Quello che sappiamo sul duplice omicidio della Bolognina, fino ad ora
Luca Gombi, 50 anni, di Bologna, e Luca Monaldi, 54 anni, originario di Arezzo, sono stati uccisi nel loro appartamento la mattina di lunedì 2 giugno. I vicini hanno sentito delle grida attorno alle 5, poi più nulla. Il principale e unico sospettato, al momento, è Genaro Maffia: 48 anni, nato a Caracas (Venezuela) da famiglia di italiani, dallo scorso agosto viveva con Gombi e Monaldi.
Il questore Antonio Sbordone, a margine della parata del 2 giugno, ha definito il duplice omicidio “particolarmente efferato”. I due corpi sono stati trovati con profonde ferite da taglio: il corpo di Gombi riportava una profonda ferita addominale, mentre Monaldi è stato sgozzato.
Il rapporto con Maffia
Già dalle prime ore successive all’omicidio la polizia ha cercato Maffia, rintracciato all’aeroporto di El Prat, a Barcellona, in Spagna. Presumibilmente voleva fare ritorno dalla sua famiglia in Venezuela. I rapporti tra i tre erano tesi, o almeno lo erano stati in passato. Lo scorso novembre, Maffia era tornato a casa ma non era riuscito ad entrare perché Gombi e Monaldi avevano cambiato la serratura di casa. In quell’occasione, il 48enne aveva chiamato i carabinieri per denunciare quanto accaduto: la coppia – Gombi e Monaldi erano sposati dal 2023 – aveva detto ai militari di aver avuto una discussione con Maffia, ma nulla di grave. Infatti, poco dopo Maffia è tornato a vivere con i due uomini.
La questione relativa alla casa potrebbe essere dirimente. A quanto raccontano i vicini e i conoscenti, Monaldi e Gombi avevano il desiderio di trasferirsi in campagna. E infatti stavano per vendere l’appartamento di piazza dell’Unità, e la scelta ‘imposta’ potrebbe aver scatenato la rabbia di Maffia, poi degenerata. Ora il 48ene è accusato di duplice omicidio.
Il commento del sindaco Lepore
È “un delitto terribile, che scuote la nostra comunità”. Così il sindaco Matteo Lepore, che ha commentato la notizia del duplice omicidio consumato in Bolognina. “Ci stringiamo attorno alle famiglie delle vittime, alle quali rivolgo il cordoglio dell’amministrazione. Un sentito ringraziamento va alla Procura della Repubblica e alle forze di polizia per le indagini tempestive, che hanno portato in poche ore al fermo del presunto responsabile”.
I possibili moventi
Come detto, Monaldi e Gombi avevano scelto di vendere il proprio appartamenti in piazza dell’Unità. Questo potrebbe essere il motivo della rabbia di Genaro Maffia, poi degenerata nel violento omicidio. Ma c’è chi la vede in modo differente.
Secondo Piera Vitali, ex ufficiale di polizia locale che ora lavora come coach relazionale, l’utilizzo del coltello potrebbe indicare un delitto passionale. “Le cronache mostrano che il coltello è un’arma sempre più utilizzata nei delitti in ambito intrafamiliare. Per questo a mio parere appare poco credibile l’ipotesi secondo cui alla base dei due delitti vi siano stati motivi legati al fitto della stanza, appare più verosimile che siano da identificare moventi di tipo passionale, rancori, odio, gelosie”.
“Questo tipo di violenza – dice Vitali – risponde generalmente a un codice d’onore, che induce ad infliggere ferite carnali, così come carnale è il sentimento distorto che quasi sempre riguarda un disagio familiare non elaborato da chi uccide in modo così spietato, basti pensare che una delle due vittime è stata sgozzata. In casi come questo – conclude – la rabbia esplode in maniera tanto dirompente che all’assassino non basta uccidere con un fendente, deve scagliarne altri, sfigurare quel corpo. La lama non taglia solo il corpo della vittima, ma squarcia anche emozioni, ricordi, storie”.
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