Basilicata

Reggio, il Pd rompe con il sindaco Falcomatà e prepara lo strappo

Il Caso Reggio: Oggi in consiglio comunale il documento di sfiducia contro il sindaco Falcomatà, il Pd non gli ha perdonato il rimpasto e il terremoto nelle partecipate. Tace l’opposizione. Sandro Principe lo difende: «A lui la guida della minoranza in Regione»


REGGIO CALABRIA – L’ultimo, ma solo in ordine di tempo, capitolo dello scontro tra il sindaco Falcomatà ed il suo partito, il Pd, prevede oggi un formale atto di sfiducia (un documento e non una mozione, sia chiaro) in seno al consiglio comunale allargato anche ad altri consiglieri di maggioranza. Succederà stamattina a Palazzo San Giorgio nel corso del consiglio comunale, convocato alle ore 8, dedicato all’avvio della procedura di decadenza del sindaco ormai divenuto consigliere regionale. In questa occasione spetterà al capogruppo del Pd, Giuseppe Marino leggere in aula il documento estremamente critico nei confronti del sindaco che riavvolgerà il nastro dei dissidi tra il primo cittadino ed il proprio partito nell’ultimo turbolento periodo che va dalle elezioni alle regionali al reset di giunta in cui Giuseppe Falcomatà ed il partito hanno deciso di dare fuoco alle polveri del loro dissing.

Nel documento a firma Pd e Rinascita Comune all’indice, in particolare, verrà messa l’ultima rimodulazione di giunta (ma anche in precedenti analoghe occasioni, il sindaco aveva scelto di agire motu proprio) che non solo non ha assolutamente rappresentato le scelte dei partiti e dei consiglieri di maggioranza, ma ha dimostrato di tradire gli impegni elettorali. Il riferimento diretto sarà alla scelta della già leader del centrodestra, l’ex azzurra Mary Caracciolo, per la guida del settore della cultura. Una decisione che getta discredito sulla coalizione di centrosinistra e che umilia il mandato dell’elettorato.

GIUNTA ‘SELFMADE’ E SOCIETÀ PARTECIPATE

Tra le altre contestazioni, oltre alla giunta selfmade, anche la volontà di andare per la propria strada decidendo di azzerare i vertici delle società partecipate del Comune e trasformandone gli assetti, passando dall’amministratore delegato all’amministratore unico per Castore ed Hermes. Una decisione presa a fine legislatura ed a scopi punitivi nei confronti dei due ad, Mazzotta e Mallamaci, che avevano fatto intuire che avrebbero supportato alle elezioni regionali non Giuseppe Falcomatà ma il suo ex amico e concorrente per Palazzo Campanella Giovanni Muraca. Insomma, chiarirà il documento in aula, il sindaco, impegnato a costruire il proprio partito personale ha deciso di ignorare la maggioranza che lo ha messo lì e votato, compreso il proprio partito e non vuol dare conto più a nessuno.

L’ATTO DI SFIDUCIA E IL NUOVO SCACCHIERE POLITICO

Per questo Pd e Rinascita Comune proveranno a dare al sindaco nel quale non si riconoscono più uno stop. Togliendogli la fiducia in consiglio. Un atto che sancisce la presenza di uno scacchiere politico nuovo, di un cambio di corsa a cui dovrebbero aggregarsi cespuglietti di maggioranza come i Dp e Red che al momento non hanno firmato il documento ma che domani potrebbero lasciare l’aula dopo la lettura del documento insieme a Pd e Rinascita. Un atto politicamente rilevante che potrebbe diventare ancora più di peso con il contributo dell’opposizione che, al momento, però, non appare pervenuta. Anche perché, e la cosa è valevole per tutti, il gettone di presenza di un consigliere comunale può valere fino a 3.450 euro mensili da oggi a maggio, periodo nel quale un consigliere resta sempre un consigliere ovvero con potere spendibile in vista di voto e campagna elettorale per le prossime comunali.

LA RIUNIONE DEI DISSIDENTI E LE PRESENZE SOTTO LA LENTE

Nel corso della riunione che domenica mattina ha partorito il documento erano presenti i consiglieri comunali del Pd, quelli di Democratici e Progressisti, il gruppo Red con Versace e Castorina, Giovanni Muraca, i consiglieri di Rinascita Comune (Bongani e Quartuccio) e alcuni dirigenti del Pd. 

All’incontro non è passata inosservata al fianco di “Rinascita Comune” la presenza di Domenico Mallamaci fino a sabato ad di Castore, ruolo che dovrebbe avere, almeno a norma di statuto, un profilo di terzietà. Alla riunione politica di domenica mattina Mallamaci vestiva già panni politici. Certo, si dirà, è tornato un libero cittadino ma con un’immediata collocazione politica. Un confine superato con troppa facilità e superficialità anche da Alex Tripodi, fino a sabato anche lui nel cda di Hermes e nella stessa giornata di sabato pronto a rimettersi i vestini di dirigente del Pd, così come è stato presentato, nel ruolo di neoassessore della giunta Falcomatà.


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