Reggeranno le barriere di protezione della democrazia Usa?
Le istituzioni democratiche americane hanno retto, anche se a stento, alla prima presidenza di Donald Trump. Resisteranno ancora? Nella campagna elettorale del 2024 Trump ha promesso deportazioni di massa e campi di detenzione, rappresaglie contro i suoi avversari politici, un giro di vite sul «nemico interno», e una drastica riduzione delle tutele del servizio civile per i lavoratori federali. Per realizzare queste politiche Trump afferma che sarà un «dittatore» almeno il primo giorno e continua a esprimere ammirazione per leader autoritari come il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro ungherese Viktor Orbán.
La questione cruciale per gli Stati Uniti è quindi se ci saranno meccanismi adeguati per evitare che i peggiori impulsi di Trump diventino misure politiche. Saranno sufficienti i meccanismi di check and balance che hanno protetto la democrazia americana dal 1787?
Anche se non abbiamo ancora modo di saperlo, è indispensabile concentrarsi su questa domanda fin da subito. Un Congresso controllato dai repubblicani sarà in grado di esercitare controllo? Trump non deve certo preoccuparsi di iniziative di impeachment, avvenute due volte con una Camera controllata dai democratici durante la sua prima presidenza. Invece, questo Congresso probabilmente vedrà vittorie decisive di Trump. È infatti difficile immaginare che i parlamentari repubblicani si opporranno al suo desiderio di lanciare deportazioni aggressive, sventrare le protezioni ambientali o indebolire le tutele del pubblico impiego.
Inoltre, l’ostruzionismo (che è problematico sotto molti aspetti) è l’unico strumento che i democratici del Senato hanno per ostacolare gli sforzi legislativi più estremi di Trump. Ma stando così le cose, ci sono buone ragioni per temere che i repubblicani al Senato cambino le regole per eliminare questo meccanismo, che di fatto richiede una maggioranza di tre quinti per tutte le leggi, e approvare l’intera agenda trumpiana. L’ostruzionismo non è previsto dalla Costituzione e nemmeno ha uno statuto federale. Ma è disciplinato dal regolamento del Senato, che può essere modificato a maggioranza semplice ed è già stato rivisto nel 2013 per eliminare l’ostruzionismo sulle nomine di giudici federali e funzionari di gabinetto.
Peggio ancora, mentre la prima amministrazione di Trump aveva molti funzionari di alto livello che hanno frenato alcuni dei suoi peggiori impulsi, questa sarà diversa. Molti ex consiglieri di alto livello si sono pubblicamente opposti alla rielezione di Trump. Tra cui, Mark Esper, che è stato segretario alla difesa, John Kelly, che ha diretto lo staff della Casa Bianca, e gli ex consiglieri per la sicurezza nazionale H.R. McMaster e John Bolton. Queste figure (l’elenco completo ne comprende decine) questa volta non faranno parte dell’amministrazione Trump, che si circonderà di lealisti convinti. Vale a dire, persone che lo agevoleranno anziché frenarlo.
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