Calabria

Ragazzi autistici preparano i pasti per i poveri in Calabria – Calabria


In otto hanno dato vita ad una locanda a Melito di Porto Salvo


(di Emanuela De Crescenzo)
(ANSA) – ROMA, 31 MAR – Vanno a fare la spesa, cucinano il
cibo e lo consegnano alle persone bisognose del territorio. Ogni
giorno preparano dai 20 ai 30 pasti. Hanno tra i 20 ed i 40 anni
e sono affetti da una forma di autismo grave. Il progetto è
della Fondazione Marino, una struttura residenziale per persone
adulte con autismo che si trova a Melito di Porto Salvo, un
comune di poco più di 10 mila abitanti della città metropolitana
di Reggio Calabria. La struttura ospita 12 adulti maschi ed ha
fatto nascere “La locanda Tre Chiavi”, una mensa solidale in cui
lavorano otto persone dai 20 ai 40 anni affetti da autismo. “Il
progetto è stato attivato nel 2014 – racconta Pasqualina Pace,
psicologa e coordinatrice della struttura residenziale –
proprio perché alcuni ragazzi residenti alla Fondazione Marino,
dopo anni di abilitazione e quindi di competenze acquisite,
avevano la necessità di fare un passo in avanti per il loro
futuro.Ci siamo dovuti inventare un lavoro che permettesse loro
di stare all’interno della società”. Il progetto ha una doppia
valenza: la prima è inserire i ragazzi con autismo nel mondo del
lavoro, la seconda è che la locanda serve dei pasti gratuiti
alle persone bisognose ed è “l’unica mensa sociale del
territorio” sottolinea Pace. I fondi non bastano mai e la
fondazione si aiuta con quelli che arrivano anche attraverso il
5xmille. “I ragazzi sono molti motivati ed anche gratificati dal
lavoro e da una paghetta settimanale. Avere dei proventi dal
proprio lavoro è importante, con cui riescono a soddisfare
qualche desiderio o bisogno”. A Pasqua gli otto torneranno a
casa per condividere con le famiglie le festività. Tra di loro
c’è Antonio di 30 anni, è riuscito a diplomarsi all’istituto
alberghiero e seguire il suo progetto di vita autonoma. Gaspare,
32 anni, non ha studiato ma ha sempre avuto una passione per la
cucina ed è riuscito a realizzare il suo sogno. “Le strutture
residenziali – puntualizza la responsabile – sono un punto di
partenza per il futuro. E’ possibile creare una autonomia anche
in condizioni di gravità come erano i nostri ragazzi, avere
un’opportunità di riscatto per essere visti dal territorio non
come un peso ma come una risorsa”. (ANSA).
   

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