Umbria

Referendum cittadinanza, in Umbria coinvolti anche 5mila minori


di Daniele Bovi

Ridurre da dieci a cinque anni il requisito di residenza per ottenere la cittadinanza italiana. È essenzialmente questo il cuore del quinto e ultimo referendum sul quale gli italiani saranno chiamati a esprimersi domenica e lunedì. Dopo quelli relativi al primo, secondo, terzo e quarto quesito – tutti attinenti al mondo del lavoro – si conclude con quello dedicato al quinto la serie di approfondimenti dedicati da Umbria24 ai temi al centro della consultazione.

Cosa cambia Secondo la legislazione attuale uno straniero maggiorenne extracomunitario può richiedere la cittadinanza italiana per naturalizzazione dopo 10 anni di residenza legale e continuativa in Italia. Il quesito (scheda gialla) propone di abrogare le parti dell’articolo 9 della legge 91 del 1992 che stabiliscono questo termine, con l’effetto di ridurre da 10 a 5 anni il periodo di residenza necessario per presentare la domanda di cittadinanza. 

Perché sì Se i primi quattro quesiti sono stati promossi dalla Cgil, il quinto è stato invece lanciato da +Europa, Possibile, Psi, Radicali, Rifondazione comunista e molte associazioni della società civile. Ridurre il periodo di residenza per i sostenitori del Sì favorirebbe l’integrazione di coloro che vivono stabilmente in Italia, e risponderebbe anche alle esigenze demografiche del paese, ormai afflitto da bassa natalità e invecchiamento della popolazione; con la vittoria del Sì l’Italia si allineerebbe poi agli standard europeo, dove molti Paesi prevedono tempi di residenza inferiori per la concessione della cittadinanza. 

Perché no Per il fronte del No o dell’astensione, invece, dimezzare il periodo di residenza comprometterebbe l’effettiva integrazione: per i contrati, infatti, cinque anni sarebbero troppo pochi per acquisire una piena conoscenza di lingua, cultura e leggi italiane. Tre le motivazioni per il No poi anche la possibilità che aumentino le richieste di cittadinanza, mettendo così sotto pressione l’amministrazione pubblica. 

I beneficiari Secondo i calcoli della Svimez – l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno – in Umbria i potenziali beneficiari della riforma referendaria sono complessivamente 26.001, di cui 4.842 minorenni. Nella provincia di Perugia i beneficiari stimati sono 20.755, mentre a Terni se ne contano 5.246. 

Le proiezioni Numeri significativi se si tiene conto delle proiezioni demografiche: secondo le stime, la popolazione umbra tra 0 e 18 anni passerà da 126.963 nel 2025 a 102.647 nel 2035, con un calo del 19,2 per cento, il più marcato tra le regioni del Centro. In questo contesto, i minori stranieri rappresentano una componente crescente. Nei Comuni umbri con piccole scuole statali (meno di 125 alunni), la quota di alunni stranieri varia tra il 10 e il 19 per cento. Nei restanti comuni, l’incidenza si attesta tra il 5 e il 9 per cento. I migranti soggiornanti di lungo periodo rappresentano tra il 50 e il 69 per cento del totale, mentre i minorenni stranieri incidono per una quota compresa tra il 19 e il 26 per cento.

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