Roosevelt, Churchill, Galbraith, Porter, Trump e il lungo termine del Capitalismo Familiare
Dall’ultimo familyandtrends si può dire che sul palcoscenico mondiale sia successo di tutto, e si può anche dire che di palcoscenico si tratta perché, per quanto non edificante, quello che è andato in scena è un teatrino. Non siamo che alle prime battute del primo atto, ma la trama si intravede: gli Stati Uniti hanno avviato la resa dei conti del Pacifico; rivedendo gli accordi per chiedere di più ai loro alleati e mostrando i muscoli commerciali alla Cina.
Nel suo “oroscopo 23 per le imprese”, familyandtrends vaticinava: “i riassetti geopolitici continueranno; l’era Thatcher-Reagan è finita e se ne è aperta una che, se va bene, sarà caratterizzata da multipolarità e stati forti e ricchi, se va male, da confusione e azzuffate”. La confusione c’è già: gli Stati Uniti confondono alleati con vassalli, l’Europa confonde un momento che definirà il suo destino con una revisione di procedure burocratiche, la Cina uno scontro di culture e visioni come una gara di tiro alla fune economica. Tanta confusione rischia seriamente di trasformarsi in azzuffate.
Cosa devono fare gli imprenditori? Il capitalismo familiare si compiace della sua visione di lungo termine, bene è ora di usarla: è necessario concentrarsi, investire, lavorare sui prossimi 50 anni non sui prossimi 50 mesi.
Primo: i rapporti internazionali d’affari non vanno più dati per scontati. Nell’agosto del 41 Churchill e Roosevelt firmarono al largo di Terranova la Carta Atlantica. Mentre Hitler stava andando a passo spedito verso Mosca e Rommel stava avanzando verso Alessandria d’Egitto, dichiararono che i loro paesi: “4. … cercheranno di far sì che tutti i paesi, grandi e piccoli, vincitori e vinti, abbiano accesso, in condizioni di parità, ai commerci e alle materie prime mondiali necessarie alla loro prosperità economica; 5. … desiderano attuare fra tutti i popoli la più piena collaborazione nel campo economico, al fine di assicurare a tutti migliori condizioni di lavoro, progresso economico e sicurezza sociale”. Non si trattava di note a margine di una corposa direttiva in burocratese, bensì dei punti 4 e 5 di un documento di 8: il benessere che abbiamo conosciuto negli ultimi ottanta anni è nato dalla visione di due capi di stato che, se non erano in fuga, si incontravano in segreto su un incrociatore militare con grande attenzione ai sommergibili nemici. Nei prossimi decenni avere relazioni internazionali solide e proficue tornerà ad essere una fonte di vantaggio competitivo per le famiglie imprenditoriali, queste dovranno in parte sostituire le relazioni economiche tra stati, fondi sovrani, banche etc. Questi canali di comunicazione, di comprensione e di scambio con chi sta dall’altra parte, qualunque questa “altra parte” sia, daranno vantaggi strategici ma potranno anche aiutare quel che sarà della cooperazione internazionale.
Secondo: il commercio ed i circuiti finanziari internazionali saranno più compositi. Gli Stati Uniti sembrano aver deciso che non sia più per loro conveniente il dollaro come moneta di riserva per il mondo. Quindici anni fa McKinsey pubblicò uno studio che determinava in 40/70 miliardi il privilegio del signoraggio per gli Stati Uniti, qualche basis point di PIL, senza contare il costo aggiuntivo di dover mantenere una forza militare da sempre necessaria a chi vuole coniare moneta. Il diritto di signoraggio offre allo stato che lo esercita il vantaggio di raccogliere capitali a costo inferiore, vantaggio che si propaga a famiglie ed imprese, e lo svantaggio di un tasso di cambio più alto per il maggiore afflusso di capitali stranieri, svantaggio che si propaga alle imprese esportatrici. Può darsi che in un’epoca di bassi tassi e di necessità della forza militare più per la base di Yokota che per sostenere il dollaro e approvvigionarsi di petrolio, sia pensabile disimpegnarsi. Per le famiglie imprenditoriali questo significa dover imparare a fare affari con molte valute, meno stabili e con tassi di interesse e raccolte di capitale più costosi: per farlo è necessario sviluppare più competenze finanziarie e avere capacità e credibilità di operare su più piazze finanziarie anche all’interno di un qualche sistema di controllo dei flussi internazionali di capitale.
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