Riconosciuta la cosca Anello-Fruci nelle motivazioni della sentenza “Imponimento”
Depositate dal Tribunale le motivazioni della sentenza del processo “Imponimento” contro la cosca Anello-Fruci di Filadelfia, nel Vibonese, la cui esistenza è stata giuridicamente riconosciuta con operatività dal 2004 ad oggi.
VIBO VALENTIA – “La forza di intimidazione e la capacità di assoggettamento raggiunta dalla cosca è tale per cui Rocco Anello è capace di esplicare una forza di intimidazione pronunciando soltanto il proprio nome”; è questo uno dei passaggi delle motivazioni della sentenza del processo “Imponimento” contro la cosca di ‘ndrangheta Anello-Fruci di Filaldelfia. In tutto 1742 pagine quelle servite ai giudici del Tribunale di Lamezia Terme per raccontare le fasi del processo e spiegare il perché di quel verdetto che il 19 giugno scorso aveva sancito 48 condanne e 25 tra assoluzioni e prescrizioni.
“IMPONIMENTO”: IL PROCESSO ALLA ‘NDRANGHETA DELL’ANGITOLANO
Uno dei più importanti processi degli ultimi anni contro le cosche di ’ndrangheta degli Anello di Filadelfia, dei Bonavota di Sant’Onofrio, dei Lo Bianco-Barba di Vibo, dei Tripodi di Portosalvo (frazione di Vibo), della ’ndrina dei Cracolici di Maierato-Filogaso e di altre consorterie sia del Vibonese che del Catanzarese, che ha visto tra gli imputati figure eccellenti sia per quanto concerne la galassia criminale, visto che tra i primi figurano soggetti come Tommaso, Rocco, Giuseppe, Roberto e Giovanni Anello, che imprenditoriale, considerato che tra i secondi i fratelli Stillitani di Pizzo. A questi aggiungevano anche esponenti politici come Franco Tedesco, ex consigliere comunale di Vibo, Alessandro Teti e Giovanni Deodato, rispettivamente ex sindaco e consigliere comunale di Cenadi, e Bruno Cortese, ex consigliere comunale di Capistrano. Qui, l’articolo con l’esito di quel verdetto.
I GIUDICI IN SENTENZA: “LA COSCA ANELLO OPERANTE DAL 2004 AD OGGI”
Per quanto concerne l’esistenza dell’associazione mafiosa i giudici Angelina Silvestri (Presidente), Maria Giulia Agosti e Gian Marco Angelini (a latere) non hanno avuto dubbi evidenziando come le dinamiche criminali alla luce del narrato dei collaboratori di giustizia e tenuto conto dei vari dialoghi, alcuni dei quali assolutamente illuminanti sul punto, nonché la valorizzazione delle sentenze irrevocabili acquisite nel procedimento, “forniscono la prova certa dell’esistenza della cosca “Anello-Fruci” e della sua operatività nel corso degli anni, con ai vertici Rocco e Tommaso Anello, imperante nel territorio di Filadelfia e comuni limitrofi”. Il complessivo compendio probatorio ha, in particolare, confermato l’ultrattività della cosca e dunque la stabilità del vincolo associativo in epoca successiva al 2004 e fino all’attualità.
“IL CLAN ANELLO EVOLUTOSI NEL CORSO DEL TEMPO”
Non una cosca statica ma in costante evoluzione, che ha subito nel corso del tempo “un processo di rinnovamento, con l’ingresso di nuovi adepti e di nuove responsabilità associative di nuovi sodali, senza alcuna cesura con il passato”. Dirimenti ai fini della decisione, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, alcuni risalenti, altri recenti, che hanno contribuito a “disvelare la struttura organizzativa, i ruoli dei singoli associati, le dinamiche criminali e le cointeressenze economiche. Il contributo di ciascuno di loro – più o meno incisivo a seconda del ruolo rivestito all’interno delle rispettive consorterie – e stato rilevante.
Le intercettazioni hanno, poi, permesso di penetrare all’interno della consorteria criminale, di assistere “in presa diretta allo sviluppo delle dinamiche associative dell’organizzazione criminale in esame, di sentire dalla viva voce dei suoi membri le questioni e le problematiche che assorbono il gruppo o anche solo il racconto di avvenimenti o di vicende che in passato hanno riguardato il sodalizio o altri soggetti o consorterie con il primo entrati variamente in relazione”.
