Sanae Takaichi fa la storia: ecco chi è la prima premier donna giapponese
La Camera bassa del Parlamento giapponese ha eletto Sanae Takaichi come nuovo primo ministro del Giappone, rendendola la prima donna nella storia del Paese a ricoprire questa carica. La leader del Partito Liberaldemocratico (LDP), 64 anni, ha ottenuto 237 voti su 465, superando nettamente il quorum necessario. La sua elezione è arrivata dopo l’accordo di coalizione con il Partito dell’Innovazione, che le ha assicurato la maggioranza necessaria in Parlamento.
L’ascesa di Takaichi segna un momento storico per il Giappone, ma anche l’inizio di una fase politica complessa. Conservatrice convinta, considerata erede dell’ex premier Shinzo Abe e ammiratrice dichiarata di Margaret Thatcher, Takaichi rappresenta l’ala più nazionalista del LDP. Durante la sua carriera si è espressa contro la possibilità per le donne sposate di mantenere il cognome da nubile e ha difeso la tradizione della sola successione maschile nella famiglia imperiale. Per questo, la sua vittoria non è vista come un trionfo del movimento femminista, ma come un segnale di continuità all’interno dell’establishment politico giapponese.
Sul piano economico e diplomatico, la nuova premier eredita un Paese alle prese con una crescita stagnante, un’inflazione in aumento e un debito pubblico record. Dovrà inoltre gestire rapporti delicati con gli Stati Uniti, con i quali si prepara a un vertice bilaterale entro la fine dell’anno, e affrontare le tensioni con Cina e Corea del Sud in un contesto regionale sempre più instabile.
La sua coalizione di governo, pur avendo ottenuto la maggioranza alla Camera bassa, resta fragile e dovrà consolidarsi per garantire la stabilità politica. Intanto, Takaichi ha già annunciato che il nuovo esecutivo sarà presentato entro giovedì e includerà figure di spicco della vecchia guardia liberaldemocratica, con l’obiettivo di rassicurare i mercati e mantenere una linea di continuità nella politica economica.
Secondo fonti citate dall’agenzia Kyodo, la premier intende avviare immediatamente un riesame delle politiche di sicurezza nazionale per rafforzare l’autonomia militare del Paese e accrescere la spesa per la difesa. Takaichi punta a superare la soglia del 2% del PIL fissata nel 2022 per la spesa militare — obiettivo che già rappresentava una svolta per un Paese tradizionalmente vincolato alla Costituzione pacifista. Sul suo sito ufficiale, la leader ha dichiarato che tale limite sarà “inevitabilmente superato” per fronteggiare le minacce nell’area Asia-Pacifico. Nel quadro della nuova strategia, il Giappone mira a destinare circa 10.000 miliardi di yen annui (circa 61,6 miliardi di euro) alla difesa, collocandosi così al terzo posto mondiale per spesa militare, dopo Stati Uniti e Cina — un chiaro segnale dell’ambizione di Tokyo a rafforzare il proprio ruolo nell’equilibrio di potenza regionale.
Il governo starebbe valutando aumenti fiscali su imprese, redditi e tabacco per finanziare il potenziamento militare, misura che promette di alimentare un acceso dibattito interno ma che conferma la centralità della sicurezza nazionale nella nuova agenda politica. La visita del presidente statunitense Donald Trump, prevista per la prossima settimana, offrirà inoltre a Takaichi l’occasione di ribadire la volontà di Tokyo di allinearsi alle richieste di Washington in materia di sicurezza regionale. Figura di spicco dell’ala revisionista e nazionalista del LDP, Takaichi è nota per le sue posizioni controverse sulla memoria storica: ha più volte visitato il santuario di Yasukuni e messo in discussione alcune interpretazioni consolidate dei crimini di guerra giapponesi.
All’interno del LDP, però, le tensioni restano forti. Gli scandali di corruzione che hanno colpito il partito negli ultimi mesi e il calo di consensi tra gli elettori più giovani mettono a rischio la fiducia nell’esecutivo. Takaichi dovrà muoversi con cautela, cercando di ricompattare una forza politica segnata da divisioni e da una crescente sfiducia popolare.
La sua nomina rappresenta un passaggio storico: per la prima volta, una donna siede al vertice del governo giapponese. Tuttavia, più che un segnale di svolta culturale, la sua elezione appare come il frutto di un equilibrio politico interno al partito e di una strategia volta a preservare il controllo conservatore sul potere.
Nei prossimi mesi, la capacità di Takaichi di unire il Paese, rilanciare l’economia e mantenere la stabilità regionale sarà messa alla prova. Il Giappone guarda ora a lei come alla “Iron Lady” nipponica, ma il peso della storia e la fragilità del consenso rendono il suo compito più arduo che mai.
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