“Riconoscere la Palestina”. Oggi contraria
La mozione è datata 27 febbraio 2015 e il testo è ancora disponibile sia sul sito della Camera che su quello personale di Giorgia Meloni. La presidente del Consiglio, allora, chiedeva il riconoscimento della Palestina. Un testo che venne bocciato dalla Camera, dove Fratelli d’Italia era all’opposizione. Tra i firmatari del documento, oltre alla premier che era la prima, anche Ignazio La Russa (attuale presidente del Senato), Edmondo Cirielli (viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale) e Fabio Rampelli (oggi vicepresidente della Camera). Dal governo Renzi – col ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – a oggi sono passati dieci anni ed è anche cambiata la posizione della presidente del Consiglio che, al contrario, ha bollato la recente decisione di Macron di riconoscere la Palestina – a cui è seguita l’analoga presa di posizione di Starmer – come “controproducente”, spiegando che “se qualcosa che non esiste viene riconosciuto sulla carta, il problema rischia di sembrare risolto, quando non lo è”.
Eppure, nel 2015, Meloni spiegava che “Fratelli d’Italia crede da sempre alla soluzione “due popoli, due Stati”. Siamo quindi favorevoli, a determinate condizioni di sicurezza per Israele, al riconoscimento dello Stato palestinese. Non so se l’Esecutivo riuscirà a comprendere quale sia il mandato che gli è stato attribuito dalla sua stessa maggioranza – proseguiva la leader Fdi -, ma fa sorridere amaramente che si dia tanta importanza ai futuri pronunciamenti del governo Renzi sulla questione israelo-palestinese quando lo stesso governo sta collezionando in politica estera solo figuracce”, facendo riferimento all’”assoluta incapacità di incidere sulla questione libica con i terroristi dell’Isis a pochi chilometri dalle nostre coste, la clamorosa esclusione della Mogherini dai negoziati tra Russia e Ucraina e l’incresciosa vicenda dei nostri maro”. La mozione sostenuta da Fdi chiedeva esplicitamente al governo di “sostenere la causa del dialogo diretto tra le parti coinvolte, anche promuovendo un più deciso intervento dell’Onu e dell’Ue, per giungere in tempi rapidi all’obiettivo del riconoscimento dello Stato palestinese nella condizione di reciprocità con Israele, quindi in accordo bilaterale, al fine di garantire la concreta realizzazione della pace, della sicurezza, della cooperazione e della prosperità sociale ed economica“.
Parole che adesso risuonano lontanissime. Dopo l’annuncio arrivato da Parigi, sono aumentate le pressioni sul governo rispetto al tema del riconoscimento della Palestina, mentre Gaza, di giorno in giorno, sprofonda sempre più nella catastrofe umanitaria, annichilita dalla carestia. Macron ha rotto il ghiaccio annunciando, primo tra i Paesi del G7, che la Francia avrebbe riconosciuto la Palestina a settembre, stessa data indicata da Starmer quasi a indicare un gioco di squadra tra Parigi e Londra. E lì era scattato il commento di Meloni che bocciava la scelta dell‘Eliseo. A rendere l’argomento diplomaticamente delicato si è aggiunta la Santa Sede che, nei giorni scorsi, attraverso il segretario di Stato Pietro Parolin, aveva replicato alle osservazioni della premier con queste parole: “Non è prematuro, noi lo abbiamo già fatto”. La posizione espressa dal cardinal Parolin mette in evidenza la differenza di vedute tra la Santa sede il governo italiano che sostiene come uno Stato palestinese vada prima costruito, e soprattutto attraverso un mutuo riconoscimento di Israele.
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