resta il mistero su com’è morta Annamaria D’Eliseo
I risultati dell’esame autoptico su Annamaria D’Eliseo, la 60enne trovata morta il 15 luglio 2022 nella rimessa-garage della sua abitazione all’Iconicella, sono stati al centro oggi, 13 dicembre, della sesta udienza del processo in Corte d’assise, a Lanciano, per omicidio volontario aggravato. Imputato è il marito della donna, Aldo Rodolfo Di Nunzio, 72 anni, accusato di averla strangolata e di averne inscenato il suicidio. L’ex ispettore dei vigili del fuoco si proclama, invece, innocente, sostenendo che la moglie si sarebbe tolta la vita.
Il primo teste dell’accusa, rappresentata dal procuratore Mirvana Di Serio, è stato il medico legale Cristian D’Ovidio, che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Annamaria. La donna è deceduta per asfissia meccanica violenta, come ha ricordato D’Ovidio che, tuttavia, non fornisce certezze sui ‘mezzi’ del decesso. “Il solco sul collo è scarsamente compatibile con una sospensione completa da impiccamento – ha dichiarato in aula il medico legale – Quando avviene la sospensione completa di un corpo di peso superiore a 70 chili, come nel caso della signora, si hanno elementi, come la protrusione della lingua o la lesione delle cartilagini tiroidee, che non ho riscontrato”.
Piena compatibilità è stata riscontrata, invece, tra lo spessore del solco e quello del filo elettrico trovato accanto al corpo di Annamaria. L’orario della morte viene collocato tra le 13.20 e le 14, “a ridosso dell’intervento del 118 che ha provato a rianimare la donna, provocandole la frattura di due elementi costali contigui”. Sul collo sarebbero state rilevate escoriazioni compatibili, secondo D’Ovidio, con compressioni digitali che potrebbero essere state della stessa vittima per allentare il cappio del filo, in un tentativo estremo di sopravvivenza. Non sarebbero presenti ferite da difesa attiva o passiva.
La tesi del consulente della Procura è stata contestata dal consulente della difesa, il dottor Riccardo Di Tanna, che ha assistito all’esame autoptico. Di Tanna sostiene che la discontinuità del solco sul collo, che era molto più pronunciato nella parte anteriore, farebbe propendere più per l’ipotesi dell’impiccamento e colloca l’orario della morte tra le 12.30 e le 13.30.
Tra i testi ascoltati, anche il sindaco Filippo Paolini che ricevette la richiesta della dottoressa Francesca Cipollone per l’accertamento sanitario obbligatorio a Di Nunzio. “Conoscendolo da oltre 30 anni (Di Nunzio è stato anche candidato consigliere a sostegno di Paolini nelle elezioni comunali dell’ottobre 2021, ndc) l’ho chiamato dicendogli che doveva sottoporsi all’accertamento – racconta il primo cittadino – altrimenti avrei dovuto far intervenire la polizia locale. Dopo alcuni giorni ho chiesto com’era andata e mi è stato riferito che non c’erano i presupposti per un Tso”. Paolini ha inoltre raccontato che il 15 luglio 2022, giorno della tragedia, ricevette l’invito a pranzo da parte di Di Nunzio e della moglie. “Durante la settimana non pranzo, quindi ho rifiutato – dice Paolini – ma ho un grosso rammarico, se avessi accettato magari tutto questo non sarebbe successo”.
La prossima udienza è stata fissata dalla Corte (presidente Giovanni Nappi, a latere Maria Rosaria Boncompagni) al 31 gennaio 2025; in quell’occasione saranno sentiti i testi residui e, soprattutto, i due periti fonici, Cristian Franciosi per la Procura e Marco Perino per la difesa.
“Dall’esame autoptico non sono emerse certezze, neanche sull’ora della morte – commenta al termine dell’udienza di oggi l’avvocato Alberto Paone – Non esiste evidenza assoluta che si tratti di un suicidio per impiccamento o di un omicidio per strangolamento. Continua ad essere un processo indiziario: alcuni elementi si stanno chiarendo ma restano aperte diverse ipotesi”. “Il dato tecnico adesso diventa importante – aggiunge l’avvocato Nicola De Fuoco – ci attendiamo risultati importanti dall’esame dei consulenti fonici”.
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