opere che insieme superano un miliardo e mezzo di euro per collegare il nostro entroterra e renderlo accessibile. Abbiamo fatto la legge sul rilancio turistico ed economico dei borghi, finanziata con 110 milioni di euro».

Per quanto riguarda la ricostruzione?
«Basta guardare i numeri: nel 2023 abbiamo erogato 1 miliardo di euro, nel 2024 1 miliardo e mezzo e nel 2025 siamo a +20%, un vero cambio di passo rispetto al passato».

Capitolo dazi. Le Marche sono una regione produttiva. Che scenario vede?
«L’incertezza non va bene, ma dobbiamo essere molto cauti. Credo faccia bene il governo italiano, e mi fa piacere sia ascoltato in Europa, a invocare la via diplomatica. Rispondere a dazi con controdazi sarebbe un male per tutti».

Qual è il concetto chiave con cui guarda ai prossimi cinque anni?
«È il mio slogan: “Più Marche”. Affinché tornino una Regione protagonista come nel passato, che esca definitivamente da quella transizione in cui eravamo stati classificati nel 2018 a causa della perdita di prodotto interno lordo nel 2015-2016-2017. Più Marche in Italia ma anche in Europa attraverso più esportazioni, più turismo, più tecnologia».


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