Quella storia nascosta sui nazisti in Argentina: ecco con quali soldi vivevano

Javier Milei ha mantenuto la promessa. Il governo di Buenos Aires ha pubblicato online i file declassificati per fare la sua parte nel ricostruire la vita dei nazisti che trovarono asilo in Argentina. Le tracce di uomini come Mengele, Eichmann e Priebke, criminali ricercati in tutto il mondo, arrivarono con passaporti falsi, finanziati da programmi come Odessa che prelevava fondi nascosti in banche svizzere che probabilmente non hanno “collaborato” con la giustizia che veniva fatta a Norimberga.
Lo scorso mese il presidente argentino Milei aveva annunciato la decisione di aprire gli archivi segreti e declassificare tutti i documenti utili a fare luce una volta per tutte sulla vita segreta dei criminali di guerra nazisti che dopo essere fuggiti dalla dall’Europa attraverso le “ratline”, avevano riparato in Argentina o vi avevano transitato per stabilirsi in altri Paesi dell’America Latina che avrebbero mantenuto il silenzio.
Vecchi dossier e criminali di guerra noti a tutto il mondo
I documenti, in tutto 1.850 fogli presentati come “risultato delle indagini condotte dalla Direzione degli Affari Esteri della Polizia Federale, dalla Segreteria di Stato per l’Intelligence (Side ) e dalla Gendarmeria Nazionale tra gli anni ’50 e ’80“, sono consultabili sull’Archivio nazionale argentino, e includono pagine di giornale, dattiloscritti, foto, appunti e “transazioni bancarie e finanziarie” che dimostrano come i nazisti riuscirono a rifarsi una vita Argentina. Rimanendo “indisturbati” dalle autorità.
Tra i fogli scritti a macchina e sbiaditi dagli anni che compongono i documenti desecretati, compaiono nomi noti, come quello di Martin Bormann, il segretario personale di Hitler, e Adolf Eichmann, l’ideatore della “soluzione finale” poi individuato e catturato dal Mossad nel 1960. Tracce di Josef Mengele, “l’angelo della morte” del campo di concentramento di Auschwitz, e di Erich Priebke, luogotenente di Kappler, il tenente colonnello delle SS che da capo della Gestapo e dell’Sd sulla piazza Roma ricevette l’incarico di eseguire la terribile rappresaglia delle Fosse Ardeatine. Ma anche quelli di Nikolaus Barbie, il boia di Lione diventato agente dei servizi segreti boliviani, e Walter Kutschmann, ufficiale della Gestapo responsabile del massacro di 1.500 ebrei polacchi a Leopoli tra il 1941 e il 1942.
Come riporta il quotidiano argentino El Pais, Mengele entrò in Argentina con un passaporto falso rilasciato a nome di Helmut Gregor, e si spacciava come un “tecnico meccanico”, nel 1956 non si fece troppo scrupolo a chiederne uno a nome di José Mengele. Martin Bormann arrivò in Argentina nel 1948, quando al governo era Juan Domingo Perón. Il passaporto usato da Eichmann per entrare in Argentina venne invece rilasciato dalla Croce Rossa nel 1950, a nome di Ricardo Klement.
Il ruolo delle banche svizzere
Ciò che interessa maggiormente, è il ruolo delle banche svizzere che hanno permesso le transazioni di denaro a nome di uomini che erano ricercati dal Tribunale speciale per i crimini di guerra di Norimberga.
Il percorso dei fondi inviati in Argentina per “finanziare imprenditori filonazisti e in parte restituiti in Europa tramite la banca oggi nota come Credit Suisse” è “ancora poco chiaro“, spiega il direttore del Centro Simón Wiesenthal. Gli investigatori e i cacciatori di nazisti si domandano in che misura e con quale livello di consapevolezza il “Credit Suisse avrebbe finanziato l’espatrio dei criminali del Terzo Reich“.
Una Commissione d’inchiesta del Senato degli Stati Uniti ha concluso che probabilmente sono state nascoste delle informazioni, dal momento che l’indagine interna dall’Istituto bancario viene considerata “incompleta”.
Al contrario di quanto ci si aspettasse, i documenti non svelano alcun segreto sensazionale, né danno traccia di Hitler come molti sostenitori della “teoria della fuga” pensavano e speravano di trovare.
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