Rinascita Scott-Assocompari, raffica di assoluzioni e prescrizioni
Si sgonfia il processo “Rinascita Scott-Assocompari” sui presunti capitali illeciti tra Italia, Cipro, Ungheria e Oman: in sentenza raffiche di assoluzioni e prescrizioni per la caduta dell’aggravante mafiosa
VIBO VALENTIA – Un mosaico di società fittizie, prestanome, truffe milionarie e capitali illeciti riciclati tra Italia, Cipro, Ungheria e Oman. È il complesso scenario ricostruito nel processo “Assocompari”, terzo filone dell’inchiesta “Rinascita-Scott”, conclusosi oggi, 23 luglio 2025, davanti al Tribunale collegiale di Vibo Valentia con una sentenza che ridisegna i contorni dell’accusa. Molte delle richieste formulate dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro sono cadute: numerose le assoluzioni e le prescrizioni, complice anche la caduta dell’aggravante mafiosa per gran parte degli imputati. L’unica condanna per associazione mafiosa riguarda Basilio Caparrotta (classe ’71), per il quale il collegio ha inflitto 10 anni di reclusione.
LA SENTENZA DEL PROCESSO “RINASCITA SCOTT -ASSOCOMPARI”
Tra i nomi di spicco, Giovanni Barone, 56enne romano, condannato a 7 anni (contro i 22 richiesti), ritenuto figura chiave nel sistema di riciclaggio internazionale. È lui, secondo l’accusa, ad aver orchestrato – tra le altre operazioni – una truffa da oltre un milione di euro ai danni di investitori dell’Oman, attirati con la promessa di un investimento immobiliare a Budapest poi rivelatosi inesistente.
Altri imputati condannati: Saverio Boragina (Vibo Valentia): 2 anni e 4 mesi; Anna Maria Durante (residente a Milano): 2 anni e 4 mesi; Luigi Fortuna, alias “Mastro Gino” (Ionadi): 2 anni e 4 mesi; Gaetano Loschiavo (Sant’Onofrio): 4 anni e 8 mesi, disposti i domiciliari. Per il resto, il dispositivo ha pronunciato una lunga serie di assoluzioni, tra cui quelle per Loris Junior Aracri, Francesco Caridà, Gianluigi Cecchi, Domenico Cichello, Danilo Fiumara, Francesco Santaguida, Fabrizio Solimeno, Michele Vitale, Sona Vesholli, Antonella Silvia Serrao (per la quale è intervenuta anche la prescrizione) e Marilena Ventrice. Assolti anche Basilio Caparrotta (classe ’61) e il fratello Gerardo Caparrotta, difesi rispettivamente dagli avvocati Michelangelo Miceli, che tornano in libertà.
LE ACCUSE MOSSE AGLI IMPUTATI A PROCESSO
L’accusa – sostenuta dai pm Annamaria Frustaci e Irene Crea della Dda di Catanzaro che avevano chiesto 19 condanne – parlava di un sistema mafioso guidato dalla cosca Bonavota di Sant’Onofrio, capace di infiltrarsi nell’economia legale attraverso una fitta rete di società offshore, riciclaggio di fondi neri e frode fiscale, avvalendosi di strumenti dell’alta finanza.
Una rete, secondo la procura, in grado di ripulire denaro derivante da estorsioni, traffico di droga e truffe internazionali, sfruttando meccanismi sofisticati di occultamento finanziario. A supporto dell’impianto accusatorio, le dichiarazioni di collaboratori di giustizia e il sequestro di immobili, barche, conti e quote societarie da parte del Ros dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
PARTI CIVILI E DIFESA
A costituirsi parte civile sono stati numerosi enti pubblici, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero delle Finanze, la Regione Calabria, la Provincia di Vibo Valentia e il Comune di Sant’Onofrio. La difesa ha visto impegnati oltre agli avvocati già citati, i colleghi Diego Brancia, Sergio Rotundo, Tiziana Barillaro, Leopoldo Marchese, Marco Rigamonti, Giuseppe Barbuto, Salvatore Pronestì, Bruno Ganino, Vincenzo Gennaro, Marianna Zampogna e Giosuè Monardo.
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