Puglia

Riscoprire i miti, è l’opera di Bianca Sorrentino (scrittrice barese)

“Le pagine degli antichi non sono fatte per arredare le torri d’avorio del sapere, per starsene confinate su qualche scaffale polveroso ma sono una voce viva che dal fondo del tempo si rivolge a noi per scuoterci dall’indolenza di questo secolo ed esortarci ad essere protagonisti della nostra storia”. Sono le parole di Bianca Sorrentino, barese classe ’88, scrittrice e studiosa del mito. L’abbiamo intervistata per ascoltare il suo punto di vista rispetto al fenomeno sempre più in crescita di giovani menti talentuose che lontano dai propri natali trovano lavoro. Bianca ha compiuto la sua formazione a Bari, studiando nel Dipartimento di Archivistica dell’Università Aldo Moro, che specifica sia fatto di professionisti seri in grado di dimostrare il loro valore dentro e fuori il nostro territorio. La sua formazione prettamente classica, le ha dato quel valore aggiunto di radicamento alle fonti e al testo che le ha permesso di tessere, giorno dopo giorno, quella meravigliosa tela fatta di carta ed inchiostro. La sua occasione fuori arriva subito dopo la laurea, quando partecipa al Bando del Ministero dell’Istruzione per assistenti di lingua italiana all’estero. Un volo per l’Irlanda la porta lontano dal sole e dal mare della Puglia per entrare in un college femminile, in un paese dove sono vivissime le tradizioni e ancora di più i fondamenti della religione cattolica “E’ stata la prima volta in cui ho esplorato i limiti della mia autonomia; è stato costruttivo il confronto con le ragazze, alla fine le più grandi avevano 17 anni, pochi meno di me che allora ne avevo solo 25. Ricordo che dopo avermi chiesto l’età, la domanda seguente è stata su quanti figli avessi. Una mentalità molto cattolica”, ci racconta. E’ proprio qui che Bianca ha cominciato a scrivere, perché dovendosi esprimere in una lingua altra, ad un certo punto ha sentito forte il bisogno di ricontattare le sue radici, un modo per restare centrata.

La scrittura, infatti, l’ha aiutata a non essere travolta dai fantasmi, a non sentirsi sola, trovando in essa la strada che ha scoperto essere la sua, cosa che se le avessero chiesto in passato, mai, neanche attraverso la più florida immaginazione, avrebbe osato sperare. Terminata l’esperienza irlandese, rientra a Bari e parte di nuovo, alla volta di Roma per un master al Sole 24 0RE in ‘Economia e Management: L’arte dei Beni Culturali’ – “…perché sai, ti dicono che devi rendere spendibile la tua laurea, anche se ritengo che quella in lettere insegni il modo per stare al mondo, poi sta a te declinarlo nelle varie avventure della tua vita”. Nel 2015 è vincitrice del Premio Biblioteca del Consiglio Regionale, in Puglia, con il testo ‘Mito classico e poeti del ‘900’, un’antologia poetica presentata in forma anonima e qui riconosciuta prestigiosa dal punto di vista della ricerca della scrittura. A questo punto le chiediamo quali siano i suoi scrittori del cuore. “Calvino, Citati e Calasso per la limpidezza della parola e poi Azar Nafisi, autrice di ‘Leggere Lolita a Teheran’, per la capacità di portare la letteratura dentro la vita ed il contrario, facendo questo insieme alle sue studentesse iraniane, cosa che dimostra una grande attenzione all’impegno civile e alle donne”.

Quando le chiediamo se ha un seguito di followers dalla sua terra, ci racconta che Bari ma la Puglia tutta, è stata e continua ad essere la sua culla di amore e sostegno. Nonostante ciò, per Bianca andare via è stata una necessità legata al mondo del lavoro, cercare altrove quello che qui non ha trovato, come lei tanti che hanno passato una vita a studiare, “perché ci hanno raccontato la favola del sogno che attraverso lo studio, il sacrificio avremmo raggiunto il lavoro della nostra vita – si sfoga con amarezza – per poi infrangersi miseramente con la realtà”. Sappiamo che fare letteratura è un ‘privilegio’ e attualmente il panorama italiano è pieno di voci interessanti ma intono c’è anche tanto rumore, per questo sta allo spirito critico di ognuno abbassare quel rumore per cogliere la voce che vale la pena ascoltare. Attualmente Bianca Sorrentino è impegnata nella promozione del suo ultimo libro ‘Pensare come Medea’, edito il Saggiatore, che parte proprio dalla Puglia nella quale ha sempre trovato luoghi e persone che accogliessero il suo lavoro con un incantamento, una sorpresa. Il saggio è un invito a guardare oltre gli stereotipi, a riconoscere la complessità del femminile e a trovare la nostra voce ispirandoci alle storie immortali di donne che hanno affrontato il loro destino. Il libro sarà presentato, inoltre, il 25 novembre nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, durante un corso sulla violenza di genere. Le chiediamo allora, come si posiziona il suo testo rispetto ai fatti di cronaca che vedono ogni giorno donne di qualunque età, prede e vittime di quelli che considerano i loro uomini, ovvero l’amore? “Cito il mito di Filomela, violentata da suo cognato, che dopo le taglia la lingua affinché non possa denunciarlo e lei che fa? Ricama ciò che le è accaduto su una tela perché la sua voce non venga silenziata”. La conversazione diventa un incontro tra donne che si confrontano sul tema e Bianca ci stupisce con questa affermazione. “Per esempio, riferendoci al caso Cecchettin, il commento degli esperti e psicologi su Turetta è allargato a una considerazione generazionale, e si evidenzia che le nuove generazioni mal tollerano o non sanno gestire le frustrazioni che derivano da un rifiuto. La risposta è ancora una volta nel passato e nel mito di Nausicaa e del suo amore per Ulisse. Memorabile la frase: quando sarai nella tua terra, cerca di non dimenticarmi”. Ciò fa appello alla categoria della memoria, perché attraverso l’accettazione del rifiuto non come forma di debolezza, di sconfitta ma di crescita interiore, Nausicaa riesce ad accomiatarsi dal suo Amore trovando la forza nella memoria, nel ricordo, cosa che le generazioni contemporanee non sanno riconoscere favorendo, invece, l’apertura a meccanismi di odio, rancore e poi vendetta e morte.

Apprendiamo che il Mito, insegnato così poco nelle scuole possa essere, invece, uno strumento valido per parlare di quello che siamo, magari usando forme di rivisitazione che attraggano la mente dei giovani, salvando però il nucleo dello stesso per evitare fraintendimenti. Sogni di tornare qui? “Probabilmente sarà nelle cose, nel futuro. Nel frattempo mi godo la mia Odissea..e poi c’è sempre un’Itaca alla quale tornare, no”?. Buon lavoro Bianca e porta nel cuore e nei tuoi occhi l’amore per la tua Puglia.




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