Regionalismo, la Lega riapre la ferita: in Calabria Occhiuto frena e Orrico denuncia
L’Autonomia differenziata torna al centro della scena politica. I suoi passi fanno rumore nel pieno della campagna elettorale in Veneto, Puglia e Campania. Il dibattito, riacceso dalle pre-intese su materie non Lep (come gli interventi di Prociv in deroga, ndr) firmate al Nord, rimbalza immediatamente nel Mezzogiorno, spaventando, soprattutto, la Calabria, regione che più di altre avverte il peso di un divario strutturale rischiarato dal recente rapporto Bes dell’Istat. Quattro domini (Salute, Lavoro, Benessere economico, Qualità dei servizi) assegnano a questa terra l’ennesimo primato negativo. Tutto questo mentre il Sud continua a lottare per colmare distanze di decenni. Il timore di diventare periferia della periferia non è astratto ma riguarda ospedali già al limite, diritti sociali fragili, piccole comunità che chiedono servizi essenziali.
Il governatore, Roberto Occhiuto, da Bari aveva invitato alla prudenza, ricordando come «le pre-intese delle quali si parla in queste ore siano semplici accordi politici». Prima di trarre conclusioni, aveva anche detto, «sarà importante valutare nel merito le intese vere sulle materie non Lep, affinché non generino squilibri tra regioni del Nord e regioni del Sud». L’attenzione si concentra soprattutto sugli effetti che alcune competenze potrebbero avere sulla Sanità e sul coordinamento della Finanza pubblica: «Alcune regioni potrebbero utilizzare le risorse del riparto sanitario per pagare di più i medici o offrire loro una previdenza integrativa più conveniente. Tutto ciò comporterebbe una sperequazione rispetto alle regioni che non possono permetterselo».
La voce calabrese resta sospesa tra la prudenza istituzionale e la denuncia politica. La regione più fragile del Paese osserva con inquietudine un processo che rischia di ridefinire il patto nazionale senza considerare le condizioni di partenza.
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