Piemonte

Ravinale “Il campo largo è fondamentale subito, il Pd ha dato grandi segnali”


La destra al potere, quella che taglia i fondi per il welfare e le borse di studio ma paga festival ideologici come il Samsara Fest, che risponde alle istanze sociali con la repressione, preoccupa Alice Ravinale, avvocata, consigliera regionale di Avs e segretaria piemontese di Sinistra Italiana. Ecco perché il suo partito da tempo lavora per tessere un’alleanza tra Pd e Movimento 5 Stelle, affinché per le comunali del 2027 anche su Torino nasca un campo progressista come quello che a Genova ha portato all’elezione della sindaca Silvia Salis. «Sono convinta che la coalizione rappresentata in Piemonte dai Marrone, dalle Montaruli e dai Delmastro, sia sempre più aggressiva e pericolosa. Abbiamo visto gruppi di destra manifestare contro la moschea in Barriera di Milano e marciare in nome di una sicurezza che mira ad escludere e a colpevolizzare chi è più fragile. Il nostro obiettivo dev’essere contrastarla politicamente e difendere il comune di Torino».

Alle regionali ci avete già provato a far scoccare la scintilla tra Pd e 5 Stelle, ma invano. Perché questa volta dovrebbe funzionare?

«Perché la situazione si sta evolvendo. Ciò che è stato un tentativo alle regionali del 2024, oggi parte da basi diverse. Allora, l’alleanza fu raggiunta solo in Sardegna con la candidatura a presidente di Alessandra Todde. Ora invece quella capacità di tessere l’intesa si è consolidata. Oltre a Genova si è trovata a Ravenna. I partiti nazionali hanno più punti in comune, dal salario minimo fino a Gaza che ha dato vita alla grande manifestazione del 7 giugno. Anche in Regione abbiamo lavorato insieme su temi importanti, a partire dalla sanità».

In città come Taranto, il Pd è però andato solo.

«Ogni territorio ha delle specificità. Qui in Piemonte, riteniamo che ciò che ci unisce sia superiore a ciò che ci divide. L’impianto valoriale che lega il campo progressista è chiaro. La litigiosità è ben più forte nel campo avversario. La Lega in Regione ma anche al governo ormai fa la battitrice libera. Eppure, quella coalizione riesce a stare insieme. Avere la capacità di coalizzarsi non significa perdere la propria identità».

I rapporti tra Appendino e Lo Russo sono un tema^

«È tempo di guardare avanti. Il sindaco ha più volte dato segnali di apertura nei confronti dei 5Stelle. Al Pride, per esempio, ha ringraziato pubblicamente dal palco Chiara Appendino per il lavoro fatto registrando per prima in Italia i figli delle coppie omogenitoriali».

Russi, uno dei 5 Stelle meno propensi almeno in passato all’alleanza, ha detto che ciò che conta è il programma. Quando inizierete a parlarne^

«Noi siamo sempre disponibili al confronto. In Regione lo facciamo ogni giorno. La battaglia comune dei referendum su lavoro e cittadinanza su Torino ha dato tra l’altro segnali incoraggianti. Il numero dei sì non solo conferma che la città resiste alle sirene delle destre ma è stato persino superiore ai voti presi dal campo largo alle politiche del 2022 e alle regionali del 2024. Secondo noi ciò dimostra quanto è importante rimettere al centro temi cruciali per la vita delle persone».

Restano comunque punti di distanza?

«Eppure, un campo progressista coalizzato è fondamentale. Là dove c’è una volontà politica per contrastare l’ondata nera, si può fare. Noi con i 5 Stelle condividiamo il posizionamento nella delegazione europea di The left, che ci ha portato insieme davanti ai cancelli di Mirafiori per rilanciare politiche industriali al tempo della transizione ecologica. Siamo No Tav, contrari al nuovo inceneritore, ma allo stesso tempo siamo alleati con il Pd, che è su posizioni diverse. Insieme, nel centrosinistra dobbiamo riscoprire il valore del confronto politico, anche acceso, senza appiattirci sulle posizioni altrui ma senza tramutare la diversità in una barriera che ci separi».


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