Lazio

Roma, Quartiere Africano: addio ai nomi coloniali

Non si tratta di un cambiamento epocale, ma sicuramente segna un passo importante verso una nuova consapevolezza storica. A breve, il Quartiere Africano di Roma assisterà a una piccola ma significativa rivoluzione nelle didascalie delle strade.

Le vecchie etichette, che evocano un passato coloniale ormai superato, saranno sostituite da descrizioni più moderne e accurate, rispettose della geopolitica attuale.

Il primo esempio di questa trasformazione riguarda la strada dedicata all’Eritrea. L’antica dicitura “Antico possedimento italiano sul Mar Rosso” lascerà spazio a una definizione più neutra e attuale: “Paese dell’Africa orientale“.

Non un cambiamento nei nomi delle strade, ma un adeguamento delle descrizioni che, pur mantenendo intatti i toponimi, smorzano l’eco del colonialismo, facendo il punto su una realtà ben lontana da quella di inizio ‘900.

Rileggere la storia, senza nostalgia

Da Roma Capitale, nel frattempo, arrivano precisazioni importanti: nessun intento ideologico dietro questa revisione, ma un semplice aggiornamento che elimina riferimenti ormai anacronistici.

Le nuove descrizioni, più aderenti alla realtà contemporanea, sostituiscono formule che richiamano un passato colonialista, troppo spesso idealizzato da chi non ha vissuto quelle vicende.

Tra i residenti, inoltre, la proposta del Comune sembra raccogliere un ampio consenso, con molti che accolgono positivamente questa iniziativa di “rilettura” della storia.

Non sarà un’operazione radicale, ma questa azione mira a restituire una narrazione più equilibrata e consapevole, lontana dalle nostalgie legate al periodo coloniale. Le strade, pur mantenendo il loro nome, vengono riviste alla luce delle sfide geopolitiche odierne.

Un altro esempio? La strada dedicata a Tripoli, che non sarà più descritta come “regione della Libia”, ma come “capitale della Libia”, un riconoscimento esplicito dell’importanza attuale della città.

Il Legame con la Rete “Ekatit 12-19 febbraio”

Dietro a questo progetto c’è anche un impegno verso la memoria storica, in particolare quello che riguarda i crimini commessi dall’Italia durante il periodo coloniale.

L’iniziativa prende piede anche grazie al supporto di realtà come la rete “Yekatit 12-19 febbraio”, un collettivo che da anni porta avanti un discorso di riflessione collettiva sui massacri e le violenze compiute durante il dominio italiano in Africa.

È proprio grazie a questa rete che Roma ha introdotto la “Giornata della memoria per le vittime del colonialismo italiano”, celebrata ogni 19 febbraio, a ricordare la strage di Addis Abeba del 1937, uno degli episodi più drammatici del nostro passato coloniale.

Un segno di modernità e riconciliazione

Le modifiche alle didascalie delle strade, seppur sottili, sono simboli di un cambiamento che va oltre l’urbanistica. Si tratta di un invito a riconsiderare il nostro passato ea reso più coerente con una visione globale e inclusiva.

Non si vuole cancellare la memoria storica, ma solo evitare che essa venga sfruttata per nostalgiche celebrazioni di un periodo che ha avuto un impatto devastante su milioni di persone.

Il percorso intrapreso dal Comune di Roma è solo uno dei tanti esempi di come le città possano farsi carico di una riflessione storica più complessa e sfaccettata.

E se, come molti dicono, la memoria è una questione di linguaggio, il Quartiere Africano si prepara a scrivere un nuovo capitolo. Un capitolo che, speriamo, sarà letto con occhi più consapevoli e senza il peso di un passato ingombrante.


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