Robert Peroni, il bolzanino di Groenlandia: «Le minacce di Trump? Qui la gente è furiosa» – Cronaca
BOLZANO. «Io vivo lontano dalla “realtà”: chi come me abita nella parte orientale della Groenlandia – esposta al freddo polare con pochi insediamenti umani – parla più di caccia e pesca che di politica. Diversa l’atmosfera che si respira nella parte occidentale dove c’è anche la capitale Nuuk. Lì, in questo momento, si discute molto di politica e più che paura c’è rabbia per le dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. I giornali lo definiscono il bulldozer». Dalla sua “Red house” Robert Peroni – 81 anni, alpinista e scrittore, originario di Renon che da 45 anni vive in Groenlandia, impegnato in un progetto di turismo sostenibile tra nevi e ghiacci – racconta come in quell’isola, collocata nell’estremo nord dell’oceano Atlantico, si stanno vivendo i proclami/minacce di Trump che, un giorno sì e l’altro anche, annuncia di volersi “prendere” la Groenlandia, territorio che appartiene alla Danimarca. Motivo? Gli “serve” per fini strategici innanzitutto oltre che perché, sotto la calotta artica, ci sarebbe un tesoro: dal petrolio al ferro, al gas, all’oro oltre a preziose risorse minerarie, fondamentali per le nuove tecnologie. Dell’altro giorno la visita lampo del vicepresidente Vance, con la moglie Usha, nella base spaziale Usa di Pituffik, senza altre tappe, per evitare ulteriori polemiche.
Nel suo discorso, Vance si è detto certo che i groenlandesi sceglieranno l’indipendenza e la partnership con l’America. Lei cosa ne pensa?
Lo escludo proprio.
Però l’indipendenza dalla Danimarca è stato uno dei temi di discussione della recente campagna elettorale vinta dal partito centrista liberale (Demokraatit). L’indipendenza è da sempre uno dei temi “cari” un po’ a tutti i partiti, ma la politica aggressiva messa in campo dal nuovo governo americano, ha raffreddato gli entusiasmi. Si sta assistendo ad una rivalutazione del Regno di Danimarca.
Cosa dà più fastidio delle dichiarazioni di Trump e del suo vice?
I toni giudicati offensivi e violenti. È qualcosa che si capisce solo se si conosce questo popolo che, nella storia, non ha mai avuto una guerra. Ed è talmente gentile da non poter neppure immaginare che qualcuno, e tantomeno un presidente degli States, possa usare un simile linguaggio.
Cosa c’è dietro le velleità del presidente Usa: metter le mani sulle risorse naturali, la rotta artica, la creazione di nuove basi militari?
Certo le risorse naturali fanno gola, ma sono sotto i ghiacci. Servirebbero enormi investimenti: bisogna poi vedere cosa c’è effettivamente. La Groenlandia interessa tanto a Trump più per ragioni strategiche; vorrebbe instaurare un nuovo ordine mondiale, mettendo le mani sulla più grande isola del mondo.
Lei vive da 45 anni in Groenlandia, ha nostalgia dell’Alto Adige?
Nessuna nostalgia. Qui sto benissimo: è un paradiso. Torno due volte all’anno in Italia perché mia figlia Elke vive a Mantova e mio fratello a Lana. Una volta a Natale e un’altra a maggio. Mi fermo un po’ di giorni e poi torno nel mio regno. Non sono più abituato alla vita “normale”. Troppo caotica per me che vivo nel silenzio dei ghiacci: la costa orientale è lunga 15 mila chilometri e ci vivono 3 mila persone.
Nella sua “Red house”, un rifugio che offre lavoro alla gente Inuit ma che dà anche ospitalità ai turisti, capita che arrivi qualche altoatesino?
Certo, ed è sempre un piacere poterli incontrare e parlare la mia lingua, ovvero il dialetto sudtirolese. Proprio in questi giorni sono qui un albergatore di Cornedo e un ristoratore bolzanino. La prossima settimana arriva un gruppo da Dubai. Abbiamo 50 letti.
Che cucina offre?
Le ricette sono italiane ma con prodotti locali, per cui lo stufato – per fare un esempio – lo facciamo con la carne di balena.
Niente piatti sudtirolesi?
Canederli.
Alla balena invece che con lo Speck?
Assolutamente con lo Speck che faccio arrivare dalla Val Pusteria. Erano cinque settimane che lo stavo aspettando. Sono arrivate 17 baffe. Una festa.
Cosa cerca chi viene alla Casa rossa?
Vuole fare un’esperienza unica in uno paesaggio fatto di montagne, fiordi azzurri e giganteschi iceberg.
Da voi si vedono le conseguenze dei cambiamenti climatici?
Per fortunata ancora poco. Fuori di casa adesso abbiamo 10 metri di neve e ci sono 10 gradi sotto zero.
Quanto ci vuole per arrivare nel suo regno?
Una giornata. Quando rientro dall’Alto Adige vado fino a Monaco, da lì in Islanda; poi con un piccolo aereo raggiungo la costa orientale e infine in elicottero la “Red house”. Il viaggio è lungo, ma ne vale la pena.