Scienza e tecnologia

Recensione Ravenswatch: il roguelike delle fiabe dark con Cappuccetto Rosso, Aladino e altri eroi magici



Non sono più riuscito a trovare un roguelike che mi prendesse come Hades o Dead Cells. Anzi, in tutta sincerità, quest’anno TMNT Splintered Fate mi ha sorpreso, ma più per il fatto che si potesse giocare in cooperativa locale, piuttosto che sull’innovazione. Poi è spuntato Ravenswatch. E sapete? Mi è proprio piaciuto.

Sono convinto che per la maggior parte di voi risulterà un nome del tutto nuovo, ma dietro ci sono gli sviluppatori di Curse of the Dead Gods, un altro esponente noto sulla scena. Se apprezzate il genere, le fiabe dark, la caratterizzazione dei personaggi e la versatilità di un’esperienza tanto bella da soli che in compagnia, vi invitiamo a rimanere con noi: ne varrà la pena.

Scheda videogioco

  • Publisher
    Nacon
  • Sviluppatore
    Passtech Games
  • Genere
    Roguelike
  • Numero giocatori
    1 (Locale) | 4 (Online)
  • Lingua
    Testi in italiano
  • Disponibile su

Ravenswatch è un po’ diverso dai soliti roguelike. Ogni partita è suddivisa in tre atti principali, ognuno con una durata prestabilita di 15 minuti. In questo tempo, i giocatori devono esplorare una mappa ricca di attività: sconfiggere nemici, raccogliere reagenti, aprire forzieri e completare missioni secondarie.

La gestione del tempo è cruciale: al termine dei 15 minuti, ci si scontra con il boss di ogni atto, e arrivare impreparati significa quasi certamente la sconfitta. L’alternarsi di giorno e notte aggiunge poi un ulteriore livello di strategia, modificando le abilità di alcuni personaggi. È una formula che premia l’ottimizzazione delle risorse, oltre al lavoro di squadra quando si gioca in cooperativa, che purtroppo è solo online.

La vera forza del titolo risiede nella caratterizzazione dei suoi nove eroi, ciascuno ispirato ai personaggi delle fiabe, reinterpretati però in chiave dark. Abbiamo Cappuccetto Rosso, che alterna la sua forma umana di giorno a quella di lupo di notte, o Geppetto, il mio preferito, che evoca burattini in grado di combattere al suo fianco, con un approccio strategico che prevede il loro posizionamento e le eventuali spinte che il falegname può dare ai suoi “figli” con il proprio martello, così da direzionarli.

I combattimenti divertono, sono dinamici, viscerali, con i nemici spinti da schemi comportamentali ben leggibili, ma che spesso giocano sulla quantità. Ogni personaggio dispone di un set di abilità uniche, e durante la partita può essere ulteriormente personalizzato tramite i talenti, che modificano e potenziano le abilità base, rendendole più efficaci o persino trasformandole.

Questo sistema ricorda vagamente quello del MOBA di Blizzard, Heroes of the Storm, aggiungendo profondità alla progressione e garantendo che ogni partita possa essere affrontata con approcci diversi. È un elemento che brilla soprattutto in multiplayer, dove la sinergia tra le abilità dei vari personaggi è premiata.

Ovviamente alla morte si perde tutto ciò che si è accumulato, tranne il punteggio, che contribuirà a far accrescere il rango dell’eroe portato in partita, sbloccando così via via nuovi talenti, alcuni decisamente vitali per poter far funzionare bene certe build.

Il rango dà accesso anche alla storia dei singoli eroi, pochi testi che comunque sono ben scritti e reinventano il background narrativo delle varie fiabe.

Se da una parte abbiamo delle basi solide, che cambiano a seconda che lo si giochi da soli o in compagnia, dall’altra abbiamo della ripetitività di fondo nella quale il gioco incappa. Per quanto Ravenswatch abbia dalla sua una buona varietà derivante dai personaggi, perché ogni eroe funziona in maniera completamente diversa uno dall’altro, c’è da dire che ci si aspettava più assortimento dalle situazioni.