“UNA COSCA CON INTERESSI IN PLURIUMI SETTORI”
I giudici lametini spiegano nelle motivazioni della sentenza “Imponimento” come la cosca mafiosa Anello-Fruci abbia consolidato i propri interessi e ampliato il proprio ambito di operatività, estendendo le proprie mire illecite al settore boschivo e ai villaggi turistici e rafforzato fa propria autorità anche in territorio elvetico e tedesco, utilizzando il classico metodo di intimidazione correlato al controllo del territorio e delle attività economiche. E al riguardo in sentenza vengono menzionati “numerosi episodi di estorsione volti ad imporre ad imprenditori locali le ditte appaltanti per la realizzazione di lavori di edilizia, movimento terra e fornitura di materiali, sistematicamente individuate dai vertici della consorteria, è manifestazione inequivoca delie concrete modalità operative della cosca”.
Nello specifico il riferimento va alle vicende estorsive ai danni della società Meridiana Srl, impegnata nella realizzazione dei lavori sul cantiere per la costruzione di un punto vendita “Eurospin”’ ed anche l’ulteriore vicenda ai danni di Vincenzo Renda relativa “all’imposizione di aziende di fiducia di Rocco Anello per i lavori sul cantiere ove era in costruzione il “Resort Galia” sito a Pizzo Calabro”. In entrambi i casi le risultanze dibattimentali hanno rivelato come l’ingerenza di Anello da una parte e del gruppo dei Bonavota dall’altra “abbia progressivamente determinato l’estromissione di ciascun committente dal processo di scelta del contraente, inducendo gli imprenditori a subire passivamente gli equilibri mafiosi prestabiliti sul territorio e le imposizioni delle imprese selezionate dai vertici delle rispettive consorterie”.
“DAGLI ANELLO CONTROLLO SPREGIUDICATO SULLE IMPRESE”
Altro indice di quello che i giudici affermano essere un “controllo spregiudicato sulle attività economiche” si trae dalle modalità di conduzione di lavori e, in particolare, dalla “sconsiderata gestione di rifiuti da parte di società di fatto riconducibili a Rocco Anello preposte allo smaltimento dei materiali dai cantieri”, tant’è che la emergenze processuali hanno “accertato un sistema illecito che interessava siti naturali e che avveniva in modo sistematico ed organizzato in assenza di controlli e allo scopo di ottenere un risparmio sui tempi e i costi di smaltimento”. Un altro ambito in cui la consorteria è risultata particolarmente attiva è quello del settore boschivo ed anche in questo caso le risultanze dibattimentali “attestano la spartizione dei lotti boschivi tra le cosche di ‘ndrangheta degli Anello con quella degli lozzo e dei Bruno, come si desume chiaramente del narrato del collaboratore Salvatore Danieli e dagli esiti dell’attività captativa”.
IMPONIMENTO, LA COSCA ANELLO E “L’INGERENZA ASFISSIANTE SUGLI IMPRENDITORI”
Ulteriore forma dì manifestazione evidente del sodalizio è “l’accertata ingerenza, sempre da parte della cosca capeggiata da Rocco e Tommaso Anello, in relazione all’individuazione di imprese preposte alla fornitura di generi alimentari nel villaggio “Garden Resort”, di Pizzo di proprietà dei fratelli Franco ed Emanuele Stillitani, e l’imposizione del servizio di guardiania nel medesimo contesto turistico”.
E sempre nella stessa cornice di intimidazione diffusa assume rilievo secondo il Tribunale l’esplicita minaccia profferita da Rocco Anello all’indirizzo Emanuele Stillitani (“le fucilate li arrivano prima da Filadelfia che da Limbadi”), “evocativa di una forza intimidatrice derivante proprio dal vincolo associativo, capace di generare nel destinatario una forte percezione dì pericolo riconducibile alla presenza di due cosche di ’ndrangheta (quella di Anello di Filadelfia e quella di Mancuso di Limbadi)”.
I GIUDICI IN SENTENZA: “VITTIME ASSOGGETTATE FINO ALL’OMERTà”
Alle attività e ai metodi improntati all’intimidazione e alla sopraffazione conseguono in modo incontrovertibile le condizioni di assoggettamento e di omertà e al riguardo i giudici menzionano “l’atteggiamento passivo degli imprenditori committenti che accettavano senza opporsi il sistema di spartizione delle imprese evitando di denunciare gli episodi estorsivi subiti”.
IMPONIMENTO: “GLI ANELLO-FRUCI: UNA COSCA ARMATA”
Una cosca di ’ndrangheta, quella degli Anello-Fruci, con una disponibilità importante di armi, per come riferiscono i collaboratori di giustizia e il dato trova conferma nei reati fine accertati, aggravati dalla finalità agevolativa, e nelle numerose intercettazioni registrate nel processo Imponimento e riportate in sentenza. Al riguardo vengono definite emblematiche quelle tra Vincenzo De Nisi e Pasquale Rondinelli avente ad oggetto la custodia di una pistola presso la guardiola del villaggio turistico “Garden Resort”, concludono i giudici sul vincolo associativo.
Source link