Referendum su lavoro e cittadinanza per il centrosinistra vicentino

Una serata di confronto reale e civile: così si può riassumere l’incontro tenutosi il 3 giugno nella sede del PD di Vicenza, in via dell’Oreficeria, promosso dal centrosinistra cittadino con il titolo evocativo “Il voto è la vostra rivolta”. Tema: i cinque referendum popolari dell’8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza (in fondo i quesiti e le modalità del voto*). A organizzare l’appuntamento Luca Fantò, segretario del Psi vicentino, che si è ispirato a iniziative analoghe promosse da altre parti del Paese e che è stato affiancato da Corrado Battilana, nuovo segretario del PD cittadino e moderatore del dibattito. Tranne la CGIL con il segretario provinciale Giancarlo Puggioni erano assenti i sindacati, “tutti invitati” ha sottolineato Fantò.
In apertura, Fantò e Battilana hanno ribadito l’importanza di recarsi alle urne: «Chi vuole bloccare i referendum gioca sulla sfiducia, noi scommettiamo sulla coscienza civile di milioni di italiani». E nel vivo del confronto, articolato e intenso, si sono alternate voci competenti e rappresentative del pluralismo interno al centrosinistra.
Stratta (Giuristi Democratici): “Il referendum è ancora la voce del popolo”
L’avv. Michele Stratta ha offerto una ricostruzione giuridica e storica dei quesiti referendari, spiegando con rigore (e spirito didattico) le origini e la degenerazione normativa dell’art. 18, colpito prima dalla riforma Fornero, poi demolito dal Jobs Act. «Il quesito n.1 serve a restituire tutele effettive: reintegra in caso di licenziamento ingiusto e risarcimenti veri. Il Jobs Act ha trasformato il lavoratore in un costo liquidabile a forfait», ha affermato.

Boateng (Ass. Ghana Vicenza): “Chi sogna qui merita di decidere qui”
Mary Boateng ha commosso la platea raccontando, con forza e pacatezza, l’esperienza diretta di chi, pur integrato da decenni, non può ancora votare. Il quinto quesito, che propone di accorciare da 10 a 5 anni il requisito minimo di residenza per chiedere la cittadinanza, «non è una concessione, è giustizia», ha detto. Non viene toccato nulla dei criteri attuali (reddito, lingua, assenza di precedenti penali): si chiede solo di dimezzare l’attesa.
Rizzi (CGIL): “È una battaglia di dignità, non di nostalgia”
Esmeralda Rizzi, del dipartimento nazionale politiche di genere della CGIL, ha riportato la genesi dei referendum dalla manifestazione anti-Jobs Act del 2014 fino alla raccolta di milioni di firme: «Questo è un voto che chiede un nuovo equilibrio tra impresa e lavoro. Non è solo per chi lavora oggi: è per i figli dell’idraulico, del panettiere, per un futuro con meno paura e più diritti».
Scalabrin (Italia Viva): “Il dialogo resta la nostra forza”
Maurizio Scalabrin ha rappresentato la posizione articolata di Italia Viva: due sì, due no, uno libero. «Non tutto si risolve con l’abrogazione: il mondo del lavoro è cambiato e serve una riforma nuova, non il ritorno al passato», ha detto. Ma ha riconosciuto il valore simbolico del quesito sulla sicurezza: «Non posso personalmente accettare che si esca per lavorare e non si torni più».
Della Lucilla (AVS): “Un referendum contro il declino”
Nicolò Della Lucilla ha inquadrato i referendum come “anticorpi contro il declino demografico, sociale e civile dell’Italia”. Ha parlato di fuga dei giovani, salari stagnanti, precarietà endemica: «Ridare diritti significa ridare speranza. I referendum non sono nostalgici, sono una piattaforma per il futuro. Serve un nuovo patto tra lavoro e società».
Cortese (+Europa): “Il referendum parla dentro e fuori il palazzo”

