Rete umbra boccia piano regionale contro la violenza: «Mischiate Codice rosa e benessere animale»
di Elle Biscarini
«Profonda preoccupazione» da parte della Rete umbra per l’autodeterminazione intorno al progetto ‘Umbria contro ogni genere di violenza’, presentato martedì 28 ottobre dalla giunta regionale.
Pur riconoscendo la necessità di un impegno istituzionale costante sul tema, la Rete contesta sia la visione politica del piano, sia le modalità con cui è stato elaborato. Secondo le associazioni, l’adozione della formula ‘ogni genere di violenza’ rischia di «neutralizzare la questione della violenza di genere», oscurando la specificità della violenza maschile contro le donne, che la Convenzione di Istanbul definisce una violazione dei diritti umani e chiede di affrontare con politiche basate sull’approccio di genere.
Le preoccupazioni nascono dall’accorpamento, nello stesso piano, di fenomeni molto differenti, dal Codice Rosa al benessere animale, dalla violenza informatica ai disturbi alimentari. Secondo le associazioni, questo «non arricchisce il discorso, ma lo confonde e lo svuota di senso», perché ognuno di questi ambiti richiede strumenti e competenze specifiche.
La Rete sottolinea anche l’assenza di riferimenti ai centri antiviolenza, ritenuti «il fulcro storico e politico» del contrasto alla violenza sulle donne, e l’assenza di una pianificazione economica adeguata. «La violenza maschile contro le donne è un fenomeno strutturale – si legge nel comunicato – e come tale richiede finanziamenti stabili e continuativi».
Le associazioni puntano il dito inoltre sulla mancanza di confronto con le realtà femministe e transfemministe che da anni operano sul territorio. L’iniziativa regionale, pur definita un «nuovo modello», secondo la Rete rischia di non valorizzare il patrimonio di esperienze e competenze maturato in Umbria negli anni passati.
Le associazioni chiedono quindi tavoli tematici permanenti sulle politiche di genere, per affrontare in modo coordinato temi come violenza, salute sessuale e riproduttiva, autonomia economica ed educazione alle relazioni.
Il richiamo, infine, al significato del 25 novembre, non una generica ricorrenza dedicata a ‘tutte le violenze’, ma la giornata «di lotta e denuncia contro la violenza patriarcale». L’invito alle istituzioni e alla società civile è quello di usare con consapevolezza termini come ‘genere’, ‘violenza’ e ‘salute’, perché «non sono neutri» e il loro utilizzo improprio «invisibilizza» il fenomeno al centro della mobilitazione femminista
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