Regionali, Pd vuole sbloccare domino candidati, attesa per Ricci
Roma, 28 lug. (askanews) – Sarà un lavoro che richiederà ancora settimane, probabilmente, quello necessario a comporre alleanze e candidature del centrosinistra alle regionali, ma la tappa significativa sarà quella di mercoledì, l’interrogatorio di Matteo Ricci per l’inchiesta sugli affidi del comune di Pesaro.
Nella visione di Elly Schlein tutto si tiene, il quadro va composto con una trattativa che tenga conto di un equilibrio complessivo con gli alleati e, soprattutto, con una visione molto chiara: l’alleanza più larga possibile, quel “campo largo” con cui si dovrà poi andare alle politiche. La vicenda marchigiana, però, è diventata la prima tessera del domino, sistemata quella – sperano al Pd – a cascata dovrebbero andare al proprio posto tutte le altre situazioni, sia pure con qualche settimana di ritardo.
Le Marche sono il primo passo, innanzitutto però Ricci era l’unico candidato certo fino alla scorsa settimana ed è tornato in discussione per l’inchiesta sugli affidi del comune di Pesaro ai tempi in cui era sindaco. Lui ha ottenuto il sostegno praticamente di tutti gli alleati, anche la segretaria Schlein lo ha pubblicamente appoggiato nel finesettimana. L’incognita resta Giuseppe Conte, i temi legati alle inchieste sono sempre delicati per M5s e l’ex premier ha detto di voler “valutare approfondiamente le carte”, cosa che in parte ha già potuto fare dal momento che Ricci gli ha mandato copia dell’avviso di garanzia in cui gli viene contestato di avere ottenuto un vantaggio in termini di consenso”, ma non di avere intascato denaro. Un distinguo che, si augura il candidato e anche il Pd, dovrebbe bastare a Conte.
Il via libera M5s a Ricci semplificherebbe la composizione anche nelle altre regioni. Vincenzo De Luca, racconta un parlamentare Pd, ha colto la palla al balzo dopo il parziale stop M5s al candidato Pd nelle Marche, per riaprire la discussione sul nome di Roberto Fico. In realtà, sono convinti in molti tra i dem, il presidente uscente vuole trattare condizioni più favorevoli: chiede l’indizione del congresso nella regione (il partito è attualmente commissariato), vuole candidarsi personalmente come consigliere nella lista civica che presenterà, pretende di essere coinvolto nella scelta di figure chiave della giunta.
Situazione ingarbugliata anche in Puglia, dove il candidato in pectore Antonio Decaro non vuole che ci siano i due “past-president” Michele Emiliano e Nichi Vendola, rispettivamente nelle liste Pd e Avs. Due presenze ingombranti, con le quali l’ex sindaco di Bari preferirebbe non dover fare i conti. Avs, però, non è intenzionata a tenere Vendola fuori dalle liste, considerando il valore aggiunto che porta in termini di voti. Su Emiliano si ragiona invece nel Pd: qualcuno ipotizza una norma interna al partito che escluda la candidatura di tutti gli ex presidenti, cosa che escluderebbe anche De Luca in Campania.
Ma si dovrà verificare la reazione di due mattatori assai poco abituati a sedersi in panchina.
Più semplice il quadro in Toscana, dove Eugenio Giani non sembra poter essere messo in discussione. Oggi alcuni esponenti locali M5s hanno fatto una dichiarazione per chiedere al Movimento di non allearsi col Pd, ma la coordinatrice regionale Irene Galletti ha invitato tutti alla “responsabilità”, chiedendo “rispetto delle regole condivise e non fughe in avanti”.
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