Corrado Cortese ha lodato il valore culturale dei referendum: «Da Marco Pannella in poi sappiamo che sono un’arma democratica potente, che costringe la politica a guardarsi allo specchio. Il silenzio che circonda questa campagna è preoccupante: dobbiamo rovesciare la narrazione tossica e difendere il diritto al voto, anche con chi ha idee diverse».
Conclusione
Chiusa la serata, il segretario del PD Battilana ha ribadito l’adesione convinta ai 5 sì da parte del partito a livello provinciale e locale, richiamando l’attenzione su una necessità: «Costruiamo su questa base un’alternativa politica, partendo dal confronto, non dai veti. Questo è il centrosinistra che vogliamo».
I quesiti dei 5 referendum e le modalità del voto
I referendum dell’8 e 9 giugno 2025: cosa chiedono i quesiti?
I quesiti referendari sono cinque. Quattro di questi riguardano modifiche alla normativa sul lavoro, mentre uno interviene sui requisiti per l’ottenimento della cittadinanza italiana.
Vediamo nel dettaglio cosa propone ciascun quesito:
Quesito 1 – Stop ai licenziamenti illegittimi senza reintegro (Jobs Act)
Il D.Lgs. 23/2015, attuativo del Jobs Act, ha introdotto il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti per i lavoratori che rivestono la qualifica di operai, impiegati o quadri assunti a partire dal 7 marzo 2015. La regola generale è che, in caso di licenziamento giudicato illegittimo, al lavoratore spetta una tutela prevalentemente indennitaria. Il reintegro nel posto di lavoro è previsto solo in casi gravi e specifici.
Il referendum chiede di abrogare integralmente il D.Lgs. 23/2015. Se il SÌ vince, l’intera disciplina dei licenziamenti introdotta dal Jobs Act verrebbe cancellata con l’applicazione di un unico regime sanzionatorio, cioè quello previsto dall’art. 18 dello Statuto dei lavoratori e dall’art. 8 della L. 604/1966, per i lavoratori assunti sia prima sia dopo il 7 marzo 2015.
Se vince il NO, resta in vigore la disciplina attuale.
Quesito 2 – Più tutele per licenziamenti nelle piccole imprese
Per i lavoratori assunti prima del 7 marzo 2015 in aziende che occupano fino a 15 dipendenti, la legge prevede che, in caso di licenziamento illegittimo, il datore di lavoro sia condannato a pagare un’indennità che non può superare le 6 mensilità. Il giudice non può riconoscere un importo superiore.
Il quesito propone di abrogare parzialmente la legge, non toccando il limite minimo dell’indennità (2,5 mensilità).
Se il SÌ vince, verrebbe rimosso il tetto massimo di sei mensilità per l’indennizzo dovuto in caso di licenziamento illegittimo. Il giudice acquisterebbe la discrezionalità di determinare l’ammontare dell’indennità tenendo conto di vari fattori (ad es., anzianità di servizio del lavoratore, dimensioni dell’impresa), senza essere vincolato a un limite massimo predefinito.
Se vince il NO, la situazione attuale non cambia.
Quesito 3 – Stop ai contratti a termine senza causale
La legge vigente consente ai datori di lavoro di stipulare contratti di lavoro a tempo determinato e di prorogarli o rinnovarli fino a 12 mesi, senza dover specificare una ragione giustificativa (la causale). La causale è richiesta solo se si superano i 12 mesi (fino al limite massimo di durata di 24 mesi).
Il quesito mira ad abrogare parzialmente gli artt. 19 e 21 del D.Lgs. 81/2015 che permettono l’apposizione di un termine al contratto e la sua proroga o rinnovo fino a 12 mesi senza causale e, per quelli di durata superiore, sulla base di una giustificazione individuata dalle parti (anche se non prevista dalla legge né dai contratti collettivi).
Se il SÌ vince, l’obbligo di indicare una causale giustificativa verrebbe esteso a tutti i contratti a termine, anche per durate inferiori ai 12 mesi e diventerebbe necessario il riferimento, per tutti i contratti a termine, soltanto alle causali previste dalla legge o dai contratti collettivi. Se vince il NO, rimane in vigore la disciplina attuale.
Quesito 4 – Sicurezza negli appalti: responsabilità estesa del committente
La legge prevede la responsabilità solidale tra il committente (chi affida i lavori), l’appaltatore (chi li esegue) e gli eventuali subappaltatori per i danni subiti dai lavoratori a causa di infortuni sul lavoro. La norma contiene un’importante eccezione: la responsabilità solidale è esclusa per i danni che sono conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.
Il quesito propone di abrogare la clausola di esclusione della responsabilità solidale. Se il SÌ vince, l’eccezione verrebbe cancellata. Di conseguenza, il committente diventerebbe responsabile in solido con l’appaltatore e subappaltatore per tutti gli infortuni dei dipendenti sul lavoro, anche quando l’infortunio deriva da rischi specifici legati all’attività propria dell’appaltatore o del subappaltatore. Se vince il NO, rimane in vigore l’attuale disciplina.
Quesito 5 – Cittadinanza italiana: meno anni di attesa per stranieri residenti
Il referendum sulla cittadinanza propone l’abrogazione parziale dell’art. 9 della L. 91/1992, per ridurre da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter presentare la domanda di cittadinanza (come originariamente previsto dalla L. 91/1992). Gli altri requisiti, invece, restano inalterati. Abbiamo già parlato del quesito sulla cittadinanza qui.
Guida pratica al voto
I seggi elettorali saranno aperti domenica 8 giugno 2025, dalle ore 7:00 alle ore 23:00 e lunedì 9 giugno 2025, dalle ore 7:00 alle ore 15:00. Possono votare tutti i cittadini italiani che abbiano compiuto il 18° anno di età entro l’8 giugno 2025 e che siano iscritti nelle liste elettorali del proprio Comune di residenza. Per poter votare, gli elettori devono presentarsi al proprio seggio elettorale muniti di un documento di identità valido (carta d’identità, passaporto, patente di guida, o altro documento di riconoscimento con fotografia rilasciato da una pubblica amministrazione) e della tessera elettorale personale.
All’elettore verranno consegnate cinque schede, una per ciascun quesito referendario. Il voto si esprime su ogni scheda, tracciando una X sulla casella del SÌ, se si desidera abrogare la norma oggetto del quesito, o del NO, se desidera mantenere in vigore la norma oggetto del quesito.
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