Cultura

Radiohead – Live @ Unipol Arena (Casalecchio di Reno, 18/11/2025)

Credit: Franco Scaluzzi

E quindi eccoci qua, dopo esserci sottoposti al tour infernale iscrizione-sms-mail-lotteria, finalmente il gran giorno è arrivato. Che poi io non è che sia questo grande fan dei Radiohad. Non sono esattamente la mia cup of tea. Ho solo due CD a casa (vi ricordate quando si compravano i CD?) e uno l’hanno completamente dimenticato (“Pablo Honey”) mentre l’altro (“Ok Computer”) per fortuna lo saccheggiano ancora. Cancelli aprono alle 18, alle 18.30 siamo in coda ma dentro ci sono già migliaia di persone.

Il palco è al centro circondato da pannelli che poi si alzeranno, la birra costa 9 €, gli zaini ci sono anche se l’organizzatore aveva assicurato di no e mancano due ore al concerto perché il gruppo spalla non ci stava nel budget, evidentemente.

Alle 20.28, con due minuti di anticipo, iniziano con “2+2=5”. Poche note e già capiamo che l’acustica non è delle migliori e considerando che è la data 4 in questa location non abbiamo molte speranze che le cose migliorino sensibilmente. Il concerto scorre senza grandi sussulti nella parte iniziale se non per le splendide “All I Need” e “Reckoner” da “In Rainbow” (5 pezzi in totale). Il palco centrale ad alcuni piace, a me non esalta, stai lì a sentire uno che canta di spalle o che manco vedi mentre il chitarrista è quasi tutto il tempo di profilo come nelle foto segnaletiche.

L’acustica ovviamente non migliora, soprattutto quando i brani sono più complessi il suono viene fuori molto impastato e la voce di Thom Yorke è a volte troppo bassa e a volte troppo piatta. I pannelli invece fanno il loro sporco lavoro, si alzano, ruotano, ti fanno vedere dove sta il Nostro cantante. Dopo qualche riempitivo (“Separator”…dai per favore) una bella “Pyramid Song” e “Sit Down. Stand Up” molto partecipata con Thom che si dimena.

Alla canzone 14 arriva “No Surprises”, notevole esecuzione con le torce tutte accese e il pubblico che canta a squarciagola disperato.

Altri 3-4 pezzi che avrebbero potuto anche escludere (dopo questa ho bisogno della scorta, perché so che i fan dei Radiohead non perdonano) ed è tempo di uscire e rientrare. E come quando dopo una cena così così arrivano i migliori dolci del mondo la band sfodera l’artiglieria pesante. “Let Down”, “Idioteque”, “Present Tense”, “Paranoid Android” e chiusura con “Everythig in Its Right Place”. Avremmo preferito “Karma Police” ma l’aveva già fatta il giorno prima e due giorni di fila poi si sciupa…

Credit: Franco Scaluzzi


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