Renzo Arbore: «Sono orgoglioso di aver inventato le “donne parlanti” in tv»
Io però ti riconosco anche l’aver introdotto un tema ancora più complicato dell’identità femminile: l’identità queer, o – più precisamente – quella en travesti. Nel bel mezzo della domenica pomeriggio, mentre dall’altra parte, su Rai 1, Corrado si presentava col suo ditone, tu ci hai portato le Sorelle Bandiera. Tanta roba!
«Presi come “vallette” le Sorelle Bandiera, il primo gruppo en travesti mai visto, e fu una grandissima novità, che diventò poi il pretesto per il carnevale di tanti italiani, di tanti bambini anche, che si travestirono da Sorelle Bandiera, e nacquero altri gruppi a loro imitazione».
A loro va riconosciuto il copyright di primo gruppo queer nella storia della televisione italiana. Il Vaticano vi diede problemi per questa cosa?
«Ma no. Perché erano molto eleganti. C’era grazia e non c’era niente di morboso, di volgare».
Parlando del tuo privato, ricordo questa storia con Gabriella Ferri, della quale non credo tu voglia parlare…
«Non è vero che non ne voglio parlare, perché Gabriella è stata molto importante nella mia vita, e io sono stato importante per lei. Gabriella è stata la prima ragazza romana che ho incontrato appena arrivato a Roma, è nata una storia importante. Eravamo molto giovani, molto brillanti, io le ho trasmesso un po’ delle mie conoscenze delle canzoni antiche, quelle del dopoguerra, e lei ha insegnato a me le canzoni romane. È stato un periodo della nostra vita molto bello anche da un punto di vista artistico, che è durato anche per un po’ ai tempi del Piper, quando lei ha cominciato con le canzoni che le avevo suggerito – Rosamunda, Solo me ne vo per la città… Le canzoni del dopoguerra, insomma. Quando mi disse: “Sai, mi vogliono scritturare alla Campanella e non so che canzoni fare, perché so solo quelle romane…”, le risposi: “Ci sarà un pubblico attempato”, allora si diceva così dei quarantenni, “e allora fai le canzoni della loro adolescenza”. Erano canzoni bellissime, quelle anche un po’ banali, ma molto carine. E infatti Gabriella poi le ha portate al successo, Dove sta Zazà e tutte le altre».
L’ultima donna, ma forse la più iconica, con la quale presumo tu avessi un buon rapporto: Raffaella Carrà.
«Raffaella ha debuttato con me in Speciale per voi, in bianco e nero. Ha ballato, è caduta e si è rialzata subito, da bravissima donna di spettacolo, come se niente fosse. Poi, alla radio mettevamo sempre i suoi dischi».
Anche i gay dovrebbero ringraziarti…
«Ho collaborato con tanti gay. Paolo Poli è apparso in televisione per la prima volta in Speciale per voi nel 1969. Uno degli spettatori gli chiese: “Ma tu che cosa sei?”. E lui rispose: “Non ti deve importare quello che faccio nel mio letto”… Intelligentissimo. Straordinario attore. Una persona meravigliosa».
Allora lo vedi che la mia teoria è giusta: tu hai contribuito a cambiare i parametri morali della radio e della televisione italiane. Hai la mia più sincera gratitudine. E a nome di tutta la comunità Lgbtqi+ devo rinnovare un grazie ufficiale: si può dire che se non avessi dato tu voce a queste donne, saremmo rimasti senza icone per tutto il ventesimo secolo…
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