Salvo dopo il volo sulla Madrutta, Yuri Pellegrini: «Ho pensato fosse finita» – Bassa Atesina
LAGHETTI. «Mentre precipitavo all’indietro, sulla Madrutta, ho pensato che fosse finita»: a parlare è Yuri Pellegrini, ex calciatore di B e C di 50 anni con un fisico statuario (192 cm), che sentendosi “miracolato” ha voluto raccontare questa sua arrampicata estrema (nei giorni scorsi) sulla montagna di casa, che aveva fatto decine di volte. «La prima già da adolescente», confessa con un sorriso. «Mi rendo conto di essere solo io, o quasi, a farla».
Riavvolgiamo il nastro, conosceva il punto dove è caduto al termine di un’ascesa impegnativa?
Sì, bene. Il passaggio è tecnico perché la roccia in quel punto è sporgente e tende a spingere il corpo verso valle. Ci sono pochi appigli per le mani e per i piedi e c’è solo un pezzo di una vecchia radice che conosco bene.
E come ha fatto a cadere?
La radice è ancorata tra le rocce ma è secca e vecchia. Ho commesso l’imperdonabile errore di appoggiare il piede sinistro troppo esternamente rispetto alla base del ceppo e quest’ultimo ha ceduto sotto il piede. È stato un istante davvero interminabile. Ho sentito il corpo che si protendeva all’indietro e precipitavo di sotto, di almeno 4 metri.
A ridestarla bruscamente sono stati i due alberi che poi le hanno salvato la vita?
Ho colpito con la parte bassa della schiena una roccia, poi sono scivolato di qualche metro più sotto. Mi hanno trattenuto due alberi e dieci metri più sotto c’è un bel precipizio. Ho avvertito subito un forte dolore al coccige e mi sono fatto un po’ di escoriazioni ma me la sono vista davvero brutta.
Quanto è alta la Madrutta, la montagna di Laghetti?
Novecento metri. Per arrivare fino a quel punto ho fatto 50 minuti di ascesa a un buon ritmo. I primi 3/400 metri di dislivello sono un po’ scomodi ma non difficili. Ho tenuto un buon passo sebbene muscolarmente non fossi al massimo.
Cosa ha fatto negli istanti successivi alla caduta?
Per 5 minuti ho urlato dal dolore, dallo spavento, credo anche sia stato un modo per allentare la tensione. Le gambe si muovevano, le braccia pure, ma ero cosciente e piuttosto lucido. La prima cosa che ho pensato è stata:come faccio a scendere?
E a quel punto ha deciso di chiamare l’elisoccorso…Mi hanno caricato non senza problemi su una lettiga, mi hanno issano sull’elicottero e dopo circa due ore dall’incidente ero nella zona di atterraggio dell’elicottero al campo sportivo di Laghetti.
Quando ha capito di non essersi rotto nulla?
Solo dopo la Tac. Sono state 2 ore di attesa interminabili. Ho pregato di non essermi rotto nulla ma le probabilità di cavarmela con un ematoma erano remote. E invece verso le 21.30 un infermiere mi ha dato la bella notizia.
Qual è il messaggio che si sente di dare oggi?
Giusto andare a cercare un po’ di adrenalina, un po’ di avventura ma con prudenza senza sottovalutare nulla. Anche i passaggi e i punti che si conoscono a memoria. Ognuno di noi sa fin dove spingersi ma le cose avventate non vanno bene. Stavolta ho pensato davvero al peggio.