Salvaguardare e reintrodurre la coltivazione dell’antico vitigno Middialonghe
Nel segno della tutela della biodiversità e della rinascita dell’agricoltura montana, il comune di Civitella Messer Raimondo e la Bio Cantina Sociale Orsogna hanno sottoscritto una nuova intesa per garantire la salvaguardia e reintrodurre la coltivazione dell’antico vitigno “Middialonghe”, ‘rara cultivar dall’uva rosa e profumata’, espressione dell’area montana e pedemontana della Maiella orientale. Del vitigno Middialonghe sono rimaste solamente poche decine di viti.
Un progetto anche per valorizzare prodotti locali ad esso legati, come il vino cotto e ricette come lo “sgattone”, minestra a base di pasta fatta a mano e vino, tipica nelle umili mense delle famiglie contadine.
L’iniziativa si inquadra nel progetto più ampio di “Pe’ nin perde la sumente”, in collaborazione con la Banca del Germoplasma del Parco nazionale della Maiella, e fa seguito all’accordo sottoscritto il 30 giugno scorso con la stessa Civitella Messer Raimondo, e i comuni di Lama dei Peligni, Altino, e Montenerodomo, per la valorizzazione e l’ampliamento della coltivazione di rari e antichi vitigni nelle aree montane e pedemontane della Maiella orientale. In questo quadro si inserisce anche l’accordo per la tutela della biodiversità sottoscritto con l’ente parco nazionale della Maiella.
Presenti all’incontro nel suggestivo sottoportico nel cuore di Civitella Messer Raimondo, il sindaco Danilo D’Orazio – assieme a numerosi esponenti della giunta e del consiglio -, il presidente di Bio Cantina Sociale Orsogna, Giuseppe Micozzi, e il direttore ed enologo, Camillo Zulli, il direttore del Parco Nazionale della Maiella, Luciano Di Martino, e l’etnobotanico Aurelio Manzi.
“Quest’uva è stata coltivata per decenni tra Civitella Messer Raimondo e Lama dei Peligni, poi è stata progressivamente abbandonata – ha spiegato il direttore Zulli -, sostituita da varietà più produttive come Trebbiano e Montepulciano. Fortuna ha voluto che abbiamo trovato le viti superstiti in contrada Lami nella vicina Lama dei Peligni, nella vigna del signor Pietro Di Florio di cui oggi ne è il custode. È partito dunque un lavoro di risanamento e di mantenimento, e abbiamo fatto già tre vendemmie sperimentali nel piccolo vigneto di ‘Middialonghe’, studiando i modelli ottimali di vinificazione, con o senza la cottura del mosto. Una volta conservato e fatto salvo il germoplasma, ci sono insomma ora le condizioni per recuperare le vigne già esistenti che sono state abbandonate, e impiantarne di nuove, al fine di produrre una quantità significativa, per una eventuale commercializzazione, di un vino che esprime una storia centenaria e l’anima profonda di questo territorio”.
La “Middialonghe”, dall’uva a bacca rosata, con grappolo molto grande e di forma conica, deve il nome, secondo una ipotesi restituita da racconti locali, dal fatto che fu individuata e coltivata da un contadino del territorio, detto Emidio il Lungo, e il suo mosto veniva utilizzato anche per produrre il vino cotto. Momento significativo è stato dunque allorché la signora Maria Assunta Candeloro ha fatto assaggiare ai presenti una bottiglia di vino cotto da “Middialonghe” conservata in casa da oltre 40 anni e ritrovata in un sottoscala.
“L’iniziativa che oggi mettiamo in campo assieme alla Bio Cantina Sociale Orsogna e al Parco Nazionale della Maiella e la sua Banca del Germoplasma- ha commentato il sindaco di Civitella Messer Raimondo, D’Orazio -, vuole essere un esempio di come le aree cosiddette interne, marginali e periferiche, possono invece riacquistare una centralità e un protagonismo: le nostre montagne sono infatti custodi di una straordinaria biodiversità, come nel caso della ‘Middialonghe’, che qui ha resistito, seppure in pochi esemplari, mentre nelle aree collinari e costiere le antiche cultivar sono stati eliminate e sostituite con varietà più produttive. Ora questa diventa una opportunità, un valore anche economico, in uno scenario in cui il mondo del vino si sta omogeneizzando, con sapori sempre più uguali”.
Source link