Rifiuti: a Bolzano il 65% è differenziato Nuovi centri di riciclaggio – Bolzano
Bolzano. Occhio a dove buttare i rifiuti. Perché c’è chi un occhio, implacabile, a cui nulla sfugge lo ha già messo. E non solo uno: 12 telecamere e quattro agenti. «E stiamo inserendo altre postazioni per riprese video», dice Chiara Rabini. Conseguenza? 1.810 sanzioni, di cui 1.422 proprio con l’occhio elettronico. Di queste, almeno 1/3 sono costituite dal turismo dei rifiuti, vale a dire gli ingombranti o i sacchetti che giungono dagli altri Comuni, gettati spesso direttamente dall’auto. Potrebbero essere di più, le multe. «Il problema nasce dalla difficoltà e dal tempo che occorre per riavvolgere i nastri e esaminarli», aggiunge l’assessora verde.
Ma qui c’è la notizia: è ormai attiva l’intelligenza artificiale programmata per bloccare i video nel preciso momento dell’arrivo di chi non rispetta le regole. Che l’offensiva – integrata tuttavia da una massiccia dose di politiche di prevenzione e dunque non solo di tipo repressivo – del Comune intorno alle “buone pratiche” di asporto, riciclo, riuso, educazione eco, sia in profondità lo dice una seconda notizia: si sta cercando, e si è già parzialmente individuato, un nuovo sito per il conferimento dei rifiuti ingombranti: sarà tra il centro e il quartiere Piani.
«Un passo inevitabile – commenta Giulio Angelucci, dell’ufficio gestione rifiuti – visto che Trento ne ha cinque e Bolzano solo uno». Sta dentro queste notizie, emerse a poco a poco, ma soprattutto nelle riflessioni sulle nuove strategie il convegno su “Economia circolare, buone pratiche a Bolzano”, nella sala di rappresentanza. Di notevole prospettiva etica e non solo pratica quello che ha spiegato, tra i tanti, Reinhold Burchia, del centro del riuso: la messa il contatto tra chi getta (mobili, sedie, cucine) e chi invece ne avrebbe bisogno, con in aggiunta la creazione, in via Comini, di un luogo in cui vengono depositati gli oggetti e chiunque può entrare e nel caso portarsi a casa quello che non ha.
E che Bolzano, dopo le accelerazioni avviatesi qualche anno fa, sia a buon punto in questa educazione ambientale e sociale lo dice soprattutto un dato incontrovertibile: il 65% dei rifiuti è differenziato. «Siamo in anticipo sugli obiettivi europei», ha chiarito Rabini. Certo, serve collaborazione da parte di tutti i soggetti in campo. Marco Lombardozzi dell’Anaci, gli amministratori di condominio, vede avanzare la responsabilizzazione di tanti inquilini intorno al riciclo ma vorrebbe che luce, gas, acqua e le rispettive aziende adottassero «una strategia premiante», in grado di agire sulle bollette in presenza di azioni virtuose dei condomini sul piano del risparmio. Stefania Baroncelli, a capo della commissione ambiente del Comune, chiede aiuto alle industrie per limitare l’impacchettamento dei prodotti. È andato invece all’origine della questione Angelucci: «Occorre consumare di meno. Meno cibo, meno oggetti. Va bene limitare le confezioni ma pensiamo che un chilo di carne ne produce 60 di co2, mentre un chilo di plastica solo sei». L’offensiva è infine molto flessibile e articolata. Ad esempio: 100mila euro per l’educazione ambientale nelle scuole, come ha spiegato Elisabeth Locher, dell’Okoinstitut. I servizi di “circolarità” parole di Matthias Fulterer, per Seab. Il ruolo “civile” e senza scopo di lucro dell’Eco Center guidato da Marco Palmitano, con un occhio a Bolzano e alla produzione di energia e uno al territorio.
Per capire come la transizione, il riuso, riciclare virtuosamente sia ormai un elemento industriale strategico lo dice un numero: sette imprese altoatesine su dieci stanno investendo in sostenibilità. Lo fanno su molti fronti. Dagli isolamenti, all’uso di veicoli con basse emissioni o elettrici, con la riduzione sistematica dei rifiuti o dei consumi energetici. E sono tante le imprese. In Confindustria 493, che contribuiscono allo sviluppo con oltre 1,2 miliardi di imposte. Intorno al consumo del territorio, poi, c’è questo da aggiungere: pur producendo il 25% del pil provinciale, occupano con i loro impianti solo lo 0,3% dei terreni. È su questa base di programmazione sostenibile diffusa che il gruppo Santini prova a costituirne l’avanguardia.
Ieri, al convegno in Comune su “Economia circolare, buone pratiche a Bolzano”, Mauro Santini, ceo e erede di un nonno che nel 1945, a guerra appena finita impiantò il primo stabilimento di recupero di materiali ferrosi, ha spiegato come una impresa possa svilupparsi al meglio condividendo obiettivi di salvaguardia ambientale diffusa. Partendo da una immagine: «Vedete, questa è la Bolzano di oggi dall’alto. Vi si vede un equilibrio ancora ben presente tra verde e insediamenti. Occorre consegnare integro tutto questo alle nuove generazioni». Partendo dalla gestione pratica del lavoro, innanzitutto. Che in Santini trova applicazione nella ricerca sistematica di fonti energetiche sostenibili.
Sostenibilità è pure attenzione al mondo intorno: su 160 collaboratori del gruppo, il 60% è costruito la stranieri: «È per questo che gli immigrati sono una risorsa». Infine uno slogan, che Santini prova a declinare nel concreto: «La sostenibilità non è un obbligo, è una opportunità». P.CA.