Cultura

Rise Against – Ricochet | Indie For Bunnies

Tempo di grandi novità in casa Rise Against: a quattro anni di distanza dal precedente “Nowhere Generation”, la band di Chicago torna con un nuovo album intitolato “Ricochet”. Per l’occasione si affida a un team di produzione d’eccezione, formato da Catherine Marks e Alan Moulder, chiamati a dare una mano di vernice fresca al loro sound tradizionale.

Credit: Bandcamp

Il risultato è un netto allontanamento dagli “eccessi” dell’hardcore punk. Pur mantenendo intatta la potenza sonora e il gusto per le melodie più impattanti, il gruppo vira verso un alternative rock dal forte sapore radio-friendly, che strizza l’occhio al post-grunge e a un arena/hard rock di scuola Foo Fighters. Più che una “svolta mainstream” – concetto che mal si adatta a una band già famosa e con milioni di copie vendute in oltre vent’anni di carriera – sembra piuttosto la volontà di allentare la presa, esplorare nuovi territori e abbracciare quella maturità che prima o poi arriva per tutti.

Detto questo, “Ricochet” non aggiunge molto alla parabola dei Rise Against, se non una manciata di brani di grande presa che funzionano soprattutto quando restano ancorati all’hardcore melodico delle origini (“Nod”, “I Want It All”, “State of Emergency”). La rivoluzione c’è, ma senza veri e propri stravolgimenti: i Rise Against suonano compatti, puliti, talvolta prevedibili, incasellati in uno schema alternative rock piuttosto canonico, dove dominano melodia, hook immediati, riff essenziali ma d’impatto e ritornelli che si stampano subito in testa.

Le canzoni, ben strutturate e sorrette da un buon gioco di contrasti tra quiete ed esplosioni di energia, raramente raggiungono però quel quid necessario a trasformarle in punti fermi delle future scalette live. Encomiabile la volontà di smarcarsi dal passato – pur senza rinnegarlo – ma i risultati appaiono inevitabilmente altalenanti.


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