Salerno, mostra “Mare nostrum – il Mediterraneo che danza”
Salerno, mostra “Mare nostrum – il Mediterraneo che danza”: alla Certosa di Padula e nei musei di Pontecagnano ed Eboli, un doppio omaggio al corpo, al mare e alla memoria.
SALERNO – Due mostre fotografiche, due visioni artistiche, un solo fil rouge: il corpo che danza come archivio vivente di memoria, identità e trasformazione. Si apre così la nuova tappa di Mare Nostrum – Il Mediterraneo che danza, la rassegna che da anni attraversa il Sud Italia intrecciando paesaggi, storie e linguaggi performativi. E in questo 2025, il dialogo si arricchisce di una dimensione visiva potente: la fotografia.
Salerno, mostra “Mare nostrum – il Mediterraneo che danza”
Dal 1° al 2 agosto, negli spazi maestosi della Certosa di San Lorenzo a Padula, prenderanno vita “Hommage à Roland Petit” e “Corpi fluidi, confini liquidi”. Due esposizioni che si rincorrono nel tempo e nello spazio – proseguendo a Pontecagnano il 3 agosto e poi a Eboli il 24 ottobre – per raccontare, attraverso l’obiettivo fotografico, la danza come linguaggio che attraversa la storia e il paesaggio.
Il mito di Roland Petit: immagini che danzano nel tempo
Con “Hommage à Roland Petit”, a cura di ASMED con la selezione di Paola Leoni e Carmela Piccione, il pubblico potrà immergersi nella parabola artistica di uno dei più grandi coreografi del Novecento. Le fotografie, firmate da maestri dell’immagine come Lelli & Masotti, Erio Piccagliani, Andrea Tamoni, Corrado Maria Falsini, Alessio Buccafusca e Luciano Romano, restituiscono lo splendore di una stagione irripetibile del balletto europeo.
Scatti rari e intensi immortalano Roland Petit in dialogo con teatri storici come la Scala di Milano, l’Opera di Roma e il San Carlo di Napoli, accanto a stelle del calibro di Carla Fracci, Luciana Savignano, Massimo Murru, Alessandra Ferri e Giuseppe Picone. Un viaggio fotografico che è al tempo stesso celebrazione, riflessione e memoria di una danza che ha saputo reinventarsi senza mai perdere il proprio rigore estetico.
Il Mediterraneo come corpo: l’osmosi tra gesto e paesaggio
A fare da contrappunto contemporaneo, “Corpi fluidi, confini liquidi”, a cura di Gianpiero Scafuri, con fotografie dello stesso Scafuri e di Claudio Malangone, propone una visione poetica e radicale del corpo danzante immerso nella natura. Qui il Mediterraneo non è solo sfondo, ma materia viva che si fonde con la carne, il gesto, la danza. Le immagini, sospese tra performance e contemplazione, suggeriscono una visione mitica e sensuale: il mare diventa partner coreografico, fluido e profondo, capace di riflettere fragilità e resistenza, confini e attraversamenti. Una danza che si fa geografia emotiva, in cui il corpo diventa paesaggio e il paesaggio, corpo.
Un doppio sguardo sulla danza: tra memoria e metamorfosi
Due mostre, due sensibilità, due poetiche. Da un lato, il rigore e la potenza simbolica della danza storica europea. Dall’altro, la metamorfosi liquida del presente, dove il gesto si scioglie nell’ambiente e racconta una nuova geografia del sé. Entrambe, però, parlano al cuore della rassegna Mare Nostrum: fare dell’arte un ponte tra epoche, culture, visioni. Insieme, formano un percorso che trasforma i luoghi della cultura in spazi vivi di riflessione, ascolto e contemplazione.
Realizzato con il sostegno della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura, il progetto prosegue nella sua missione: portare lo spettacolo dal vivo nei luoghi della cultura, attivare lo sguardo, creare connessioni. E in questa edizione, la fotografia non è semplice documentazione, ma strumento critico e poetico, capace di far risuonare nel presente il battito invisibile della danza. Perché la danza – come il mare – non si lascia mai fermare. Ma può essere ricordata, attraversata, rivissuta. Fotogramma dopo fotogramma. Corpo dopo corpo. Onde di memoria che ci raggiungono, anche oggi.
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