Per dire, le missioni secondarie, sebbene indispensabili per ottenere talenti potenti, sono sempre le stesse. Ad esempio, nella prima mappa bisogna aiutare un cittadino a costruire la sua casa, mentre nella seconda si tratta di salvare Sinbad rapito da un ciclope. Ecco, da questo punto di vista mi aspettavo qualcosina in più che potesse rendere più imprevedibile l’algoritmo, o quantomeno più vario.

Un altro aspetto che non convince del tutto è l’ambientazione. Per carità, sono ben realizzate, ma manca quel livello di dettaglio toccato dagli eroi. I paesaggi appaiono talvolta un po’ spogli, peccando di quel tocco in più presente appunto nei personaggi. E mi sento di non essere stato abbastanza esplicativo su quanto fantastici essi siano.

La cosa che mi è piaciuta molto, e che sono sicuro piacerà anche a voi, è come ogni eroe sia completamente diverso anche nello stesso archetipo. Il guerriero Beowulf, pur essendo un combattente da mischia feroce e poderoso, è completamente diverso da Aladino, che usa la sua sciabola ma è incentrato più sull’accumulo delle risorse e sul posizionamento.

Posso dirlo? Sebbene Geppetto rimanga il mio preferito, mai come questa volta mi è risultato difficile trovare il più divertente, anzi, ho proprio sentito l’esigenza di variare perché sono tutti ben confezionati, e perché il gameplay cambia.

Scegliendo il Pifferaio Magico, ad esempio, il gioco si muta in una sorta di sparatutto a volo d’uccello, ed è davvero spassoso.

È bello poi vedere come i vari eroi funzionano tra di loro in multiplayer, anche se purtroppo il codice di rete non lavora molto bene, o meglio, pare essere il matchmaking il problema: alle volte funziona e talvolta fallisce nel far partire le partite o causa disconnessioni improvvise, senza possibilità di rientrare, almeno su PS5. Questo è un peccato, dato che il crossplay tra PC, Xbox e PlayStation è implementato, rendendo potenzialmente ampia la base di giocatori.

Ed è un peccato perché, quando il multiplayer funziona, l’esperienza è decisamente coinvolgente, ed è anche diversa dal gioco in solitaria. La difficoltà si adatta al numero di giocatori, con nemici più resistenti che richiedono una forte cooperazione per essere sconfitti. Giocare in gruppo aggiunge una dinamica unica, più strategica, in cui bisogna agire insieme e mai da soli.

Prima di passare al verdetto, vi informiamo che il gioco è disponibile solo in formato digitale su PC al prezzo di 24,99€ e su PS5, PS4 e Xbox a 29,99€. Una versione per Nintendo Switch è prevista per il prossimo anno.

La chiave per questa recensione è stata fornita da Nacon, che non ha avuto un’anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.

Giudizio Finale

Ravenswatch

Ravenswatch è un roguelike di qualità, tanto godibile da giocare da soli, quanto sfidante da assaporare in cooperativa, quando il matchmaking non fa le bizze. Peccato per un assortimento di situazioni non eccezionale, che gli impedisce di entrare nell’olimpo del genere, ma non fatevelo sfuggire nel caso siate ghiotti del genere.

Pro

  • Superba caratterizzazione dei personaggi
  • Gameplay solido, talenti ben studiati
  • Bello sia da soli, che in coop

Contro

  • Il matchmaking fa fatica
  • L’assortimento di situazioni poteva essere più ricco
  • Ambientazioni un po’ spoglie

Giorgio Palmieri

Giorgio Palmieri
Da oltre 10 anni scrive sulle pagine del network di SmartWorld. Adora la tecnologia come Winnie The Pooh con il miele. Ama scrivere di videogiochi e si occupa di info-commerce, ed è anche particolarmente bello. Almeno, così dice sua madre.

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