ricercatrice porta in tribunale l’Univpm e vince
ANCONA Ricorso accolto. Il concorso per assumere un professore ordinario all’interno della facoltà di Medicina va, in teoria, rifatto. È quanto deciso dai giudici del Tar che hanno annullato tutti gli atti impugnati da una ricercatrice anconetana che, nel 2023, aveva partecipato a un bando emesso dalla Politecnica delle Marche per ottenere il posto di docente ordinario, alla fine andato a una sua collega, di Cingoli. Erano solamente in due a partecipare per sostituire la loro professoressa, prossima ad andare in pensione.
Le acredini
Alla base del ricorso, proprio gli attriti che legavano la docente (primaria della Clinica) e la ricercatrice, tali – secondo la tesi degli avvocati Paolo Campanati e Michele Magistrelli – da minare «l’obiettività del giudizio» della Commissione, capitanata dalla futura pensionata.
Ad ogni modo, il Tar ha annullato il provvedimento con cui, nel gennaio 2024, il Senato accademico dell’Univpm ha espresso parere favorevole assunto sulla chiamata a professore ordinario della collega della ricorrente.
Ma andiamo ai fatti. La procedura per il concorso è stata aperta nel settembre del 2023. Al bando potevano partecipare solo i professori associati già in servizio nell’ateneo. Si erano presentate la ricorrente e la sua collega (poi vincitrice). A capo della Commissione, c’era la direttrice della Clinica in questione, con cui le candidate si erano già interfacciate nel corso della loro carriera accademica. Un motivo, questo, su cui hanno fatto leva i due legali. Fatto sta che, alla fine, il posto era stato ottenuto dalla “avversaria” di chi ha proposto il ricorso, prendendo l’incarico nel gennaio 2024. Per la ricercatrice esclusa ci sarebbe stata «una situazione di inimicizia tra lei e la professoressa», derivata alla contrarietà all’istituzione della figura del “senior professor”, che, di fatto, si sarebbe tradotta in una proroga dell’età pensionabile da cui sarebbe derivata una progressiva estromissione e marginalizzazione professionale della ricorrente dalle attività della Clinica.
Il quadro
Per il Tar, che ha considerato ogni elemento del ricorso, si è delineato un quadro «che avrebbe quantomeno suggerito l’inopportunità che nella Commissione di concorso fosse presente» la primaria «anche solo come semplice componente». La direttrice della Clinica, insomma, non avrebbe dovuto essere in Commissione. I giudici hanno rilevato «l’esistenza una situazione conflittuale esorbitante i normali limiti delle divergenze di opinioni nell’ambito del normale confronto dialettico in seno ad un organo collegiale». Una situazione di ruggine fortemente negata dalla primaria. Hanno resistito al giudizio l’Univpm, la direttrice della Clinica e la vincitrice del concorso.