Salis sindaca di Genova: “La città chiedeva il cambiamento. La giunta? Subito al lavoro ma non c’è fretta”
Genova. “Un cambiamento era auspicato, la città lo chiedeva. Il senso di unità che abbiamo saputo dare con questa coalizione ha convinto l’elettorato e lo ha fatto essere sicuro di votarci“. Sono le prime parole di Silvia Salis, nuova sindaca di Genova dopo la vittoria alle elezioni comunali sancita dai risultati parziali. L’ex atleta è arrivata poco prima delle 19.00 al point di via Carducci insieme alla famiglia, tenendo in braccio il figlio Eugenio, accolta dalla folla che aveva costretto la polizia locale a chiudere la strada.
“Mi sento felice, soddisfatta, soprattutto orgogliosa della gara che abbiamo fatto perché è stata una campagna elettorale fatta veramente al livello che mi aspettavo, ho chiesto questo a tutti noi, ho chiesto a me stessa di non scendere mai a certi livelli e sono orgogliosa che ci siamo riusciti e l’abbiamo fatto per Genova – continua -. L’abbiamo fatto anche perché la politica deve imparare a parlare un linguaggio migliore e deve essere di esempio, sicuramente un esempio positivo, non un esempio becero, negativo di attacchi personali”.
“La dedico senza dubbio a mio padre“, dice con gli occhi lucidi, ricordando che lui “sarebbe stato felice e orgoglioso“. Eugenio Salis, stesso nome del figlio, molto noto a Genova come custode storico di Villa Gentile, era scomparso poche ore prima dell’annuncio della candidatura.
L’analisi della vittoria
“Ha contato soprattutto questo senso di rilancio della città, una città che aveva bisogno di un vento nuovo e aveva bisogno soprattutto di scrollarsi di dosso una serie di anni e di avvenimenti che ci avevano portato ai disonori delle cronache. Questo sicuramente, unito alla bocciatura per la gestione del centro-destra e della destra di questa città, è stata la cosa principale. In più il senso di sicurezza che ha dato questa coalizione fin dal primo giorno, nonostante ci siano stati continui attacchi. Noi abbiamo tirato dritto, abbiamo superato tutte le prove della campagna elettorale e questo credo che abbia convinto e alla fine abbia polarizzato di più il voto”.
Una vittoria che non è una sorpresa, secondo Salis, e che il centrosinistra è pronto a difendere come modus operandi a livello nazionale. “Io ho sempre detto fin dal primo giorno, penso che ve lo possiate ricordare, che una coalizione così fatta puntava a vincere al primo turno – sottolinea Salis -. Tutti mi hanno detto: vabbè, è presto per dirlo. Ma è un po’ una questione aritmetica. E ho la convinzione che il campo progressista, quando si concentra sulle infinite cose che le uniscono, che sono molte meno di quelle che lo dividono, potrebbe vincere potenzialmente ovunque“.
“Io credo che Genova e questa campagna elettorale – continua – abbiano dimostrato come la destra si è legittimata praticamente solo dalla non-unione del campo progressista, perché quando poi il campo progressista si unisce e si mettono a confronto le due classi dirigenti, quelle della destra, e quella del campo progressista non c’è paragone. Il campo progressista al suo interno ha delle competenze politiche che la destra non ha, almeno questa destra sia a Genova che in Italia. Io credo che lo si sia visto anche nella differenza di toni della campagna elettorale tra quello che è successo nel campo progressista e il livello degli attacchi a destra. Quindi è dimostrato come, quando la destra si trova davanti alla coalizione progressista unita, perde intanto l’unico argomento che ha, che sono le divisioni del campo progressista. E poi quando si scende sul terreno dello scontro vero politico, elettorale, c’è una differenza abissale”.
Prima sfida, la giunta
Ora Salis si aspetta “grande collaborazione” e “responsabilità” dalla sua coalizione: “Quello che chiedo è realismo, pragmatismo, perché avremo davanti delle sfide molto importanti e io ho intenzione di fare, ma non quelli del fare per finta come hanno fatto in questi anni, quelli del fare veramente quando poi c’è da tirare una riga e portare dei risultati che non siano solo inaugurazioni, prime pietre o rendering”.
La sfida sarà dunque comporre la giunta: “Devo dire che non ho una tempistica. La faremo perché sia la miglior giunta possibile, perché ci aspettano delle sfide molto importanti. Non abbiamo fretta ma ci metteremo a lavorare fin da subito“. Non esclude che ci possano essere assessori esterni.
La prima pratica sulla scrivania? “Sicuramente la riforma dei municipi, la cosa che abbiamo detto che avremmo fatto nei primi 100 giorni, quindi riportare una città complessa, anche a livello territoriale come Genova, che si sente profondamente abbandonata, al decentramento amministrativo”, conferma Salis.
