Basilicata

“Recovery Sud”: la rete dei sindaci meridionali che sfida il Governo sul Pnrr

Davide Carlucci (Recovery Sud): il Sud unito chiede al Governo gestione efficace del Pnrr per superare i divari storici, vigilando sull’uso dei fondi e sul rispetto delle quote.


Intervista a Davide Carlucci, ex Sindaco di Acquaviva delle Fonti per un decennio, dal 2013 al 2023. Carlucci riveste attualmente un ruolo cruciale come Presidente della Rete dei Sindaci “Recovery Sud”, un’iniziativa che raccoglie centinaia di primi cittadini del Mezzogiorno.

Sei stato Sindaco di Acquaviva delle Fonti, rinomato comune pugliese, e sei Presidente di una importante Rete di Sindaci del Sud Italia, Recovery Sud, a cui hanno aderito centinaia di Sindaci e che è nata per stimolare il Governo su una rapida ed efficace gestione dei fondi Pnrr. Se ho capito bene questa rete nasce più per avanzare proposte che per manifestare proteste. Se così fosse sarebbe già una piccola rivoluzione compiuta, in una macro regione (come il sud Italia) in cui è davvero difficile fare squadra e collaborare per avanzare proposte di soluzioni piuttosto che associarsi per denunciare le cose malfunzionanti. È così? A Te la parola…

La nostra rete, la prima nella storia d’Italia, è nata nel 2021, quando è stato varato il Pnrr. Da un lato perché il Sud deve fare squadra in difesa dei suoi interessi, cosa che succede molto di rado. E dall’altra per chiedere di ottenere le risorse necessarie a superare i divari storici. In base ai parametri europei al Mezzogiorno spettava una quota superiore di finanziamenti, pari al 68 per cento. Non si è arrivati a questo ma si è riusciti comunque a ottenere una percentuale del 40, superiore al 34, che era quella che si pensava inizialmente di destinare.

LE PRIORITÀ DEI SINDACI MERIDIONALI PER IL PNRR

Ora i sindaci chiedono di vigilare affinché quella quota venga rispettata. E pongono tre questioni: che non si utilizzino i fondi di coesione per finanziare il RearmEu, che si realizzino le opere previste (e le amministrazioni meridionali, nonostante le difficoltà e le carenze di organico, stanno rispettando i cronoprogrammi) e che si diano ai Comuni le risorse necessarie per gestire gli asili nido e le altre infrastrutture, sociali e non, che saranno finanziate con il Pnrr.

Se ho capito bene i Comuni stanno spendendo bene i fondi del Pnrr nonostante la loro ormai cronica carenza di risorse umane e finanziarie? E ci stai dicendo quindi che qualora non dovessimo come Italia riuscire a spendere appieno i fondi del Pnrr non sarà responsabilità dei Comuni né tantomeno dei Comuni meridionali? In altre parole ci vuoi dire che i Comuni del sud Italia sono proiettati a un nuovo protagonismo istituzionale consapevoli che il loro lavoro può cambiare il destino del Mezzogiorno e per tanti versi anche quello dell’intero Paese?

Naturalmente ci sono situazioni diverse da caso a caso. Ma in generale i Comuni stanno facendo un grande lavoro, forse perché quelle risorse sono molto preziose, per gli amministratori. Come stazioni appaltanti vanno a rilento altri enti, in particolare, a quanto sembra, quelli che dipendono dal ministero dei Trasporti, che forse vede piuttosto come priorità la realizzazione del ponte sullo Stretto. Non vorrei enfatizzare troppo, ma credo che in molti casi nei sindaci questa consapevolezza di cui parli ci sia.

Non quanto auspicavamo noi quando nacque la nostra rete: allora pensavamo che intorno al Recovery Fund potesse svilupparsi una mobilitazione dal basso dei Comuni e delle comunità, capace di liberare le energie positive liberate in questi anni da un Sud molto più reattivo e desideroso di crescere ed emanciparsi di come lo dipingano i media. Avevamo elaborato un “libro bianco” con tutte le nostre proposte, sperando che il governo Draghi capisse e approfondisse l’ascolto dei territori. Invece si è scelto un approccio top-down che ha fatto calare dall’alto progetti che non sempre erano quelli che la società civile meridionale riteneva potessero essere determinati per generare uno sviluppo endogeno decisivo.

A Pnrr realizzato avremo molte piazze riqualificate, diversi asili nido in più e qualche opera infrastrutturale di rilievo. Ma non ci sarà, per esempio, quella spinta che avrebbe potuto far decollare quelle aree produttive che sole possono invertire la china della fuga, costante e inesorabile, della manodopera qualificata e dei giovani laureati.

Perché secondo Te i Governi non hanno la propensione a “governare Insieme” ai Comuni il territorio nazionale? Perchè decidono di operare scelte calate e imposte dall’alto piuttosto che elaborate ascoltando le associazioni di categoria (Anci, Asmel, Ali, ecc.) o le reti di comuni (come Recovery sud). Cosa manca al sistema politico italiano per considerare prioritarie e necessarie le istanze che provengono dai territori? Non c’è fiducia? C’è pregiudizio? Mancano i partiti di una volta che sapevano fare da cinghia di trasmissione tra le istituzioni dello Stato? Manca la conoscenza dei territori da parte dei politici parlamentari e di governo? Cosa manca?

In parte è perché manca quella cinghia di trasmissione a cui facevi riferimento. Poi ormai si è consolidata l’idea che i Comuni siano il girone di promozione della politica e i sindaci giocatori su cui si può scaricare qualsiasi grana perché tutto possono sopportare nella speranza di un passaggio di serie. Se mancano le risorse, cosa si taglia? I trasferimenti alle amministrazioni periferiche. In alcuni casi, come per le energie rinnovabili, si ha la sensazione che siano più forti le lobby (che tra l’altro finanziano i partiti) delle comunità, anche quando queste si uniscono. La riforma che ha ridotto il numero dei parlamentari ha accentuato questo distacco. È chiaro che è difficile fare sintesi fra le istanze di tanti campanili.

RECOVERY SUD: LA MANCANZA DI ASCOLTO DEI TERRITORI DA PARTE DEL GOVERNO

Ma ci sono esigenze comuni che andrebbero considerate. Tutti i Comuni, soprattutto al Sud, hanno bisogno di strade migliori, di zone produttive meglio infrastrutturate e più attrattive, di alloggi a prezzi calmierati per famiglie sempre più impoverite, di spazi verdi più vivibili. Un altro aspetto importante è la polarizzazione: le politiche nazionali guardano soprattutto ai capoluoghi e ai grandi centri, non comprendendo che è la provincia, anche a causa di queste tendenze centralistiche, a svuotarsi e a precipitare verso la marginalità.

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