Marche

«Quell’uomo era una furia, ha cercato di strangolarmi»


MACERATA È sconvolto e ha ancora i segni della violenza subita in una notte da incubo. Alessio Verdicchio, 38 anni, è uno dei due infermieri aggrediti al pronto soccorso di Macerata.

Come si sente?

«Sto male. Sento il bruciore delle ferite, ho ecchimosi sul collo e sulla schiena e un ematoma alla tempia destra. Ho subito un colpo alla mascella e ora non riesco a masticare. Ma il problema non è soltanto il dolore fisico».

A cosa si riferisce?

«Provo una grande rabbia per quello che è accaduto a me e alla mia collega. Questa volta è toccato a noi, ma qualsiasi altro operatore si sarebbe potuto trovare al nostro posto. Siamo continuamente sottoposti a pressioni. Solo negli ultimi anni nel reparto sono avvenute quattro aggressioni fisiche, ma quelle verbali non si contano più».

Cosa è successo ieri notte?

«Un paziente è arrivato in ambulanza e si è avvicinato al box del triage, chiedendo che gli venisse effettuata immediatamente una flebo. Io ho detto subito di sì, chiedendo il suo nome. Nonostante questo ha avuto una reazione di una violenza inaudita. Ha buttato giù il separé e ci ha sorpresi alle spalle. Mi ha spinto la testa sul Pc, io ho cercato di calmarlo. Ma non c’è stato verso, era una furia».

Continui pure.

«La mia collega è stata colpita con la cornetta del telefono e poi ha ricevuto uno schiaffo. Poi è tornato da me, mi ha spinto a terra con forza da dietro, mi ha preso a pugni sul viso e ha cercato di strangolarmi. Tutto davanti a venti pazienti in fila nella sala d’attesa, che hanno iniziato a urlare, chiedendogli di fermarsi».

E lui?

«È uscito fuori dal box e nel frattempo sono arrivate le guardie giurate. Si è scagliato contro una di loro, ma alla fine è stato bloccato. Poi lo abbiamo sedato e la polizia lo ha arrestato. Siamo formati dall’azienda sanitaria per affrontare situazioni di pericolo, ma quando ti trovi davanti una persona così c’è ben poco da fare».

Cosa vi hanno spiegato durante i corsi?

«Di non reagire mai, non cadere nelle provocazioni e calmare la persona che mostra nervosismo. E così ho fatto anche in questa occasione. Non ho nessuna colpa, stavo solo facendo il mio lavoro. Presto servizio al pronto soccorso da sette anni: siamo una squadra molto affiatata, che lavora duramente e fa sempre del suo meglio, sotto la guida del primario Emanuele Rossi. Ma le difficoltà sono tante. Quella di ieri notte è stata una situazione estrema, ma molto spesso veniamo minacciati. È anche un problema culturale, capisco i disagi ma bisogna avere rispetto per quello che facciamo ogni giorno».

Come si potrebbe migliorare la sicurezza al pronto soccorso?

«Il posto di polizia è operativo dalle 8 alle 14, ma i problemi si verificano soprattutto di notte. Le guardie giurate intervengono sempre con tempestività e professionalità ma secondo me servirebbe un vigilantes fisso nel nostro reparto. E poi bisognerebbe rendere inaccessibile il box del triage. Da parte dei vertici dell’Ast ho ricevuto solidarietà per quanto accaduto, il direttore generale Marco Ricci mi ha chiamato personalmente».




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