Riconquista Kursk. Ai russi manca soltanto un paese

Degli oltre 1.000 km quadrati conquistati nell’offensiva iniziata a sorpresa lo scorso 6 agosto nel Kursk, Kiev ne controlla solo più una ventina. La città di Gornal è l’unica località nelle mani delle truppe del generale Syrsky, per il resto la disfatta è pressoché totale. Ieri i russi hanno liberato il penultimo baluardo, Oleshnya, e nei prossimi giorni riusciranno presumibilmente a chiudere la partita. Le immagini satellitari sono impietose e mostrano come le forze ucraine siano confinate in un corridoio di fuga largo meno di 500 metri nel punto più critico, con il rischio di essere falcidiate dai soldati di Mosca. Con il senno di poi, si è trattato di un errore strategico fatale, costato la vita a circa 70mila uomini. Un errore che sta compromettendo l’intera capacità difensiva ucraina.
Sul banco degli imputati è finita tutta la catena di comando dello Stato maggiore dell’esercito, accusata, soprattutto dai politici della Rada anti-Zelensky, di aver sacrificato migliaia di vite dei reparti d’élite, formati con standard Nato e considerati l’asse portante della difesa ucraina. Invece di rafforzare le linee difensive nel Donbass, lo dice tra gli altri Antonina Slavytska, leader di Restoration of Ukraine, «i nostri soldati sono stati utilizzati come carne da cannone nel Kursk». Questo sbilanciamento ha indebolito in maniera drastica il fronte orientale, favorendo un varco che Mosca sta sfruttando per avanzare ulteriormente, fino a spingersi nel Dnipropetrovsk, dove proprio venerdì è partita un’offensiva in grande stile.
I russi, guidati dallo spietato vice di Kadyrov, Apti Alaudinov, che non ha esitato l’8 marzo a sacrificare centinaia di uomini nel ramo del gasdotto in disuso Urengoy-Pomary-Uzhgorod, per penetrare nelle retrovie nemiche e colpire di sorpresa, sono stati di sicuro aiutati nell’impresa dall’intervento dei soldati di Pyongyang, mandati allo sbaraglio in prima linea proprio per preservare le migliori brigate in seconda e decisiva battuta.
Agli ucraini va inoltre rimproverato l’approccio politico: esaurita a ottobre la spinta offensiva, Kiev avrebbe potuto avanzare proposte di trattativa, ma non è avvenuto.
Source link