ricorso respinto rimane il vincolo pertinenziale
Il Consiglio di Stato ha rigettato ieri la richiesta dei liquidatori di Banca Popolare di Vicenza di togliere il vincolo pertinenziale sulle opere esposte a Palazzo Thiene. In sostanza, non sarà possibile spostare le collezioni presenti in quello che un tempo era la sede dell’istituto bancario con sede a Vicenza in liquidazione coatta amministrativa dal 25 giugno 2017.
Ne scrive Federico Murzio oggi, mercoledì 18 dicembre 2024, su Il Corriere del Veneto: “Palazzo Thiene – si legge nell’articolo – fa i conti con una sentenza che impedisce un ulteriore impoverimento della città ma che frena la «costruzione» di Palazzo Thiene come polo culturale in grado di dialogare con la pinacoteca di Palazzo Chiericati e gli altri siti museali civici”.
Viene ricordato che all’istanza dei liquidatori si erano opposti la Soprintendenza e il Comune di Vicenza all’epoca della Giunta di Francesco Rucco.
Nel dettaglio, “I liquidatori – prosegue Murzio -, intendiamoci, le possono ancora vendere all’asta (le collezioni, ndr). Ma il potenziale ricavo sarà verosimilmente inferiore alle aspettative di chi lavora per introitare più denaro possibile per ristorare i creditori dell’ex Banca Popolare di Vicenza. E questo perché è difficile che un privato speda cifre importanti per un quadro o un vaso che non può portarsi a casa. Ecco allora che il pubblico torna in auge. E non perché il pubblico possa pagare prezzo pieno ma perché, il ragionamento dei liquidatori, potenzialmente più interessato a mantenere il tesoro a Vicenza. In questa direzione vanno i contatti informali nei mesi scorsi tra i liquidatori, che già ipotizzavano un giudizio sfavorevole sulla scorta delle sentenze precedenti, e gli uffici comunali. Non a caso si parla di ente locale perché tra gli addetti ai lavori appare improbabile che lo Stato eserciti il diritto di prelazione sulle collezioni quando anni fa non lo esercitò nemmeno sul palazzo”.
Il sindaco del Comune di Vicenza, Giacomo Possamai, al giornale ha dichiarato di valutare l’ipotesi dell’acquisto “a patto di individuare la modalità tecnica e amministrativa“.
Se da un lato, dunque, si è evitato che le opere custodite a Palazzo Thiene venissero “saccheggiate” e magari portate all’estero, o comunque fuori da Vicenza, dall’altro i progetti dell’amministrazione comunale risultano bloccati. “Oggi, alla luce della sentenza, la situazione è un limbo cristallizzato. Le collezioni rimangono lì dove sono, nei caveau, non si possono spostare, non possono essere utilizzate per pianificare mostre, non possono nemmeno essere toccate.
Sul loro futuro si aspettano le decisioni dei liquidatori. E, come sempre, gli scenari si fanno tragicomici. Perché se anche il Comune comprasse le collezioni potrebbe essere costretto a chiedere il permesso per avere in prestito e spostare un’opera di sua proprietà giacente in un suo palazzo per esibirla in un altro edificio di sua proprietà”.
Fonte: Il Corriere del Veneto
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