Sul programma chiarisce: “Innanzitutto ho parlato di tutti i sì infrastrutture, ai progetti già in corso, ai grandi progetti che stanno prendendo piede in questa città. La narrazione della destra è stata una narrazione grossolana, di quelli del no, ma anche un modo di comunicarla un po’ banale che alla fine è arrivato all’elettorato, ha capito che era una di una cosa che poi non esiste neanche più. Io ho detto una serie di sì e chiaramente ho parlato anche di infrastrutture sociali, cosa che loro hanno completamente ignorato, perché in una città bisogna occuparsi sicuramente dell’alto, dei grandi progetti, dello sviluppo, ma poi non bisogna mai essere troppo distanti dalla quotidianità delle persone, perché è quella che poi conta quando loro vanno a votare: come trovano la città, se i loro anziani sono assistiti, se i bambini trovano un posto nell’asilo, se il marciapiede è pulito e se la strada è illuminata. È chiaro che bisogna pensare a entrambe le cose per sviluppare una città, ma non puoi dimenticarti di una”.
Un grande evento sportivo che le piacerebbe portare a Genova? “Sicuramente l’obiettivo sarebbe portare gli europei di calcio questo sì però devono succedere tutta una serie di cose prima che speriamo di riuscire a far succedere ma comunque non è chiaramente un obiettivo molto alto ma sarebbe una cosa bella ovviamente per la città e anche per l’eredità che può lasciare a questa città”.
I rapporti col centrodestra
Quella con Piciocchi “è stata una telefonata molto breve, molto formale. È una campagna elettorale che non ho apprezzato per niente dal punto di vista personale, per cui sinceramente è stata una chiamata molto formale nella quale ci siamo detti che poi ci vedremo per il passaggio di consegne”. Bucci invece? “Non l’ho ancora sentito”.
Salis non lesina accuse agli avversari per quello che è stata la campagna elettorale: “Nello sport ci sono delle regole precise, c’è il fair play, c’è il rispetto dell’avversario e ci sono tutta una serie di elementi che non ho ritrovato in questa campagna elettorale e che molte volte, devo dire la verità, mi hanno contrariato parecchio, ma mi sono sempre concentrata sul fatto che era la nostra gara che contava, il nostro livello, il nostro modo di esprimersi, il nostro modo di affrontare questa elezione, anche perché l’elettorato genovese, a chi conosce bene Genova come molti di voi, non apprezza un certo tipo di toni e io ero convinta che questo livello becero nei miei confronti, assessori che postano mio foto in costume da bagno, con mio figlio in braccio senza neanche oscurare il volto, non sarebbe stato apprezzato alla lunga, infatti non lo è stato”.
Adesso si tratterà di lavorare col centrodestra in Regione e al Governo: “No, non mi preoccupa – risponde – perché tutte le maggiori città d’Italia, praticamente quasi tutte, la stragrande maggioranza sono amministrate dal campo progressista, quindi sicuramente non c’è un tema. Di certo ci sono esempi come Torino e Piemonte di amministrazioni progressiste che collaborano permanentemente con una regione di centrodestra, per cui non credo che ci sia questo tema. Il tema c’è quando le persone non rispettano il proprio ruolo istituzionale, questo è il problema”.
Cosa si aspetta dunque? “Mi aspetto collaborazione, mi aspetto risposte sulla sanità, perché quello è un tema in una città con l’età media più alta d’Italia, è un tema fondamentale. Mi aspetto un cambio di tono, perché comunque a questo punto io sono la sindaca di Genova, che avrà a che fare con un presidente della Regione. Gli darò rispetto, ma devo essere rispettata anch’io”.
E promette un cambio di registro a Tursi: “Io sono figlia di due comunali, un operaio che era custode di Villa Gentile e mia madre che ha lavorato prima nei servizi domiciliari e poi in due municipi. Non vedo come questo possa permettere che io non rispetti i dipendenti comunali che tra l’altro sono indispensabili per il funzionamento della macchina comunale per cui è il mio prioritario interesse. In secondo luogo ho intenzione di avere attorno a me delle persone molto capaci e quando urli in faccia alla gente della mattina alla sera ti rimangono intorno solo dei mediocri, per cui il mio obiettivo è far sì che le persone capaci vogliono lavorare con me, non solo che mi contraddicano, mi facciano cambiare idea, me la facciano migliorare il più possibile.

C’è spazio anche per la sfera personale: “La mia famiglia è stata molto importante perché mio padre è mancato pochi giorni prima che iniziasse la campagna elettorale, per cui diciamo che abbiamo vissuto un momento anche emotivo pesante. La mancanza di papà più l’inizio della campagna elettorale contemporanea è stata sicuramente una cosa che ci ha visto ancora più uniti”.
Sul referendum dell’8-9 giugno: “Le istituzioni in questo paese che invitano ad andare a votare siano qualcosa di terribile. Non ho un’altra definizione, perché credo che si possa programmare o si possa suggerire un certo tipo di voto, o addirittura la scheda bianca, ma addirittura dire di non andare a votare. Tra l’altro un’operazione politica molto rocambolesca, perché in tante città ci poteva essere il ballottaggio in quella data, per cui neanche molto conveniente, devo dire. Non l’ho capita, sinceramente non la condivido minimamente”. Come voterà? “Cinque sì”, conclude.