Raoul Bova, il tentativo di estorsione, le chat con Martina Ceretti e l’ipotesi di una trappola più ampia
Grava un sospetto sulle indagini che riguardano il caso Raoul Bova: quello di un vero e proprio meccanismo per incastrare i personaggi famosi. Non un episodio isolato, un singolo tentativo di estorsione, ma «un sistema sul quale chi indaga, coordinato dalla Procura di Roma, potrebbe accendere più di un faro», come spiega il Corriere.
L’ipotesi prende forza dal caso che vede coinvolto l’attore romano, protagonista di Don Matteo, che ha denunciato alla Polizia Postale di aver ricevuto, nei primi giorni di luglio, un messaggio minatorio sul suo telefono. Una richiesta esplicita di «un regalo» per evitare che la sua relazione con la modella Martina Ceretti diventasse pubblica. Secondo gli investigatori, come scrive il Corriere, non si tratterebbe di un ricatto improvvisato, ma di una strategia calcolata: «Una trappola tesa per mesi, in attesa che Raoul Bova commettesse un errore. Che alla fine, almeno per chi lo ha ricattato, ha fatto davvero».
La vicenda si intreccia – secondo il quotidiano – con il nome di Federico Monzino, 29 anni, erede di una famiglia di imprenditori milanesi. È l’unico finora che sarebbe indagato. Alla polizia ha negato di aver mai contattato l’attore per estorcergli denaro, ma ha ammesso di aver condiviso con Fabrizio Corona alcuni file audio delle conversazioni tra Bova e la modella, registrati dopo il loro primo incontro in un hotel di Milano.
Gli inquirenti, però, sospettano che dietro ci sia di più. Oltre al telefono di Monzino, è stato sequestrato anche quello di Ceretti, che ha oltre 100 mila follower su Instagram. Nelle chat con Bova, che risalgono ai primi contatti del 2023, e in quelle con Monzino, potrebbero nascondersi elementi chiave. La posizione della ragazza, che al momento non è indagata, «potrebbe aggravarsi».
Ceretti e Monzino danno versioni diverse. La modella sostiene di aver passato i file all’amico «in buona fede e senza secondi fini». Il 29enne, invece, ribatte che tutto avvenne in accordo con lei, per assecondare un desiderio della giovane «di diventare famosa» anche grazie alla pubblicazione del materiale.
Il legale di Monzino, Sirio Serafinelli, rafforza la linea difensiva del suo assistito: «Ha preso le distanze dai messaggi inviati a Raoul Bova, affermando di non esserne lui l’autore. Dice di aver inoltrato chat e messaggi audio dell’attore a Fabrizio Corona e che la sua amica Martina Ceretti ne era a conoscenza».
Fabrizio Corona, che ha diffuso sui social i contenuti riguardanti la liaison, ha fatto esplodere il caso, cogliendo di sorpresa – come da lei dichiarato in una nota – Rocío Muñoz Morales, compagna di Bova. A lui è stato notificato un decreto di acquisizione delle conversazioni telefoniche con Monzino e, secondo le prime verifiche, anche con Ceretti.
Le indagini hanno inoltre stabilito che il ricatto a Bova, partito da un’utenza spagnola probabilmente di comodo, è antecedente alla condivisione dei file con Corona. Un dettaglio che rafforza l’idea di un disegno più ampio.
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