Re Carlo in Vaticano con Camilla. Lei in nero (per motivi di protocollo), lui deciso a puntare su diagolo e preghiera. Intanto il nuovo scandalo sul fratello Andrea infuria sui giornali britannici
L’arrivo a Ciampino mercoledì sera, il soggiorno a Villa Wolkonsly, sede dell’ambasciata del Regno Unito in Italia, in attesa del gran giorno, giovedì quando, dopo 500 anni, il re britannico si è unito a Papa Leone per una preghiera ecumenica nella cappella Sistina. Carlo III cerca di mettersi alle spalle gli scandali generati dalle dubbie frequentazioni del fratello Andrea che stanno scuotendo la monarchia nel profondo e rimpiendo le pagine dei giornali britannici e veste gli abiti sobri e credibili del capo di Stato e della Chiesa d’Inghilterra.
L’obiettivo della visita alla Santa Sede è quello di ricucire i rapporti strappati nel 1534 dalla furia di Enrico VIII, stufo di pagare il suo prezzo alla Chiesa, pronto ad infrangere le regole per divorziare dalla moglie cattolica (spagnola) per scegliere l’inglese Anna Bolena, che con lui condivideva una visione diversa della fede, voleva che si smettesse di recitare la messa in latino per parlare ai fedeli in inglese e soprattutto, non voleva nessuno, tanto meno Papa Clemente VII, a fare ombra sopra la sua stessa corona: lui era il capo supremo col rapporto diretto con dio.
Carlo III e Camilla, ciascuno con un divorzio alle spalle, hanno attraversato la piazza antistante San Pietro per poi entrare nella Biblioteca Apostolica Vaticana per chiudere un capitolo che aveva sancito una divisione che sembrava incolmabile. “Adesso preghiamo” avrebbe detto il Santo Padre ai suoi ospiti dopo le foto di rito, a rendere indimenticabile questo momento. Dialogo, pace e preghiera: questa la formula per trasformare un atto di fede in una potente azione di diplomazia ed esercizio di tutto quel Soft Power che le due istituzioni, rappresentate dai due uomini, possono rappresentare.
“Che bello essere qui” avrebbe detto Camilla scendendo dalla Bentley di Stato che accompagnava la coppia verso il tappeto rosso con lo stemma dei Windsor adagiato per condurli al cospetto di Leone XIV. “Good morning, welcome” avrebbe scandito il papa americano davanti al sovrano britannico per rompere il ghiaccio su un terreno comune ed accogliere i suoi ospiti, che avevano dovuto rimandare questa visita per via delle condizioni di salute di Papa Francesco.
“Sua Santità – lo ha guardato Carlo III – è un tale piacere incontrarLa, se posso dirlo. Lei è così gentile a riceverci”. Lo scambio di doni tradizionale, la stretta di mano con il segretario di stato, Cardinale Pietro Parolin e le foto di rito, in piedi, Carlo III alla sinistra del Papa e Camilla sul lato opposto, in nero come le regine non cattoliche alle quali non è consentito il “privilegio” del bianco davanti al papa, con la tiara di piume e foglie, senza diamanti, la mantella di Philip Treacy e la spilla a forma di croce appartenuta a Elisabetta II.
Non serve essere credenti per capire la portata storica di questo incontro, organizzato nell’ambito delle celebrazioni del Giubileo dedicato ai “Pellegrini della Speranza”, al cammino di fede e di rinnovamento spirituale. Come ogni pellegrino, anche re Carlo III ha preso la sua strada verso Roma per pregare insieme al Papa in un servizio ecumenico unico, sotto agli affreschi di Michelangelo, con un tema particolarmente caro al sovrano, che ne ha fatto una battaglia della vita: la cura per il creato.
Proteggere la natura e preoccuparsi dell’ambiente nei canti latini e nelle preghiere in inglese: un invito a nozze per il re precursore della necessità di sensibilizzare il mondo sul valore profondo di queste tematiche care anche al Papa, anche se non ha potuto accettare l’invito del presidente brasiliano Lula a partecipare alla prossima edizione di COP 30, a Belem. La sostenibilità e l’ambiente sono state anche al centro della riflessione seguita in Sala Regia, mentre Camilla salutava i membri del coro che hanno accompagnato la funzione; voci bianche arrivate dalla Chapel Royal di sua Maestà a St James e dalla cappella di San Giorgio a Windsor, che si sono mescolate con quelle della Cappella Sistina.
Carlo III aveva già incontrato tre papi, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I, ma mai si era unito a loro in preghiera, mai si era raggiunta una condivisione così profonda nel dialogo interreligioso. E tutto questo sarà sancito dall’atto più simbolico, che resterà a ricordare questa giornata: Carlo III, nel pomeriggio, presso la basilica di San Paolo Fuori le Mura riceve un titolo onorifico ad personam, “Royal Confrater” ed uno scranno donato dai monaci benedettini, con lo stemma reale ed il motto latino: “Ut unum sint”, affinché siano una cosa sola, dal capitolo 17 del Vangelo di San Giovanni. Quello sarà il luogo dove accogliere tutti i futuri sovrani d’Inghilterra in segno di ospitalità ed accoglienza ecumenica.
Allo stesso modo, Papa Leone XIV sarà Papa Confrater nella cappella di San Giorgio a Windsor; il primo nella storia.
“Fede e diplomazia possono procedere insieme”, per dirla con le parole del Console Onorario di San Marino a Londra, Maurizio Bragagni, che per l’occasione ha organizzato una visita in Vaticano di una delegazione membri del parlamento britannico. Re Carlo III era accompagnato dal Segretario degli Esteri Yvette Cooper, perchè, alla fine, tutto si tiene e la politica scorre tra le righe, anche della fede.
Source link