Rischio fiscale, pronti i corsi per i certificatori
Entro l’anno prenderanno servizio i nuovi 350 funzionari dell’ufficio Accertamento collaborativo dell’agenzia delle Entrate, scelti tra 20mila candidati. Lo svolgimento del concorso affidato al Formez avverrà in due sedi: Roma e Milano. L’esame prevede uno scritto, con quesiti relativi a materie tecniche in italiano e in inglese. Chi lo supererà dovrà poi affrontare l’orale: per 350, come detto, si apriranno le porte dell’Agenzia, per andare a rinforzare il personale che oggi assiste 143 grandi imprese in cooperative compliance e che si prepara a dialogare – certezza fiscale in cambio di trasparenza sui rischi tributari – con altre 84 società candidate al regime.
Vincenzo Carbone, direttore dell’agenzia delle Entrate, è intervenuto nella giornata di giovedì 5 giugno a un seminario organizzato a Roma all’Università La Sapienza e, ancora una volta, ha sottolineato come il progetto sulla cooperative compliance, con la progressiva apertura per i requisiti soggettivi delle società aderenti, sia cruciale per l’amministrazione, che punta sempre più a controlli ex ante per avere più risorse da dedicare alla lotta all’evasione, ma anche per la competitività delle imprese, che con il regime collaborativo, a fronte della trasparenza e dei dati, guadagnano in certezza circa il diritto e gli adempimenti fiscali.
Carbone ha anche assicurato che l’Agenzia ha compiuto tutti i passaggi per la formazione dell’elenco dei certificatori. «Ora tocca alla Sna – ha detto – avviare i corsi di 80 ore, in modo che l’elenco si possa popolare e le imprese candidate possano certificare il tax control framework nei tempi previsti, entro l’anno».
Certificatori e valore della certificazione
Durante il convegno promosso dai professori di diritto tributario della Sapienza, Eugenio Della Valle, Franco Paparella e Pierluca Cardella, il tema dei certificatori e del valore della certificazione è stato sollevato da molti. La formazione dell’elenco dovrebbe arrivare in tempo utile per le verifiche e il rilascio della certificazione entro dicembre. Inoltre, le rigide regole sull’indipendenza – sia rispetto ai professionisti che hanno contribuito a costruire il sistema di mappatura, monitoraggio e gestione del rischio fiscale, sia rispetto a eventuali consulenze anche della rete – rendono particolarmente difficile trovare il certificatore. C’è poi il tema dell’eventuale sindacabilità della certificazione, una possibilità che Carbone ha escluso a meno che non si rilevino elementi “patologici”. Quello che è certo – ha sottolineato Luca Miele (Roma tre) – è che il certificatore dovrà verificare l’efficacia del Tcf e in qualche caso si potrebbe aprire un confronto con l’Agenzia.
Tax control framework al centro
Se il Tcf può diventare uno delle tessere per garantire gli adeguati assetti organizzativi in tutte le società (Anna Rosa Adiutori, La Sapienza), la riforma fiscale premia, seppure in modo delimitato, le imprese sotto soglia che scelgono l’opzione del Tcf (Daniela Conte, Napoli Parthenope). La minore intensità delle agevolazioni collegate all’opzione si può spiegare con la strategia della gradualità (Gianfranco Ferranti, Scuola pubblica amministrazione): si deve dar tempo all’Agenzia e alle imprese. Il nuovo paradigma del fisco coinvolge anche la Gdf: il generale del III reparto, Luigi Vinciguerra, ha illustrato le modalità dei controlli per le imprese nel regime, per quelle che hanno fatto istanza e per quelle che hanno fatto opzione per il Tcf. Cambiano i presupposti, ma in ogni caso i controlli della Gdf si coordineranno sempre con l’ufficio Adempimento collabrativo.
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