“Questo è il motivo per cui rischiamo la vita”: la storia dell’eroe che ha salvato 165 bambine in Texas
In Texas s’incrementa ancora il numero delle vittime della terribile inondazione che si è abbattuta con particolare violenza sulla Contea di Kerr radendo al suolo il Camp Mystic: per ora si parla di 95 morti, tra cui 28 bambine, e di almeno altri 10 minorenni dispersi.
Nel buio totale dello sconforto causato dall’immane tragedia, tuttavia, spicca la figura del nuotatore di salvataggio della Guardia Costiera Scott Ruskan, 26 anni, divenuto il simbolo dei soccorsi portati al campo cristiano durante quella che era la sua prima missione: sono state così portate in salvo grazie al suo contributo ben 165 bambine. Il sottufficiale, responsabile del triage a Camp Mystic, è stato ringraziato su X dalla segretaria alla Sicurezza interna Kristi Noem che lo ha definito “un vero eroe americano il cui coraggio altruistico incarna lo spirito e la missione della Guardia Costiera degli Stati Uniti”.
Dal canto suo, Ruksan, ha voluto condividere i meriti dell’impresa con tutta la squadra che con lui ha lavorato duramente per aiutare le bambine: “Questo è il motivo per cui corriamo questi rischi in ogni momento”, ha spiegato il sottufficiale al New York Post, “questo è il motivo per cui tutti gli uomini e le donne della Guardia Costiera rischiano la vita ogni giorno”.
Cresciuto a Oxford, Nex Jersey, il 26enne si è arruolato nella Guardia Costiera nel 2021, e dopo aver completato l’addestramento di base, è andato alla scuola di tecnico di sopravvivenza dell’Aviazione a Petaluma, in California, prima di essere trasferito a Corpus Christi, in Texas. Completato l’addestramento lo scorso novembre, prendendo confidenza anche con l’elicottero MH-65 in dotazione alla Guardia Costiera, per lui la prima vera chiamata in servizio è arrivata lo scorso 4 luglio.“Questa situazione era un po’ al di fuori della nostra area di attività tradizionale, ma c’erano delle persone, delle bambine in pericolo, e noi avevamo la giusta preparazione per condurre attività di salvataggio, per cui è quello che abbiamo fatto”.
Alle 7 del mattino hanno preso il volo un Blackhawk 60 e un MH-65: “Era letteralmente il miglior equipaggio che potessimo avere”, precisa Ruskan. Al loro arrivo sul posto, le squadre di soccorso si rendono conto dell’impossibilità di utilizzare mezzi di terra e imbarcazioni per soccorrere le vittime: l’inondazione aveva cancellato le strade e le correnti erano troppo forti. L’unica via di scampo erano gli elicotteri, ma potevano trasportare un numero limitato di passeggeri, per cui Ruskan è rimasto a terra per coordinare le operazioni di soccorso.
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C’erano da portare via il prima possibile più di 150 persone, tutte intirizzite e sotto choc, non solo a causa del timore di non sopravvivere ma anche per il trauma di aver già perso dei cari: “Erano in pigiama, infreddolite e stanche, totalmente fradicie. Volevano un po’ di conforto”. “Il mio lavoro principale era il triaging”, prosegue il sottufficiale,“ma era importante anche cercare di confortare queste bambine, così come i membri delle famiglie e i consulenti”, dichiara ancora Ruskan.“Questo era probabilmente il giorno peggiore della loro vita. Erano in una situazione terribile, con amici e familiari dispersi, e cercavano disperatamente una guida e un supporto in me e negli altri soccorritori”.
Nel corso delle ore successive, Ruskan ha guidato una missione di recupero ad alto rischio nelle peggiori condizioni ambientali possibili, che si è conclusa con il salvataggio di ben 165 bambine.
“Abbiamo praticamente portato la maggior parte delle persone fuori da Camp Mystic, il che è fantastico”, aggiunge il 26enne in conclusione,“sento che abbiamo fatto un sacco di bene quel giorno, ma ovviamente è ancora super triste…ci sono ancora tante persone scomparse e disperse, quindi la missione non è ancora finita. Non è finita per noi”.
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